Capicchioni, il costruttore di violini e i suoi familiari, portatori di genialità

Cultura

SAN MARINO. Tutto inizia quando il giovane Marino Capicchioni si mette in testa di voler costruire un violino. Qualche anno dopo a Cremona, è il 1937, viene premiato al Concorso per il bicentenario della morte di Antonio Stradivari. Suo nipote Italo, clarinetto solista al Teatro alla Scala, arriverà a esibirsi nei più importanti teatri del mondo. Alfeo invece accompagnerà alla fisarmonica Edith Piaf nei teatri parigini. Le loro vicende, raccontate dallo scrittore Massimo Rastelli nel romanzo edito da Aiep e nel documentario dallo stesso titolo: Il genio Capicchioni. Grande maestro e meraviglioso artista prodotto da San Marino Rtv con la regia di Antonio Prenna, toccano passione politica, emigrazione, miseria e riscatto tramite la musica. Vicende di persone umili, genuine, sanguigne e geniali.


Rastelli, con quali intenti si è sviluppato questo progetto sui Capicchioni?
‹‹L’ho pensato rivolto agli appassionati di liuteria e di musica, ai sammarinesi e ai riminesi. Marino è nato a San Marino ma ha lavorato a Rimini dove ha anche scelto di essere sepolto. Se San Marino gli ha reso omaggio, Rimini sta scoprendo solo ora l’importanza di questo personaggio. Il Comune riminese ha concesso il patrocinio al documentario, primo passo di un riconoscimento alla grandezza della persona che deve proseguire con la riscoperta completa della sua opera e del suo valore. Quando tre anni fa decisi di narrare queste vicende trovai già due monografie curate dai liutai Pio Sbrighi di Rimini e Marcello Villa di Cremona. Avevo in mente un’opera dalla forte impronta letteraria che ancora mancava. I primi che ho intervistato sono stati i figli di Marino: Mario, classe 1926 e Luciano, classe 1933. Poi i nipoti Italo ed Ezio e altri che potevano aiutarmi. Oltre a documenti e archivi è stato fondamentale il dialogo con queste persone. Dal ritrovamento di filmati d’epoca Rai e video amatoriali e dalle interviste ai figli è nato il documentario››.
Perché furono portatori di un ‹‹genio familiare››, qui ricordato anche attraverso i loro importanti incontri con grandi personaggi della musica?
‹‹I Capicchioni non erano liutai per tradizione. Erano dei falegnami rinomati. Marino ha costruito violini, viole e violoncelli per una predisposizione innata alla liuteria. Gli inizi risalgono agli anni Venti, il liutaio è scomparso nel 1977, il figlio Mario, già a fianco del padre da decenni, ha continuato il mestiere sino agli anni Novanta. A Rimini, dove i liutai Capicchioni hanno costruito un migliaio di strumenti, c’è stata la loro bottega per sessant’anni. Pio Sbrighi è il liutaio riminese, allievo di Mario, che ne ha continuato la tradizione. Capicchioni è stato un attore anche della vita culturale e musicale riminese. L’Istituto Musicale Lettimi e il teatro Galli erano le istituzioni a cui era legato. La fama della sua bottega ha attirato a Rimini musicisti di prestigio internazionale, le esecuzioni di formazioni composte da strumenti ad arco erano a volte dedicate al liutaio stesso. Significativa nel 1966 la visita a Rimini, alla bottega di Marino, di David Ojstrach, considerato il più grande violinista del Novecento››.
Questo è un quadro della storia culturale e sociale della San Marino del XX secolo?
‹‹Per me era importante ricostruire le vicende, l’ambiente e il clima sociale in cui si svolgevano le storie. Quindi ne è venuto fuori uno spaccato delle misere condizioni economiche di inizio Novecento, dell’emigrazione, del fascismo, della guerra, dei bombardamenti su San Marino e Rimini, della ricostruzione, del dopoguerra. Inoltre Capicchioni e altri esponenti della sua famiglia erano socialisti quindi è entrata in gioco anche la passione politica, le persecuzioni, lo squadrismo››.
Alcuni strumenti si possono ammira alla Biblioteca di Stato.
‹‹Negli anni Ottanta, a qualche anno dalla morte, la Repubblica di San Marino ha ricordato il suo illustre concittadino con un monumento, una piazza e l’acquisto di tre strumenti Capicchioni da parte della locale Cassa di Risparmio, poi donati allo Stato. La collezione esposta comprende un violino e una viola entrambi del 1953 e un violoncello del 1973. Quest’ultimo strumento è stato concesso in uso al giovanissimo sammarinese Francesco Stefanelli, promettente violoncellista e, di recente, vincitore di concorsi internazionali. I violini, le viole e i violoncelli Capicchioni, già apprezzati nel momento della loro costruzione, aumentano continuamente il loro valore e attraggono sempre più l’interesse di musicisti e collezionisti››.

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