Calcio, Petrelli e gli altri: partiti da Cesena inseguendo un sogno

Nella seconda giornata di campionato Cesena-Triestina, nell’attacco della Triestina c’era il 32enne Vincenzo Sarno. Si tratta di un ex bimbo prodigio che divenne famoso all’età di 11 anni dopo essere stato ingaggiato dal Torino, che lo acquistò dalla scuola calcio “Gaetano Scirea” di Secondigliano per la cifra record di 120 milioni di lire. Era il 1999, ne parlò tutta l’Italia e si ricorda un articolo di Paolo Condò, inviato della Gazzetta dello Sport a Torino per raccontare di Sarno. L’articolo iniziava così: «Siamo una decina di giornalisti attorno a un bambino di 11 anni e a turno gli stiamo chiedendo se non ritenga eccessiva tutta questa attenzione nei suoi confronti».

Troppo presto, troppo in fretta

Sarno rimase al Torino un mese e mezzo («poi sono andato via, piangevo tutte le notti»). Tornò a Secondigliano, poi giovanili della Roma, quindi carriera senior con Sangiovannese, Giulianova, Brescia, Potenza, Pro Patria, Reggina, Lanciano, Entella, Foggia, Padova, Catania, Triestina. È stato uno dei tantissimi bambini deturpati dall’etichetta di nuovo Maradona, poi ha fatto poca B e tantissima C. Prometteva tantissimo, è rimasto un buon giocatore che entrerà nell’archivio delle grandi promesse non mantenute.

I tre gol di Petrelli

Spostando l’obiettivo sul Cesena, la recente cessione in prestito di un minorenne di valore al Sassuolo (il 16enne difensore Nicola Mandrelli) ha riaperto l’antico dibattito. Non sul fatto che sia una cessione giusta, perché non lo è: se il Cesena si impegna a crescere i ragazzi in casa, è un impegno che deve mantenere. Il dibattito è sui ragazzi: andare lontano da casa da minorenni è davvero una garanzia di fare carriera?

Domenica scorsa il centravanti savignanese Elia Petrelli (classe 2001) ha dato una sua risposta forte, segnando una tripletta alla Pistoiese con la maglia della Juventus Under 23 in Serie C girone A. A vedere la partita c’erano pure Pirlo, Paratici e Nedved: se doveva essere un provino, l’occasione se l’è giocata piuttosto bene. Nell’estate del 2016, l’ottimo centravanti dei Giovanissimi Nazionali Petrelli passò dal Cesena al vivaio della Juve. Ora è alla stagione di debutto nella Juve Under 23 in C. E va alla grande.

Dubbi

C’è però anche l’altro lato della medaglia e la storia degli ultimi anni racconta di tanti ragazzi bruciati in fretta, senza mai una vera occasione a livello senior.

Così aumentano i dubbi: andare nel vivaio di una grande squadra da minorenni resta una splendida avventura, ma è un investimento sicuro per provare a fare il calciatore da grande? No, si tratta di un investimento affascinante, ma ad alto tasso di rischio. In una Juve o un’Atalanta, la concorrenza diventa numerosa, qualificata, di livello mondiale: nei top club italiani può arrivare da un anno all’altro una infornata di giovani francesi, nigeriani, colombiani o croati a relegarti in seconda o in terza fila. E il livello di selezione diventa durissimo: sono realtà senza dubbio più lussuose e magari più stimolanti di Cesena, ma con meno pazienza nell’aspettare la tua crescita.

In principio fu Canini

A emigrare iniziò nel 2009 la quotatissima punta Manuel Canini, ceduto a 16 anni in comproprietà all’Inter. Tornò a casa dopo 6 sei mesi («facevo una vita da caserma, non ne potevo più»), poi il suo talento ha gravitato tra i dilettanti e ora a 27 anni è senza squadra dopo l’ultima parentesi al Cosmos a San Marino. Niente gloria per Alessandro (1994) e Lorenzo Saporetti (1996), che andarono rispettivamente alla Juve e al Milan, ma senza fortuna.

Nel 2015 la punta Christian Tommasini (1998) passò alla Sampdoria in cambio di Kalil Louati (punta del 1999 ora al Seregno in D) e almeno lui gioca in C nel Pontedera.

Nella stessa estate, un trasferimento che fece rumore fu quello di Matteo Gasperoni, regista classe 1998 punto di forza delle Nazionali giovanili. Andò all’Atalanta per 500.000 euro, entrò nel giro della prima squadra con Reja, poi una serie di guai fisici lo hanno dirottato prima al calcio dilettantistico e ora al campionato sammarinese con la Fiorita.

Carnesecchi, talento e pazienza

Gennaio 2017: il portiere riminese Marco Carnesecchi (2000) lascia gli Allievi del Cesena e va all’Atalanta. È un portiere che riempie la porta e ora è il titolare dell’Italia Under 21. È reduce da un buon campionato di B a livello personale a Trapani ed è rimasto in rosa all’Atalanta. Già l’Atalanta: qui torniamo al problema della concorrenza di livello mondiale, visto che Gasperini lo ha relegato a quarto portiere.

Negli stessi mesi del 2017, da Cesena prese la via di Bergamo anche Samuel Giovane, prezioso centrocampista classe 2003 ora all’Atalanta Primavera. E ancora: Samuele Crescenzi (difensore del 2000) e Matteo Gubellini (attaccante, 2000) al Sassuolo; mentre il difensore Gianni Palmese (1999) passò al Genoa. Cosa fanno oggi? Crescenzi è a Colorno (Eccellenza), Gubellini al Desenzano Calvina (Serie D), Palmese alla Sammaurese (D).

Il regista italo-albanese Alessandro Ahmetaj (2000) andò al Sassuolo nell’estate 2017 e fu una perdita dolorosa: era nel giro delle nazionali Under 16 e 17, ora, mollato dal Sassuolo, non ha squadra. Nello stesso periodo anche il difensore Emanuele Grumo (2002, arrivato l’anno prima dall’Atalanta) passò al Sassuolo e ora gioca con il Rimini in D.

Passiamo al gennaio 2018: la punta ravennate Lorenzo Babbi (2000) viene ceduta all’Atalanta, concludendo la stagione in Primavera a Cesena fino a giugno. È rimasto all’Atalanta per 6 mesi, poi il passaggio alla Spal e ora gioca in prestito in C a Piacenza (8 presenze, zero gol).

Nell’elenco non è compresa la diaspora di ragazzi usciti da svincolati per il fallimento dell’Ac Cesena nell’estate 2018 e nemmeno altri ceduti già maggiorenni come il difensore Tommaso Farabegoli (1999), che a 18 anni passò al Sassuolo e ora appartiene alla Sampdoria, che da due anni lo segue nella sua esperienza in prestito alla Vis Pesaro.

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