Calcio D, Saporetti a Ravenna è sulle orme di Magheri

Quando all’inizio dell’ultimo minuto di recupero del match del Benelli contro il Fanfulla Simone Saporetti ha sistemato la palla sul dischetto, nel silenzio assoluto dello stadio probabilmente qualcuno ha pensato ad un cucchiaio, tanto estroso e freddo è il bomber giallorosso. Niente cucchiaio, invece, ma un piatto tanto potente quanto preciso sul quale Cizza non è potuto arrivare nonostante avesse intuito la direzione. Una massima punizione, quella realizzata da Saporetti, che oltre a dare una vittoria preziosissima ai suoi ha consentito al beniamino della tifoseria giallorossa (in gas, perché nella Mero sono tornati i cori preferiti dai disciolti Ultras) di arrivare a quota 21. Nel senso di reti effettive, che diventano 20 non considerando quella della gara poi vinta a tavolino contro il Seravezza.


Verso Magheri


Se consideriamo solo i campionati di serie D, il bomber assoluto nella storia del Ravenna è il mitico Silvano Magheri, che segnò ben 30 reti nel 1956/57. Un numero stratosferico, ma Saporetti potrebbe anche tentare l’impresa, visto che mancano ancora 12 gare alla fine. E se, alla 38ª giornata il numero 10 in maglia giallorossa dovesse essere a quota 29 o addirittura 30, sugli almanacchi dovrà comparire per forza anche il gol al Seravezza. Ma questa è un’altra storia, l’attualità invece dice che Saporetti con 21 reti effettive è il secondo miglior marcatore della categoria, perché Vuthaj (Novara) è già arrivato a 24. Per la cronaca, terzo è Iori (Brusaforte) a 18, poi ci sono tre capocannonieri di altri gironi a quota 16. Saporetti, comunque, con due reti all’andata e due al ritorno ha eletto il Fanfulla come vittima sacrificale aspettando il Carpi, al quale segnò una tripletta nel rocambolesco 5-5.
«Nulla di personale con il Fanfulla piuttosto c’è un aneddoto sul mio gol su punizione, quello dell’1-0. Al sabato, a fine allenamento, infatti proviamo sempre le punizioni e proprio nell’ultima rifinitura ho raccontato ai compagni un programma TV sull'Atletico Madrid e Simeone in particolare nel quale Suarez raccontava che quando in allenamento sbagliava sempre le punizioni, molto spesso all’indomani una la metteva invece all'incrocio. Ed è successo proprio così, perché sabato scorso non ne avevo segnato neppure una».
Balisticamente più facile, ma psicologicamente senza dubbio più difficile invece, il rigore a fine recupero visto che il risultato era inchiodato sull’1-1: «Non mi tremavano le gambe, volevo metterla a fil di palo ed è entrata lì anche se Cizza si era buttato bene. Dopo che Ambrosini è andato via sono io il primo rigorista, in definitiva sono ovviamente contento per il risultato di domenica perchè vincere anche quando non sei nella tua miglior giornata è importante anche a livello emotivo».

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