Ha guadagnato le meritate vacanze dopo un anno lungo e soprattutto indimenticabile. Per lui, per i suoi ragazzi e naturalmente per il settore giovanile del Cesena, che «in giro per l’Italia è ancora considerato una palestra e una fucina di talenti». Giovanni Ceccarelli ha portato la Primavera del Cavalluccio nel gotha del calcio giovanile italiano e tra qualche mese debutterà… in serie A.
Ceccarelli, mercoledì avete chiuso una stagione straordinaria con una passerella al “Memorial Vicini”. Ora può staccare un po’ la spina.
«Sì, ci prendiamo qualche settimana di vacanza, ma in fondo la testa va già alla prossima stagione, senza dimenticare quello che abbiamo fatto quest’anno. Abbiamo reso facile una stagione difficilissima, vincendo tutto quello che si poteva vincere. E’ stato un anno irripetibile».
Al netto delle vittorie, qual è stata la soddisfazione più grande per lei?
«Andare in giro per l’Italia con un gruppo di ragazzi educati e professionali, due aspetti che esulano dalla tattica e dalla tecnica, ma che valgono anche di più. Abbiamo preso aerei e siamo stati in ritiro come i grandi, siamo andati in hotel e ristoranti, macinando migliaia di chilometri e facendo la vita che fa un professionista, ma a livello comportamentale la mia squadra è stata impeccabile. Per quanto mi riguarda abbiamo vinto tre volte: il campionato, la Supercoppa e anche fuori dal campo».
Torniamo indietro di un anno. Quando le dissero che il Cesena avrebbe giocato in Primavera 2, cosa ha pensato?
«Di non fare brutte figure. Fino a 10 giorni dalla prima trasferta a Benevento ci allenavamo in 10-12, massimo 15. Al presidente Manuzzi dissi: “Speriamo di non arrivare ultimi”. Ma dopo la prima partita, peraltro persa, gli telefonai correggendo un po’ il tiro: “Non so dove arriveremo, ma ce la giocheremo con tutti”. Siamo stati di parola».
I gemelli Shpendi sono stati inevitabilmente gli uomini-copertina. Cosa hanno dato di speciale oltre ai gol?
«Personalità e coraggio. Non si sono mai tirati indietro, hanno sempre fatto di tutto per esserci, per giocare, per recuperare velocemente. E lo stesso discorso vale per Lepri. Rimbalzare tra prima squadra e Primavera non è facile, specialmente nella gestione delle partite, ma loro si sentivano ragazzi della Primavera e quando non venivano a volte si arrabbiavano. Quando dovevo gestirli e farli giocare meno, ad esempio, uscivano incavolati neri. Hanno fatto fare un salto di qualità al gruppo a livello tecnico ma anche morale. Poi ci sono i gol, naturalmente, con medie che si avvicinano alla fantascienza».
Secondo lei come dovranno essere gestiti quest’estate?
«Se l’anno prossimo potranno giocare cinque 2003 in Primavera 1, significa che chi ha studiato questa formula ritiene che i giovani non siano ancora pronti per spiccare il volo altrove. Ci aspetta un campionato che dà tanta visibilità e che ti permette di misurarti con un livello molto più alto. Noi siamo in C e giocheremo contro squadre giovanili di A, che spendono cifre inavvicinabili. Io penso che un anno in Primavera 1 sia l’ideale per entrambi. Ma lo dico non per Ceccarelli, ma proprio per fare del bene a Stiven e a Cristian. Se devono restare in prima squadra, qui o altrove, per giocare pochi minuti, meglio un altro anno di questa Primavera. Dico questa perché la 1 è di un altro livello. Cesare Casadei ha vinto il campionato con l’Inter e ora ha la fila di pretendenti in B. Il campionato Primavera 1 è una vetrina clamorosa. Quindi penso sia l’ideale. Allenarsi con la prima squadra aiuta, ma la vera crescita arriva giocando, specialmente a questi livelli».
A proposito, il coefficiente di difficoltà si alzerà decisamente. E’ preoccupato?
«Certo che sì, ma è naturale. La forbice si allarga clamorosamente rispetto a un anno fa. Un anno fa passavamo di fatto dalla C alla B, ora saliamo in A, ma noi siamo sempre un settore giovanile di C. In pratica è un doppio salto».
Al suo fianco ci dovrebbe essere Capellini.
«Me lo auguro. Nicola è un bravissimo ragazzo, serio, che conosce il calcio. E’ un uomo affidabile e sa come si arriva fino a lì, perché è un figlio del nostro settore giovanile. Riuscirà a trasmettere ed elevare quel senso di appartenenza che abbiamo riacquistato negli ultimi anni e che era stato smarrito dopo il fallimento».
Vincere per salvare la categoria e lanciare i giovani. Qual è la prima cosa che le verrà chiesta dalla nuova proprietà l’anno prossimo?
«Questa è la domanda più difficile. Io ragiono sempre così: il settore giovanile deve formare giocatori per la prima squadra. Ma la formazione e la crescita passano anche dalle vittorie. Io mi limiterò a dire di avere sempre coraggio. Sono orgoglioso di ricominciare un altro anno a Cesena e il nuovo campionato mi affascina. A livello organizzativo assomiglia a un campionato di B o addirittura di A, si gioca su 3-4 giorni, ci sono le televisioni, si va in centri sportivi che sono meglio di certi stadi di C. Noi scenderemo in campo con il nostro coraggio».
E oggi toccaad Under 15 e Under 16
Se la Primavera ha chiuso la stagione mercoledì scorso con una passerella al Memorial Vicini, ci sono ancora tre squadre del settore giovanile del Cesena impegnate in gare ufficiali. Oggi tocca ad Under 15 e Under 16. I baby di Magi scenderanno in campo alle ore 19 a Pontedera nell’andata delle semifinali contro la squadra toscana (ritorno domenica prossima a Martorano, eventuale finale il 26 a Fermo). Prima dell’Under 15, oggi pomeriggio alle 17.30 toccherà all’Under 16 di Campedelli, che ospiterà la Pro Sesto nella semifinale di ritorno. Si riparte dal 2-2 dell’andata: in caso di parità al termine dei tempi regolamentari, ai bianconeri per qualificarsi sarà sufficiente mantenere il pareggio nei supplementari. La finale è in programma mercoledì 22 giugno alle ore 19 a Tolentino. Nelle Marche, invece, scenderà sicuramente in campo l’Under 17 di Masolini, che martedì prossimo a Fermo (ore 20) giocherà la semifinale contro la Pergolettese.