Calcio D, De Gori si è ripreso il Forlì

In tribuna stampa Gastone Turci, sempre orgoglioso dei suoi 83 anni, al momento del calcio di rigore è andato sulla scaramanzia ricordando il vecchio portafortuna dell’accendersi la sigaretta. In campo, dietro la porta, un raccattapalle che di anni ne ha una settantina in meno ha prontamente ripreso tutto con il suo telefonino sperando in una parata. Due modi opposti di vivere un momento di alta tensione, uniti da una passione e dalla sofferenza per i Galletti. La parata di Enrico De Gori sul tiro di Gozzerini è stata un’esplosione di gioia, questa volta uguale per tutti, ma anche la consapevolezza immediata che anche un pizzico di fortuna questa volta ha girato a favore. Quel che conta alla fine sono i tre punti in classifica che grazie al contemporaneo 1-1 tra Pistoiese e Giana Erminio hanno riportato i biancorossi al secondo posto, a 9 punti dalla vetta. Giustamente c’è ancora chi crede nella rimonta. Contro lo Scandicci il gol arrivato subito dopo i tre cambi è stato una doccia fredda per il morale della squadra che nel finale ha subito la pressione degli avversari. Rimangono comunque i primi 65’ di totale dominio da portarsi dietro e far fruttare anche nella prossima uscita a Corticella sabato alle ore 14.30. Il match è stato infatti anticipato con vista sul turno infrasettimanale della settimana che viene.

Lo stato di grazia di De Gori

Il momento magico che ha consegnato i tre punti al Forlì è stato solo la ciliegina sulla torta del momento estremamente positivo di Enrico De Gori. Tra dicembre e gennaio ha collezionato 10 gettoni, subendo soli 8 gol contro i 6 clean sheet. Sommando tutto il campionato una media gol subiti di 0.72 gol a partita e 1.90 punti conquistati. Numeri che inevitabilmente lo lanciano tra i top della categoria in una stagione in cui era inevitabilmente chiamato al rilancio. Andando con ordine, il primo episodio di domenica lo aveva visto protagonista in negativo con il rigore procurato e poi trasformato da Brega. «Sono andato alla ricerca della palla cercando di chiudere nel migliore modo possibile lo specchio della porta a tu per tu con l’attaccante. Non lo vedo neanche come un rigore così netto perché prima del giocatore tocco la palla e non mi sembrava fosse un contatto così evidente. Avevo studiato Brega, ma per la prima volta ha fatto il saltino prima di battere il rigore e quindi mi ha spiazzato». Poi De Gori prosegue con la seconda massima punizione, dal risultato finale ben più preciso. «Ho visto subito che il rigorista non mi stava guardando e lì ho capito che avevo una possibilità. Sono rimasto in piedi fino all’ultimo cercando di intuire l’angolo. Per fortuna l’ho indovinato».

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