Cantiere Del Pardo, la seconda giovinezza dell'azienda forlivese

Forlì

FORLI'. Cosa sarebbe la storia delle aziende senza quella delle donne e degli uomini che ci lavorano? Il Cantiere Del Pardo è una barca che naviga oggi in buone acque grazie ai comandanti che si sono formati al suo interno. Il torinese Fabio Planamente, ceo del Cantiere Del Pardo, presidente del settore vela di Ucina, la Confindustria della nautica, è approdato all’azienda forlivese nel 2008 e ha iniziato a occuparsi di export. Insieme a Gigi Servidati, che oggi si occupa dello sviluppo dei prodotti ed è il presidente, ha rilevato nell’ottobre del 2018 il 52% della proprietà dalla famiglia Trevisani di Cesena. Nel dicembre del 2019 ha acquisito l’intero 100% e poco dopo ha ceduto al Fondo Wise Equity il 60% mantenendo però la gestione dell’azienda. Oggi sono al lavoro circa 120 dipendenti ma si ricorre anche alle maestranze esterne, specie nei momenti di massima spinta produttiva. [caption id="attachment_268820" align="alignnone" width="313"] Fabio PLanamente, ceo[/caption] «Siamo amanti della vela», spiega Planamente, «ma nel 2016 abbiamo iniziato a pensare alla produzione di barche a motore. Inevitabile che le linee venissero influenzate dal nostro stile e così è nato un nuovo tipo di barca a motore che è piaciuto molto al mercato. In pratica abbiamo bruciato le tappe e siamo cinque anni in anticipo rispetto ai piani che ci eravamo prefissati. Tre anni fa avevamo una previsione sul 2021 di circa 40 milioni di euro di fatturato ma siamo a 71 milioni e, con gli ordinativi che abbiamo, il 2022 ha una proiezione di 110-115 milioni. Il tema di oggi è: come facciamo a produrre?». [caption id="attachment_268821" align="alignnone" width="313"] Gigi Servidati, presidente[/caption] Il Pardo 43 è la barca più richiesta e ad essa è stato assegnato un intero capannone. Nel 2022 ce ne sono più di 60 già ordinati con tempi di attesa di 12 mesi quando l’intero processo produttivo richiede 4 mesi. «Una barca diventata ormai iconica», commenta il ceo del cantiere, «Siamo entrati nel mercato col modello giusto al momento giusto e al salone di Cannes quell’anno è stato subito un successo». «Nel 2007», aggiunge Planamente guardando allo scenario nel quale si naviga, «il valore della nautica italiana era di 6,3 miliardi di euro. Poi c’è stata la crisi. Negli ultimi 4-5 anni c’è stata una lenta ripresa e il 2020 ha chiuso a 4,3 miliardi. Vuol dire che ci sono ancora margini di crescita. L’Italia è leader mondiale in diversi settori della nautica e noi spingiamo affinché il nostro prodotto sia made in Italy a 360 gradi. Lavorare a Forlì è una fortuna perché è un polo nautico di eccellenza, è la location ideale. Ha il giusto rapporto fra competenza, voglia di lavorare e stile di vita. Perché qui c’è meno stress. Questo è un valore aggiunto che altri non hanno e cerchiamo di sfruttarlo». [caption id="attachment_268823" align="alignnone" width="450"] Il Pardo 43[/caption] Ecco allora il progetto per un nuovo capannone. Ecco allora che sta per essere realizzata una nuova piscina per il collaudo lunga 27 metri e larga 7. Ecco la partnership di quest’anno con il cantiere Orioli di Ravenna, centro di varo per l’Adriatico. Ecco allora questa estate la cena informale con duecento persone nel piazzale del cantiere con dipendenti, collaboratori e familiari. «Da noi il robot non potrebbe esistere. La nostra falegnameria che lavora sugli interni diventa un fiore all’occhiello per il marketing. Quando ai nostri clienti facciamo vedere come un tronco di legno diventa legno massello impazziscono!». E la vela? «Non l’abbandoneremo mai», promette Planamente. Non a caso, infatti, a Auckland nei mesi dell’America’s Cup un Pardo 38 ha fatto da tender boat per Luna Rossa. Anche nel mondo della vela Del Pardo ha tante cose da dire ancora.

I numeri del cantiere

FORLì. Quasi mezzo secolo a produrre barche. Migliaia di scafi che navigano nei mari di tutto il mondo venuti alla luce a Forlì, nella zona industriale di Villa Selva. Il Cantiere Del Pardo nasce nel 1973 a Bologna ma nel 1993 si trasferisce nella città romagnola. Oggi è il maggiore produttore italiano di barche a vela ma da 5 anni ha deciso di avviare anche la produzione di barche a motore. Ed è stato subito un grande successo. Stile, performance e qualità. Sin dagli inizi il cantiere ha scelto la sua rotta. Negli anni ’70 e ’80 era richiestissimo il Grand Soleil 34. Progettato dal francese Jean Marie Finot (uno dei più grandi progettisti mondiali di barche a vela, amico di Cino Ricci). Oggi a fare la parte del leone è il Pardo 43, yacht a motore di tipo walkaround (in pratica: garantisce spazio, sicurezza e facilità nel raggiungere la zona prendisole a prua). Chi va per mare li vede tutti e due. Stile, performance e qualità che durano nel tempo. [caption id="attachment_268825" align="alignnone" width="450"] Il Grand Soleil 48[/caption] I velisti di solito definiscono “ferri da stiro” gli yacht a motore. Con la linea del Pardo fanno più fatica. Così succede anche che l’attrazione delle linee filanti del Pardo 43 induca al tradimento l’armatore stanco di issare rande e fiocchi. Oggi la produzione del cantiere forlivese è per l’85% dedicata al motore e per il 15% alla vela. I marchi del motore sono due: Pardo e VanDutch (olandese, acquisito l’anno scorso). Il marchio della vela è l’eterno Grand Soleil. Nel 2021 la produzione è più o meno ripartita così: 40 scafi Grand Soleil, 25 VanDutch, 140 Pardo Yachts. Nella vela si viaggia dai 34 agli 80 piedi (dai 150mila ai 3,5 milioni di euro il prezzo). Nel motore dai 38 ai 60 piedi (da poco più di 300mila euro a circa 2 milioni). Ma è già in programma la produzione di un VanDutch 75. Circa il 90% degli yacht a motore e il 20% di quelli a vela vanno all’estero. Nel primo caso la metà viaggia verso gli Usa. Ed è proprio verso gli Stati Uniti che si vuole spingere. Magari soffiando anche sulle vele degli yacht Grand Soleil. Magari approfittando del fatto che in agosto il Grand Soleil 44 è diventato il campione del mondo in ORC in classe B (nome della barca Essentia).

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