Mercoledì 25 agosto, ore 17,30, parco della Cava. Sono il giorno, l’ora, il luogo, che hanno cambiato la storia per quasi un migliaio di famiglie delle case popolari del V Peep Ausa. Daniela Montagnoli, la presidente del loro comitato, li ha infatti convocati per dare «una notizia che non mi sembra vera» dice con occhi che brillano Luciana. Ovvero: per diventare proprietaria della casa dove vive da 41 anni, adesso anziché 54.000 mila euro, al Comune dovrà versarne al massimo 10.000. Palazzo Garampi, ha infatti dato subito corso, dopo la pubblicazione il 16 agosto scorso della legge “Semplificazioni bis” che ha fissato una cifra massima forfettaria per i riscatti, per passare dal diritto di superficie alla proprietà: 5.000 euro per immobili fino a 125 metri quadrati, 10.000 per quelli con metrature superiori.
L’annuncio ufficiale
In trecento e più persone hanno raccolto l’invito a partecipare all’assise. In quanti abbiano letto le anticipazioni riportate ieri dai giornali, è difficile dirlo. Di sicuro, però, quei numeri magici sono stati ampiamente recepiti e salutati con un applauso, nonostante il mancato funzionamento dell’impianto audio montato per l’occasione, dai presenti che hanno costruito un “cerchio magico” attorno a Daniela Montagnoli, a Jamil Sadeghoolvad e Luca Buzzoni, segretario generale del Comune. Il microfono afono ha costretto dopo più di un’ora di “spiegazioni” a decidere di aggiornare l’assise alla prossima settimana.
Le basi però per poter fare festa «sperando che non si tratti di una boutade elettorale» commentano in diversi, erano già state gettate. «La notizia non è buona, è qualcosa di più» dice Maurizio, cui fa eco Giuseppe: «Dovere pagare qualcosa è giusto, quanto richiesto prima non lo era affatto». Alfredo è commosso: «Anche pochi giorni prima di lasciarmi, mia moglie mi aveva detto di non pagare, perché era una cosa ingiusta. Noi per queste case abbiamo speso per la manutenzione e tante altre cose. Il Comune ci ha davvero trattato male».
«Una notizia buona, eccellente, che era nell’aria» commenta Alberto casa al Peep Ausa dal ‘77. «Sicuramente il fatto che in pochissimi hanno fatto il riscatto, credo abbia spinto il Comune a cogliere subito questa opportunità. Se pagherò i 10.000 euro che dovrebbero richiedermi? Speriamo di risolvere presto questa situazione per i nostri figli, anche se a mio parere non dovremmo dare niente, perché quando siamo entrati nelle nostre case i patti erano diversi». Felici anche Venanzio e Gabriella nonostante siano certi che quanto hanno già pagato (7.600 euro lui, 3.900 lei), non gli verrà restituito.
I “registi”
Grande la soddisfazione di Daniela Montagnoli per la svolta. Una battaglia quella del Comitato V Peep combattuta a livello nazionale anche con i “colleghi” di Roma e della Sardegna alle prese con problemi analoghi. Comitato che ha già proclamato la mobilitazione per aiutare chi ne avrà bisogno, ad istruire la pratica. Dal canto suo Sadegholvaad evidenzia come il provvedimento «nasce da un grande lavoro che la nostra Amministrazione ha fatto in questi anni. Possiamo dire di essere stati gli ispiratori di questa norma che ha visto il coinvolgimento dell’Anci nazionale. Abbiamo contribuito a scrivere, grazie ai nostri tecnici e alla collaborazione fattiva col Comitato, la norma di legge».
Purtroppo questa iniziativa potrebbe rivelarsi pessima.L edilizia popolare nasce come risposta pubblica alle necessita abitative delle famiglie meno abbienti e tale dovrebbe restare. La manutenzione ed eventuali ristrutturazioni devono rimanere a carico degli enti preposti. Cosa succedera” se pur svendendo questi immobili non tutti li acquisteranno ? E anche fosse il tutto venduto chi avra la forza economica di sobbarcarsi le onerose spese di manutenzione e rustrutturazione ? Ad una famiglia non abbiente conviene avere un canone proporzionato ai redditi e non avere a carico spese di proprieta in condominio.