Caso Aeradria. Gnassi: "Nove anni di gogna, era necessario?"

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RIMINI. Dieci anni da sindaco e nove di "gogna mediatica e sui social" per l'inchiesta sul crack di Aeradria. Una "caccia al bersaglio grosso basata su niente, come si vede ora. Era necessario tutto questo?". È la domanda che guida lo sfogo e insieme la riflessione amara di Andrea Gnassi, ex sindaco di Rimini, per il quale è arrivata ieri sera l'assoluzione nel processo sul fallimento dell'aeroporto della sua città. "Stanotte non ho dormito- confessa Gnassi, in una lunga considerazione inviata alla 'Agenzia Dire'- da una parte il sollievo per la sentenza. Dall'altra, non lo nascondo, la ferita e il dolore per una cosa che già nove anni fa, a questo punto lo posso dire, era e doveva essere palese". L'ex sindaco ringrazia per i tanti attestati di stima e per le parole di vicinanza arrivate in queste ore, a partire dal suo successore Jamil Sadegholvaad, dagli altri sindaci italiani, dalla politica e dalle Istituzioni, così come ringrazia l'avvocato Nicola Mazzacuva che lo ha difeso. "Oggi posso dire che il tribunale ha valutato gli atti, le carte e i documenti- afferma Gnassi- oggi sono contento. Passa il tempo, si guarda al futuro, con alcune ombre che però rimangono: le ferite. Era necessario tutto questo?".

"Come un mafioso..."

L'ex sindaco rivendica: "Ho sempre lavorato per la città, che è un pezzo di patria, di nostro Paese. In ossequio della legge. Con totale dedizione". Anche per questo, ci tiene a raccontare, "stamattina sono andato a salutare chi ha sofferto e se n'è andato con le accuse ancora in piedi: i miei genitori, mio babbo, al cimitero. Glielo dovevo, soprattutto a lui, che qualche anno fa ha chiuso gli occhi con l'accusa di un'associazione a delinquere sulla testa di un figlio. Come un mafioso".

L'affetto degli amici e della città

Gnassi insomma non nasconde il dolore di questi anni sotto inchiesta. "Credo nella giustizia e nelle Istituzioni- assicura- nelle persone che ne fanno parte. Bisogna aver fiducia. Proprio per questo non bisogna aver paura delle riforme necessarie. Credo che questo sistema non sia equo per la sofferenza psicologica e fisica che provoca in chi ci finisce in mezzo". L'inchiesta, mette in chiaro Gnassi, "si doveva fare, naturalmente. Ma restano alla città, e non solo a me, diverse domande sulla 'tracotanza' con cui si è cercato di coinvolgere a tutti i costi tutti i livelli istituzionali e politici". Nei primi anni di mandato, ricorda l'ex sindaco, "abbiamo fatto una 'rivoluzione' che forse a qualcuno può avere dato fastidio". Ma di certo, aggiunge, "la sensazione è che in quei giorni del 2013 si respirava l'attesa della caccia al bersaglio grosso. Basata su niente, come si vede ora". Il primo mandato inizia nel 2011 nel pieno della crisi economica e con  Rimini che "sembrava destinata al declino- ricorda Gnassi- quasi subito il grande 'gorgo' dell'inchiesta aeroporto, che coinvolgeva tutta la città, le categorie economiche e tutte le Istituzioni degli ultimi 20 anni. Finiamo nel 2021, con la pandemia da Covid. Dieci anni che potevano travolgerci e in cui alla fine i principi morali, etici e politici in cui abbiamo creduto ci hanno aiutato a tenere la barra e non mollare". E rimarca: "Adesso posso dire che se in questi anni non avessi sentito gli affetti degli amici e della città, della sua gente, che si stringeva attorno al cambiamento avviato e alle ferite che mi spaccavano, avrei mollato ogni cosa molto prima".

"Saputo di essere indagato dai giornalisti"

Gnassi ricorda anche di aver "saputo di essere indagato dai giornalisti molti mesi prima che mi arrivasse la comunicazione ufficiale, con un sequestro che congelava ogni tipo di bene di tutta la mia famiglia, con 11 capi di imputazione, compreso quello infamante di associazione a delinquere". E spiega: "Mi è sempre appartenuta un'idea della giustizia che mi ha sempre portato a credere che 'alla fine il bene trionferà'. Ma l'evoluzione delle cose, mai con un momento di tregua, hanno posto dubbi sull'esito. Non sull'essere sempre stato nella legalità, ma perché dentro una cosa così mastodontica e urlata senza avere rispetto per le persone. Alla fine però la giustizia e la ragione hanno prevalso". La vicenda dell'inchiesta Aeradria, ragiona infine Gnassi, "dimostra ancora una volta la nudità dei sindaci e di chi è sul fronte in prima linea a rispondere ai bisogni della gente di fronte a ogni cosa. Ha ragione il presidente Anci, Antonio Decaro. E non basta un aumento di stipendio per gli amministratori locali se davanti a certe accuse che diventano gogne mediatiche sui social, titoloni sui giornali, richieste di dimissioni, la mattina non riesci quasi a guardare in faccia le persone e quasi non riconosci te stesso allo specchio per la rappresentazione che viene fatta", è l'amara considerazione dell'ex sindaco di  Rimini.

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