Caso Pantani, mafia infiltrata nel Giro d'Italia?

Cesenatico

«Il dubbio che le mafie possano aver infiltrato il Giro d’Italia rimane un’ipotesi aperta che non abbiamo potuto chiudere e quindi tantomeno escludere». Sono parole sono del senatore Giovanni Endrizzi, della Commissione Antimafia. Il Giro d’Italia che chiama in causa è quello del 1999, che passò alla storia per le vicende legate a Marco Pantani: era il 5 giugno quando dopo la tappa di Madonna di Campiglio un’analisi del sangue rivelò un livello alto (al 52% contro il 50% di tolleranza) di ematocrito. Da quel giorno la vita del «Pirata» non fu più la stessa. Endrizzi ha coordinato il comitato preposto alle indagini nell’ambito della Commissione Antimafia sull’esclusione di Pantani dal Giro e sulle cause che portarono al decesso del Pirata, i cui atti saranno trasmessi alla Procura di Rimini, che ha aperto alla fine dello scorso anno il terzo fascicolo sulla morte del campione. «Le verità che ci sono state consegnate - ha spiegato Endrizzi ai margini di una conferenza stampa - non sono soddisfacenti né per quanto riguarda la squalifica al Giro d’Italia né per quanto riguarda le vicende che hanno portato alla morte» del ciclista Marco Pantani.

Ma perché il senatore ha tirato in ballo le mafie? La questione affonda le radici nel passato. Durante le indagini archiviate ormai da tempo dalla Procura di Forlì era emerso che l’esclusione dalla corsa rosa di Marco Pantani potesse essere legata a un giro di scommesse clandestine a cui partecipavano anche ambienti malavitosi e membri della criminalità organizzata. Ed erano state le dichiarazioni di Renato Vallanzasca a insospettire gli inquirenti. Il noto criminale ed ergastolano milanese aveva raccontato ai carabinieri di essere stato ingaggiato per scommettere sul vincitore del Giro. «In carcere qualcuno mi suggerì – aveva dichiarato – di scommettere sul vincitore, che non sarebbe stato Marco Pantani». Ecco perché negli ultimi tempi la stessa commissione antimafia ha ascoltato la versione di Vallanzasca. «Nel caso dell’esclusione dal giro - ha spiegato Endrizzi - fa specie che nessuno abbia voluto mai considerare le regole per i controlli, Pantani è stato processato per frode sportiva e nessuno ha verificato che cosa dicevano i protocolli delle analisi che noi abbiamo riscontrato essere lacunosi. Lamentiamo che alcune verifiche non sono state svolte».

Sulla morte di Pantani avvenuta a Rimini il 14 febbraio dal 2004 al residence «Le Rose» ha detto ancora Endrizzi, «sono state rilevate incongruenze logiche e metodologiche». In sostanza non tutte piste sono state battute a detta del senatore. «Abbiamo riscontrato – ha detto ancora - che alcune porte non sono state aperte sull’ipotesi che ci sia stato un contributo di terzi al decesso, non è nostra competenza aprirle ma plaudiamo all’iniziativa della procura di Rimini di aver riaperto le indagini, da parte nostra forniremo ulteriore materiale in un clima di cordiale collaborazione sperando in una verità ultimativa». Il legale della famiglia Pantani Florenzo Alessi ha spiegato che «ora è il momento di riflettere soprattutto assieme ai genitori di Marco». A Rimini è infatti in corso l’inchiesta ter sulla morte di Marco Pantani. La speranza di Tonina Pantani e del marito è quella di fare chiarezza una volta per tutte sulle ultime ore di vita del «Pirata». Il fascicolo è stato aperto contro ignoti, l’ipotesi è quella di omicidio già esclusa nel 2016 quando l’inchiesta bis venne archiviata.

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