Calcio D, l'ex Pupeschi: "Il Rimini di un anno fa non aveva identità e organizzazione"

Niccolò Pupeschi, lei adesso è un difensore della Correggese e domenica torna a Rimini da ex di turno. Che effetto le fa?

«Sicuramente sarà bello ed emozionante, ci saranno molti tifosi quindi speriamo di non prendere tanti fischi. Ogni partita per noi deve essere una finale, ci tengo a fare bene a prescindere del fatto che ci sia di fronte il Rimini. Poi, logicamente, cercherò il classico scherzetto dell’ex per quanto riguarda il lato sportivo. Affronteremo comunque una squadra fortissima e in salute, da difensore firmerei per lo 0-0 senza subire reti».

Chi teme maggiormente in questa cooperativa del gol?

«Sono amico e ho già giocato con Tomassini in passato, è un attaccante importante, per non parlare di Gabbianelli che sta facendo grandi cose. Il reparto offensivo è quello da temere di più, ma anche a centrocampo sono molto solidi. Noi proveremo a dire la nostra, penso comunque che il Rimini sia la grande favorita per la vittoria finale del campionato».

Facciamo un passo indietro sulla sua esperienza da poco conclusa con la maglia a scacchi. Cosa è rimasto?

«In linea generale i ricordi sono positivi però c'è qualche rammarico per qualche situazione che poteva essere gestita meglio durante l’anno oppure alla fine quando mi sarei aspettato un momento di confronto con me o il mio procuratore da parte della società. Poi magari le strade si sarebbero separate lo stesso, anche se sinceramente a chi non piacerebbe giocare in questo Rimini?».

A proposito, quali sono le differenze rispetto alla travagliata stagione passata?

«Il Rimini adesso è solido, è una squadra quadrata e in fiducia. Penso che l’aspetto fondamentale sia l’organizzazione in campo: questa è la più grossa differenza, a prescindere dagli interpreti. Comunque senza dubbio la rosa attuale è forte, con alternative molto valide. L’anno scorso comunque non eravamo raccattati per strada, sicuramente però la distribuzione degli under era sbagliata e poi il 3-5-2 è molto difficile che porti risultati importanti in serie D...».

Cosa risponde a qualche critica che le è arrivata?

«Non mi piace la statistica, ma al termine della partita finita 4-1 con la Pro Livorno la squadra con me in campo ha collezionato 35 punti in 18 incontri. Poi in aprile c’è stata una lieve flessione personale dovuta al fatto che abbiamo giocato otto gare in 29 giorni. A livello collettivo non attacco nessuno, tutti avremmo potuto fare qualcosa in più. Comunque la soluzione ai problemi sarebbe stata una maggiore organizzazione in campo e fisica, seppur abbia inciso anche l’aspetto covid. La società invece non ci ha mai fatto mancare nulla, certo con una gestione come quest’anno sarebbe stato tutto più semplice».

Lo spogliatoio era unito?

«Tutti bravissimi ragazzi che ci tengono al lavoro. Ho visto in carriera spogliatoi più uniti, ma mai qualcuno ha remato contro».

Qual è il rammarico più grande?

«La squadra non è mai stata sicura di se stessa e non ha mai avuto una identità. Personalmente ho sempre cercato di dare il massimo a partire dall’allenamento. ma per tanti motivi penso sarebbe stato impossibile vincere. Poi mi dispiace tantissimo non aver potuto vivere la piazza riminese al 100%: la tifoseria è in grado di aiutare la squadra anche nelle difficoltà».

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