Calcio, Cesare Casadei: la stellina di Romagna che ha acceso la stella dell'Inter Primavera

Una stellina per la stella. Sul decimo scudetto Primavera conquistato martedì sera dall’Inter, capace di rimontare la Roma e di piegarla ai supplementari, c’è la gigantesca e indelebile firma di Cesare Casadei. Ravennate di nascita ma cervese fin dal primo giorno di vita, Casadei nel match decisivo giocato a Sassuolo ha firmato il gol del pareggio con quello che è diventato un po’ il marchio di fabbrica di casa Inter: cross da sinistra dell’argentino Franco Carboni e colpo di testa vincente del romagnolo con un inserimento dalle retrovie. Gol numero 20 della stagione, il diciassettesimo con la maglia nerazzurra in 40 presenze (le altre 3 reti sono arrivate nelle 9 gare giocate con la nazionale Under 19). Numeri impressionanti se si considera il fatto che Cesare Casadei di mestiere fa il centrocampista, una mezzala destra “box to box”, uno che prima difende e poi va a riempire l’area nemica, trovando spesso e volentieri lo spazio per colpire: «Io mi reputo un giocatore duttile - racconta Cesare il giorno dopo il trionfo dalla sua Cervia - e non ho un vero e proprio idolo, ma giocatori ai quali mi ispiro. Ad esempio, quando ho la possibilità di allearmi con la prima squadra, cerco sempre di imparare qualcosa da Brozovic, Barella e Calhanoglu, tre campioni che giocano a centrocampo come me». Martedì ha segnato con la fascia da capitano al braccio, indossata due minuti prima per l’uscita di Sangalli, che ha poi alzato il trofeo. Cesare Casadei si è “accontentato” di ricevere il premio Piermario Morosini quale miglior giocatore della Fase Finale Primavera: «Sono molto soddisfatto non solo per quello che è stata la mia stagione ma per quella che è stata la stagione dell’Inter. Abbiamo raggiunto un grande risultato grazie ad uno splendido gruppo. E’ stato il coronamento di un percorso che, con molti dei miei attuali compagni, condivido da quattro anni». Da quando cioè nell’estate 2018, dopo il fallimento dell’Ac Cesena, Casadei si accasò all’Inter: «Sono stati i miei fratelli Edoardo ed Ettore (che ha giocato nel Cesena di Angelini in Serie D, ndr) ad avvicinarmi al calcio. Fin da piccolo, mi portavano nel giardino di fronte a casa a giocare a pallone. Poi a 6 anni ho vissuto il mio primo spogliatoio nel Cervia Pulcini e dopo un paio di stagioni mi ha preso il Cesena, dove sono rimasto fino all’Under 15». A 15 anni si è trovato catapultato dalla sua fetta di Romagna fatta di casa, pallone e chiosco di piadina (gestito da mamma Elena e babbo Davide) alla metropoli: «Ma l’impatto non è stato duro. Ho vissuto questa avventura con grande entusiasmo e anche per questo non ho sofferto più di tanto il distacco da casa e ho superato le difficoltà. Diciamo che per me è stato tutto molto bello e l’essere andato via dalla Romagna mi ha responsabilizzato. Comunque, i miei genitori e i miei due fratelli mi sono sempre stati vicini, da vera famiglia quale la nostra è. Se sono riuscito ad arrivare a questi livelli, è anche per merito loro». Cesare in questa stagione ha già giocato 49 partite, però non ha ancora finito gli impegni. Calcistici e anche scolastici: «A Milano ho continuato gli studi e quest’anno mi diplomerò a Ragioneria. Dal punto di vista sportivo, adesso ci sono gli Europei con la Under 19. E’ una nuova avventura che mi appresto a intraprendere. E sono carico. Sono, anzi siamo convinti di poterci togliere soddisfazioni importanti». Il volo di Cesare è appena iniziato.

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