Caro bollette: hotel di Rimini farà pagare l'aria condizionata

C’è chi ha già alzato di qualche grado l’aria condizionata e chi pensa di metterla a pagamento dalla prossima stagione, chi si dice fortunato perché aveva i prezzi delle bollette bloccati fino a fine anno, chi si appella al governo per interventi strutturali e non spot come il credito d’imposta e chi si rifiuta di tagliare servizi attendendo al varco il nuovo governo. Aumenti e rincari dell’energia e a caduta di materie prime e servizi esterni stanno mettendo in subbuglio il mondo della ricettività alberghiera della Riviera.

La stangatona

Apre la fila la famiglia Pazzini, titolare degli Hotel Gioia e Confort: «In quest’ultimo, nel solo mese di luglio abbiamo pagato 18.000 euro di bollette luce e gas, quasi il triplo del 2021. E’ vero che ha la cucina che lavora per entrambi e logicamente ha maggiori consumi, ma siamo davvero al limite dell’assurdo. L’estate è stata caldissima e abbiamo tenuto l’aria condizionata sempre accesa, ma se le cose andranno avanti così non si potrà che prendere contromisure: iniziamo alzandola un po’ (passiamo da 24 ai 26-26,5 gradi) consci che ci sarà qualche lamentela ma che non si può fare altrimenti e stiamo pensando di metterla a pagamento dal prossimo anno. Qualche euro al giorno per chi la vuole, così da coprire quello che è il costo per noi».

Previdente e “fortunato”

Andrea Biotti è invece il titolare dell’Oste del Castello a Verucchio mentre a Rimini la famiglia ha l’Hotel Genty. «Non si può generalizzare, perché dipende dai contratti che si hanno in mano con i fornitori e io sono fortunato perché in tempi non sospetti ho bloccato i prezzi fino al 31 dicembre. Ho avuto sì rincari, ma molto inferiori e dovuti ai maggiori consumi figli di un’estate caldissima e dei rincari delle materie prime, ma abbiamo deciso di non tradurre le spese in più in una riduzione dei servizi: abbiamo fatto un leggero aumento dei prezzi fisiologico, di mercato, e il resto lo assorbiamo noi cercando di conservare il rapporto con i clienti. Fra i costi esterni, quello della lavanderia è fra quelli che incidono di più: avrò un rincaro il 1° settembre, ma c’è chi è al terzo e ha più che raddoppiato la spesa. Sento sempre più colleghi parlare di bolletta triplicata e così è impossibile andare avanti».

Le associazioni di categoria

Hanno un destinatario comune gli interventi di Alessandro Giorgetti e Patrizia Rinaldis, che allargano la prospettiva ponendo l’accento su tutta una serie di aspetti. «Prima di fasciarsi la testa, speriamo che la guerra fra Russia e Ucraina finisca al più presto, perché questa è la priorità assoluta. Poi c’è il discorso del mercato dell’energia e saranno necessari accordi mirati» esordisce il presidente di Federalberghi Emilia Romagna, alquanto perplesso: «Sembra fatto tutto apposta e non si capisce bene se esiste ancora ‘mister prezzi’ al Ministero. Aziende come le nostre non possono infatti reggersi in questa situazione e la risposta del Decreto Aiuti arriva a discapito degli stagionali, che non possono essere sempre la mucca da mungere: a tutt’oggi nelle bozze si dice infatti che si può usufruire del credito d’imposta solo da gennaio e per certi mesi in cui siamo chiusi, ma abbiamo subito fatto osservazioni e speriamo qualcosa cambi. C’è infatti il rischio concreto che gli utili siano erosi o addirittura spariscano e che qualcuno non riesca ad aprire, specie se lavora tutto l’anno e ha anche il riscaldamento invernale sulle spalle. Ho sentito qualcuno dire “accendo un’ora dopo”, ma non è questa la soluzione: il problema va preso per le corna, va gestita l’intera situazione». Per poi chiudere: «Speriamo di avere interlocutori seri nel prossimo governo. In Germania i negozi chiudono un’ora e mezzo prima e hanno fatto alzare l’aria condizionata? E’ inutile dare i servizi per non darli: noi vogliamo arrivare a proposte alternative, consci che ci sarà anche il problema dell’acqua, dei rifiuti… e che dovremo lavorare sulle utilities per i nostri associati».

Chiude infine il cerchio la presidente dell’Aia Patrizia Rinaldis: «Il dato di fatto è che questi aumenti sono stratosferici, ma noi siamo un’azienda di servizio e dovremo cercare di utilizzare sempre più soluzioni quali gli strumenti di domotica (quando si aprono le finestre l’aria va chiusa, vanno sanate le dispersioni) e non certo pensare di non offrire più alcuni confort. Sarebbe un tornare indietro, mentre si deve andare avanti. Gli aumenti sono anche del 500% e non si risolvono così, ma con una strategia a medio-lungo termine che passa dal governo, che deve facilitare interventi pro risparmi o pro fotovoltaico con manovre strutturali e non temporanee come il credito d’imposta» premette, per poi lanciare un grido d’allarme: «Molti per questi aumenti che riguardano l’intera filiera (dietro l’energia c’è ad esempio la lavanderia) stanno mangiandosi la marginalità anche in una stagione indubbiamente buona e il rischio è che non si tenga più aperti tutti i giorni per pochi clienti, ma ci si affidi ad aperture straordinarie per fiere ed eventi o altro. Per questo i piccoli palliativi non possono essere una risposta definitiva al problema».

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