Calcio, "Voglio parlare con quello scienziato": quando Bobo Gori litigò col giornalista e poi gli offrì il caffè

Quando mercoledì sera la notizia ha iniziato a circolare sui social, nessuno ci voleva credere. Anzi, c’è stato chi ha pensato che si trattasse di uno dei soliti scherzi che Massimo Gori, per tutti, Bobo, faceva ogni tanto ai suoi amici. Lo scherzo, questa volta, purtroppo, glielo ha tirato il suo cuore che ha smesso di battere all’improvviso, dopo un pomeriggio di allenamenti sul campo del Rivazzurra, con i suoi adorati ragazzini. Bobo era una di quelle classiche persone che magari bollivano come una pentola a vapore ma poi, con la stessa velocità, diventava la persona più affabile del mondo. Come quella volta quando, da allenatore dell’Urbino, telefonò in diretta in una nota trasmissione televisiva per ‘cazziare’ il giornalista: «Voglio parlare con lo scienziato con gli occhialini blu…». Cinque minuti di monologo sulla partita «di cui tu non hai capito assolutamente nulla». Non contento, il giorno dopo, lo contattò al telefono, ma questa volta per invitarlo a prendere un caffè e alla fine lo abbracciò.

La vita calcistica

Classe 1961, riminese doc, attaccante di pura razza, ha iniziato a giocare a calcio nel settore giovanile del Rimini. Nella stagione 1977-1978, con Helenio Herrera in panchina, assapora il clima della prima squadra, ma non farà mai l’esordio. L’anno successivo va a Russi, in serie D, dove si mette in luce realizzando 4 reti in 19 presenze, tanto che nell’estate del 1979, il Rimini lo riporta a casa. È la stagione della magica promozione in serie B e Bobo la vive da aggregato mentre nella Berretti di Firmino Pederiva è una sentenza. A fine campionato scriverà 30 reti. Inizia il suo pellegrinare per lo Stivale: prima Casalotti Roma, in C2, poi Torconca, la grande occasione con il Cagliari, Foggia, Jesina, Sanremo, Vigor Lamezia, Vigor Trani, Gubbio, Latina, Cagliese e Matelica. Poi, una volta appese le scarpette al classico chiodo, la decisione di passare dall’altra parte della barricata.

L’esperienza da allenatore

E anche qui un valzer di panchine tra prime squadre e settori giovanili: «Oh, vado all’estero» disse la prima volta che andò ad allenare nel campionato interno di San Marino dove era tornato al timone del Pennarossa. Ieri, i ricordi, sono stati tanti. Come quello di Massimo Andreatini, oggi direttore sportivo della Fermana, ieri suo giocatore: «Ero all’Urbino, ultimo anno di carriera. Andiamo a giocare a Spoleto, una partita fondamentale. Io faccio un fallo di mano clamoroso in area, l’arbitro non vede. Bobo salta fuori dalla panchina e mi inizia a infamare. Io gli dico di stare zitto e guardo l’arbitro. Litigammo di brutto. Finì con una birra in mano a testa. Bobo era così: si arrabbiava spesso, ma aveva la capacità di sorridere delle cose».

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