Calcio D, Strasser dal Milan al Cattolica: "Il calcio è sempre lo stesso"

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Dai campi nobili della serie A, ai prati borghesi e a volte polverosi della serie D. Dal Milan di Ibra, Maldini, Nesta e Seedorf al Cattolica. Passando per mezza Italia e con una piccola avventura anche in Finlandia. Tanto per non farsi mancare nulla. Perché, in fondo, per Rodney Strasser, il gioco del calcio è sempre lo stesso. «Dalla serie A alla Terza categoria non cambia nulla – conferma il difensore 31enne della Sierra Leone – Ci sono undici giocatori da una parte e undici dall’altra. Un arbitro e un pallone. Cambia il contesto. Soprattutto quello tecnico. Ma questo è normale. Perché per il resto, la pressione mediatica ci può essere anche in piccole realtà. Ma fa parte tutto del gioco. Ecco perché per me la categoria non è mai stata un problema. L’importante è stare bene con i compagni, con lo staff, con la società, con i tifosi e soprattutto dare loro una mano. Ed è per questo che ho scelto Cattolica. Voglio portare la mia esperienza a disposizione per cercare di conquistare, passo dopo passo, qualcosa di importante». Una scelta, quella di Strasser, sulla quale ha influito molto il tandem Cervellieri-Nicastro. «Quando ho parlato con la dirigenza ho capito subito che qui c’era la possibilità di fare calcio come piace a me. Non mi hanno fatto promesse mirabolanti, non mi hanno parlato di progetti faraonici. Mi hanno raccontato la verità. Che qui c’è una società sana, che ha le idee chiare sul proprio futuro, ma che occorre raggiungerle passo dopo passo, senza strafare. Avevo anche altre possibilità, ma questa schiettezza e la certezza di poter portare la mia esperienza mi ha fatto scegliere Cattolica». Del periodo d’oro del Milan, con cui ha vinto anche uno scudetto, non ha tanta voglia di parlarne. «Perché rappresenta il passato. Bellissimo, per carità, perché ho avuto la fortuna di giocare, e vincere, in uno dei club più forti del mondo. Dove non ti manca assolutamente nulla: devi solo pensare a giocare perché per tutto il resto c’è la società. Ho avuto la fortuna di conoscere campionissimi che ancora oggi giocano e con i quali mi sento. Però il Milan è stata una parte della mia vita. Come Lecce, Genova, Verona e la Finlandia. Oggi sono qui, a Cattolica, e voglio concentrarmi solo su questo». Da centrocampista a difensore centrale. Venti metri indietro di responsabilità. «Ho già giocato in mezzo alla difesa. Lo fanno molti giocatori abituati a fare il vertice basso del centrocampo. Cambiano alcune cose, alcuni accorgimenti. Ma non è mai stato un problema, se il mister vuole io gioco anche in attacco. Come dicevo, per me è fondamentale dare una mano».

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