Caro bollette, la piscina di Ravenna chiude. Protestano le società

All’indomani della decisione dei gestori di chiudere per due settimane, a partire da domani, la piscina comunale, scoppia la protesta di alcune società sportive che utilizzano la “G. Gambi”. Se da una parte i dirigenti riconoscono le grandi difficoltà che deve affrontare la Pool 4.0 (la società che gestisce l’impianto), causate dall’astronomico aumento dei costi per l’energia, dall’altro lamentano l’interruzione improvvisa di un servizio pubblico che di fatto ostacola la loro attività. Dalle gare agonistiche agli allenamenti, passando anche solo per i corsi di nuoto per bambini e acqua fitness per gli adulti, sono infatti numerose le realtà cittadine che tutti i giorni usufruiscono delle vasche della struttura, coinvolgendo centinaia di persone.
Società ignorate
A farsi portavoce della protesta è in particolare Roberto Scozzoli, presidente della Libertas Nuoto, società che nel corso di un anno arriva a contare fino a un migliaio di tesserati. «Pur capendo l’attuale situazione – spiega – trovo che soprattutto il comportamento del Comune sia inspiegabile. Non si può infatti interrompere un servizio pubblico alla comunità, togliendo la possibilità a della gente di lavorare e a degli atleti, che si allenano da agosto in vista del clou della stagione in arrivo, di prepararsi. Il tutto quando le piscine sia private, come quelle di Porto Fuori, dell’Euritmica o del Life Planet, sia di altri comuni (a parte Lugo) o province, comunque continuano a essere aperte».Il range di soluzioni possibili, quindi, per Scozzoli, è molto limitato. «O il Comune decide di indirizzare risorse in aiuto dei gestori, oppure cambia il gestore stesso. Di certo non si può permettere di togliere da un giorno all’altro un servizio senza alcun preavviso alle società, sbattendoci la porta in faccia, e senza aver sentito il nostro parere, in maniera unilaterale. Faccio un esempio: se noi durante la stagione non riusciamo a occupare una corsia perché ci mancano gli utenti, la dobbiamo comunque pagare lo stesso a fine anno».
Il problema della Libertas, adesso, è quello di continuare in qualche modo l’attività. «Abbiamo preso contatto con alcune strutture del territorio, a Porto Fuori come a Forlì, per far proseguire gli allenamenti ai nostri atleti e ai nostri ragazzi, con tutti i disagi del caso. Di sicuro non chiederemo dei soldi in più ai tesserati – termina Scozzoli – ma ci rimetteremo di tasca nostra».