Caro energia, Confcooperative "La burocrazia è il problema delle imprese"

Archivio

«Al caro energia si possono contrapporre soluzioni, ma quando un’azienda monta il fotovoltaico e dopo mesi il pubblico non ha ancora provveduto all’allacciamento, ti fai tante domande». Mauro Neri, presidente di Confcooperative Romagna, passati pochi giorni dall’assemblea annuale dell’associazione di categoria, dà conto dello stato di salute di un mondo composto da 577 cooperative, forte del resoconto di un evento «molto partecipato da parte di lavoratori e istituzioni».

Neri, ritiene che dal confronto istituzionale possano emergere novità importanti per lo sviluppo della Romagna?

«Sì, a partire da una rinnovata consapevolezza: dobbiamo continuare a lavorare sull’integrazione dei territori. Sono sempre più interdipendenti ma le politiche coordinate ancora latitano. Noi, orgogliosi della nostra unificazione, vediamo che, nel rinnovo delle presidenze delle federazioni, ne esprimiamo sempre più in ragione del nostro peso politico. Una dimostrazione di come la Romagna unita potrebbe contare di più se si organizzasse in una sola provincia».

Il vostro dibattito ha individuato nel caro-energia la problematica principale?

«È stata un’assemblea dal confronto articolato e di livello. Sicuramente l’energia rappresenta una criticità importante, ma potrebbe essere affrontata in maniera molto più efficace, e non mi riferisco solo al tetto da dare al prezzo del gas».

Di cosa parla?

«Le imprese hanno investito e stanno investendo sulle rinnovabili: anche Caviro ha ora inaugurato il proprio impianto a biomasse. C’è però un grosso problema di burocrazia e ne ho trovato conferma con la mia azienda. Nel 2021 abbiamo deciso di montare il fotovoltaico: prima non trovavamo i pannelli, poi gli inverter, e sono passati sei mesi. Noi abbiamo un fabbisogno di 20Kw, paghiamo 6.500 euro al mese di luce. Bene, i pannelli sono montati da luglio e nessuno me li collega alla rete. A mio parere andrebbe inserita una legge per cui se l’allaccio non avviene entro 60 giorni, allora è lecito non pagare la bolletta, ed i soldi vanno recuperati dal gestore delle reti inadempiente. In questo momento si sta recando un danno a migliaia di imprese in questa condizione».

Ritenete che i provvedimenti presi sinora sul caro energia siano adeguati?

«Non sono sufficienti, ma il problema è che non sono nemmeno totalmente equi. Si parla di aiutare le società energivore, che però ancora una volta sono identificate attraverso i codici Ateco. Scopriamo così che chi fa produzione agroalimentare non vi rientra, per esempio. Siano presi a riferimento i reali consumi. Anche perché in questa problematica è coinvolto, in maniera importante, anche il mondo del sociale. E con queste ascese importanti dei costi, ci si destreggia con tariffe corrispettive ferme all’accreditamento regionale, avvenuto tre anni fa. Quando il mondo era un altro».

La sua ricostruzione conferma uno stato del mondo del sociale di sofferenza. Da cosa è dato?

«Il problema grosso, ora, è la mancanza di lavoratori, che non colpisce solo il Terzo settore. Abbiamo coop che hanno dovuto decidere se raccogliere le pere o i kiwi, per mancanza di personale. Sul socio-sanitario però la situazione è grave. Il Solco ha dovuto importare infermieri da India e Tunisia. È una questione che non si risolve annullando o riformando il reddito di cittadinanza, che incide in maniera residuale. È una questione da affrontare sull’ambito formativo, demografico e con una più corretta politica migratoria, che non deve fermarsi all’accoglienza. Inoltre si deve incidere cambiando le regole: la figura dell’oss specializzato va riconosciuta a pieno».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui