Cantina Kaltern, una grande famiglia sul lago di Caldaro

Dentro Cantina Kaltern si sentono davvero una grande famiglia, composta da 650 soci piccoli conferitori, molti dei quali non hanno nemmeno un ettaro di terra. Nonostante l’obiettivo finale sia chiaramente quello del business, l’approccio all’uva è più legato ai valori della passione e soprattutto della qualità. «La nostra storia – raccontano – risale a molto tempo fa. Ci è voluto più di un secolo affinché la cantina diventasse quello che è e quello che rappresenta ora: professionalità, senso di appartenenza, esperienza ed i più alti standard qualitativi».

Oggi, Cantina Kaltern è una delle più importanti cantine dell’Alto Adige, e lo stesso comune vitivinicolo di Caldaro, orgoglioso della sua fama, è il più conosciuto ed amato della regione. Ma Caldaro non è un posto speciale solo per gli appassionati e gli intenditori del mondo del vino. «Il vino è il grande protagonista della vita della comunità – spiegano in azienda –: l’ha forgiata nel corso degli anni, ha dato e dà lavoro, riempie gli abitanti e gli agricoltori di orgoglio ed è per moltissimi un impegno professionale a tempo pieno, perseguito con grande passione in tanti ambiti diversi, che sia tra i vigneti, in cantina, nella gastronomia o nel commercio».

Dagli esordi

Provando a riavvolgere il nastro dei ricordi si giunge agli inizi del ventesimo secolo. Un secolo che racconta le vicende travagliate di cinque cantine attraverso gli anni della guerra e della separazione dell’Alto Adige dall’Austria, dei tempi gloriosi dell’impero, delle crisi economiche e della ripresa, delle fusioni e del costante orientamento alla qualità in viticoltura. Le date fondamentali sono il 1900, che vede la fondazione della Kellerei Kaltern, poi il 1906 con la nascita della Jubiläumskellerei Kaltern e il 1925 che vede l’origine della “Neue Kellerei”. Gli anni passano e, tra fusioni una dentro l’altra, si arriva a un’unica grande Cantina Kaltern.

Come si diceva prima, si tratta di una grande famiglia di 650 vignaioli appassionati, che si guadagnano da vivere esercitando altre professioni. «È nel tempo libero che si dedicano alle loro viti storiche, e lo fanno con grande amore». Parte del suggestivo fascino di Kaltern deriva certamente da questo.

«Nella nostra famiglia – assicurano –, sono tre le personalità che lavorano insieme per raggiungere uno scopo: anticonformisti orientati alla qualità, rivoluzionari della biodinamica e capi famiglia detentori delle tradizioni. Il nostro obiettivo è produrre vini di eccellente qualità, in grado di rappresentare la nostra terra d’origine. L’impegno e l’ambizione dei nostri soci costituiscono un solido terreno sul quale costruire il successo Kaltern».

Struttura flessibile

La struttura aziendale famigliare e la piccola parcellizzazione delle vigne rendono l’azienda piuttosto flessibile e in grado di mobilitare, al bisogno, forza lavoro ad hoc. «Il nostro agronomo ed enologo si mettono a disposizione dei viticoltori tutto l’anno in veste di consulenti, fornitori di servizi e partner, offrendo formazione e perfezionamento, definendo obiettivi di produzione individuali, effettuando visite di controllo e mantenendo scambi regolari». Come dice il famoso adagio: l’unione fa la forza. E lo si vede soprattutto in autunno, nel periodo della vendemmia, quando tutti i membri delle famiglie associate, dai più giovani ai più anziani, si riuniscono per la raccolta delle uve. Un grappolo alla volta, un filare alla volta, ogni singolo chicco viene raccolto a mano. E alla fine della giornata è immancabile una cena per brindare tutti insieme al duro lavoro svolto durante la giornata. I 1.100 vigneti che “abbracciano” l’azienda si sviluppano su terreni molto particolari, che vengono coltivati in modo sostenibile, in parte biologico o biodinamico e, di conseguenza, orientati alla qualità. Un gruppo di soci e di rivoluzionari sensibili a quest’approccio coltiva già oltre 15 ettari seguendo questa particolare forma di viticoltura biologica, dove le uve vengono lavorate in cantina secondo gli insegnamenti di Rudolf Steiner.

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