Casola, cava di Monte Tondo: richieste più tutele

Faenza

C’è ancora tempo fino al 15 settembre perché i vari enti interessati facciano pervenire agli uffici della Provincia le proprie valutazioni sulla variante al Piano infraregionale delle attività estrattive per la cava di Monte Tondo, da anni al centro di un dibattito che contrappone favorevoli e contrari alla richiesta di espansione presentata dalla multinazionale Saint-Gobain.
Dopo essere intervenuta più volte per stigmatizzare «l’insipienza delle amministrazioni locali» di Casola Valsenio e Riolo Terme, «disponibili ad una ulteriore distruzione dell’ambiente», questa volta la Federazione speleologica regionale, capofila della protesta anti-cava, mette nel mirino direttamente il Parco della vena del gesso e l’Ente di gestione e, in una lettera aperta, invita i vertici a prendere una posizione netta.
Il presupposto da cui parte Massimo Ercolani, presidente della Federazione, è che le attività estrattive abbiano provocato la distruzione di «affioramenti fossiliferi, fenomeni carsici di superficie e sotterranei facenti parte del sistema del Re Tiberio», oltre ad alterazioni del sistema idraulico: «Questo – sottolinea Ercolani – è vietato dalla legge. L’Ente deve tutelare gli elementi naturali e fare rispettare la legge».
Preoccupazioni e dubbi
In questa fase i timori della Federazione sono soprattutto due. Da un lato il Piano territoriale, che manca dalla costituzione dello stesso, 17 anni fa: dopo quasi due decenni passati senza Piano, «ci mancherebbe che solo oggi si arrivasse all’approvazione al semplice scopo di consentire la distruzione di quell’ambiente che, per le sue finalità, il Parco deve proteggere – spiega Ercolani –. Sarebbe non solo vergognoso e inqualificabile, ma minerebbe alla base la stessa ragion d’essere del Parco».
Il secondo timore riguarda invece le tutele garantite dalla rete europea Natura 2000, all’interno della quale si trova la cava: la Federazione teme che le amministrazioni locali siano «alla ricerca di come superare i numerosi vincoli», con l’ipotesi che si stia addirittura valutando di «escludere l’area da Natura 2000, area contigua e zona B» del Parco. Per evitarlo, Ercolani ribadisce la «disponibilità» al dialogo e rivendica il «ruolo di monitoraggio all’interno dell’area di cava».
Distruzione delle grotte
E i monitoraggi, con tanto di esiti valutativi, non mancherebbero, anzi: nel corso dell’ultimo decennio, dal 2011 al 2021, è stata proprio la Federazione a eseguire le verifiche sui sistemi carsici di Monte Tondo, con rapporti che parlano di «distruzione proseguita con ritmi allarmanti e insostenibili».
«Ad ogni successivo monitoraggio – si legge ancora nel documento – si prende atto che l’arretramento del fronte di cava fa sì che l’intercettazione e la successiva distruzione di grotte avvenga in tempi brevissimi, mutando completamente il quadro complessivo».

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