Un autentico “terremoto” ha appena iniziato a colpire i settori giovanili delle società professionistiche italiane. La nuova riforma, comunicata (in colpevole ritardo) dalla Federcalcio il 28 giugno ed entrata in vigore tre giorni dopo con l’inizio della nuova stagione sportiva 2023-2024, rischia davvero di stravolgere la vita dei club delle tre leghe professionistiche e di danneggiare soprattutto le società medio-piccole come il Cesena o come il Rimini che, al netto della categoria di appartenenza, fanno del settore giovanile un vero e proprio serbatoio per auto sostenersi o semplicemente per fare crescere calciatori da inserire in prima squadra.
Articolo 31
Basta sfogliare il comunicato ufficiale numero 232/A (adeguamento Noif, ovvero le Norme Organizzative Interne della Figc) e soffermarsi sull’articolo 31, dove al comma 3 si legge che “il calciatore/calciatrice giovane è vincolato/a alla società per la quale è tesserato/a per la sola durata della stagione sportiva, al termine della quale è libero/a di diritto”. Queste righe sono destinate a stravolgere il futuro del calcio giovanile italiano e ora vi spieghiamo il motivo.
Vincolo annuale
Marco Rossi e Filippo Bianchi (nomi e cognomi di fantasia) sono due giovani promesse del settore giovanile del Cesena e del Rimini che hanno già compiuto 14 anni. Fino alla scorsa stagione, al 14° anno di età, le società professionistiche avevano la possibilità di vincolare tutti i ragazzi fino al 19° anno di età e questo era l’unico tesseramento possibile. Quindi, per accaparrarsi Marco Rossi o Filippo Bianchi, che nel frattempo avevano firmato il vincolo legandosi fino ai 19 anni al Cesena e al Rimini, un altro club avrebbe dovuto contattare il Cavalluccio o la società biancorossa, aprire una trattativa ed eventualmente pagare un indennizzo per acquistarlo. Oggi, leggendo l’articolo 31, cambia… la musica. I due 14enni possono essere al massimo vincolati fino al 30 giugno 2025, cioè per due stagioni, con il tesseramento che alla fine di questo biennio potrà essere rinnovato solo anno per anno. Perciò, al termine di ogni stagione sportiva, si aprirà una vera e propria “battaglia” in quanto tutti potranno portarsi via tutti senza alcuna trattativa e, di conseguenza, senza versare alcun indennizzo. Non solo: tutti i calciatori vincolati nelle stagioni precedenti (nati nel 2008, nel 2007 e nel 2006), come spiegato dalle nuove Noif, dal 30 giugno dell’anno prossimo saranno svincolati e i club più “grandi” potranno saccheggiare i più “piccoli”.
Ma l’effetto di questa rivoluzione si farà già sentire quest’estate. Se un calciatore classe 2006, 2007 o 2008 chiedesse ora di andarsene, il club di appartenenza avrebbe due soluzioni: cederlo subito provando a monetizzare un minimo il suo cartellino o perderlo a zero tra 12 mesi. È la stessa situazione che capita con le prime squadre, quando, pur di non perdere un calciatore in scadenza l’estate successiva, c’è chi preferisce venderlo l’anno precedente a una somma naturalmente al ribasso pur di racimolare qualcosa.
La novità
Tornando all’articolo 31, c’è una postilla che segue il testo di cui sopra: “Il calciatore/calciatrice giovane è vincolato/a alla società per la quale è tesserato/a per la sola durata della stagione sportiva, al termine della quale è libero/a di diritto, salvo che abbia sottoscritto un contratto di apprendistato”. Fino all’ultima stagione un calciatore che avesse già compiuto 14 anni poteva essere sottoposto a contratto di apprendistato di due o tre anni. Con la nuova riforma, però, l’apprendistato di cui si parla nell’articolo non è normato. Ad oggi non si conoscono i costi e neppure gli obblighi delle società: nessuno lo può firmare, non essendoci norme, e anche per questo motivo sarà una vera e propria battaglia dalla quale usciranno sconfitti soprattutto i club di Serie C. Come il Cesena e come il Rimini.