Niccolò Tofanari, bentornato in campo visto che la sua ultima presenza in campionato risaliva al 18 marzo, mentre ha disputato i play-off contro il Pontedera l’11 maggio: se lo aspettava dopo le note vicende di mercato?
«Onestamente non di partire titolare. Facendo un dovuto passo indietro, ovviamente confermo che con le dinamiche di mercato c’era la possibilità di partire. Ho avuto offerte sia in serie C e una anche in B ma di fatto solo chiacchiere. Chiarisco che non era mia intenzione lasciare Rimini, io ho sempre lavorato da professionista e penso che la società con la sua politica di ringiovanimento inizialmente preferisse optare per altre scelte. Però non si è concretizzato nulla e sono felice di essere rimasto. Da subito con Raimondi si è instaurato un bellissimo rapporto, col diesse Maniero c’è una stima che prosegue da anni ma anche la nuova società mi ha dato fiducia e sono contento. Non tutti però sanno una cosa…».
Quale?
«Che mi sono operato al menisco laterale destro il 5 giugno e ci ho messo quasi due mesi per recuperare: adesso sto bene, la mia prima presenza è stata quella con il Verucchio in amichevole. Tra l’altro è un problema che mi portavo avanti da dicembre della passata stagione. Avevo preso il posto di titolare ma poi per scelte tecniche e per il dolore che gestivo con i farmaci, l’allenatore ha fatto altre scelte. Sono molto autocritico e penso di aver fatto bene le volte che sono stato chiamato in causa, mi dispiace di non aver trovato continuità, avrei voluto aiutare la squadra in un momento difficile (per il jolly difensivo appena 226’ nel girone di ritorno ndr)».
Quali emozioni ha provato?
«E’ stata un’iniezione di fiducia importante, avevo davvero tanta voglia e sono soddisfatto di aver giocato l’intera partita con una buona condizione. Se avessi segnato sarebbe stato il ritorno perfetto, peccato, perché sulla respinta di Zaccagno ho desiderato spaccare la porta e non avevo equilibrio, paradossalmente bastava colpirla male e sarebbe entrata. Certo, ancora c’è un po’ di ruggine ma anche la squadra ha mostrato un bel passo avanti rispetto all’esordio contro l’Arezzo».
Quanto fa male, soprattutto per un difensore, uscire sconfitti con due tiri in porta?
«Parecchio, c’è stato un cambio di mentalità e sicurezza che sicuramente ci darà forza e rabbia per la gara di venerdì con la Juve. Abbiamo disputato un grande primo tempo, nella ripresa siamo calati fisicamente ma abbiamo tenuto bene il campo».
Lei purtroppo è stato decisivo negli episodi chiave della partita: c’era il rigore?
«Molto dubbio. Scotto ha calciato la punizione, nel saltare sono stato spinto, ho perso coordinazione e la palla ha colpito Lamesta prima di toccare il mio corpo tra il braccio e la spalla. All’interno dell’altra area l’arbitro non l’avrebbe mai fischiato. Invece sul 2-1 Diakité si è infilato tra me e Gorelli: io avevo l’attaccante dietro e mi dispiace».
Lei è un terzino ma anche braccetto, già nella passata stagione era successo: quale ruolo preferisce?
«Posso fare il terzo centrale, il quinto o il laterale nella difesa a quattro che è il mio ruolo naturale ma in realtà mi trovo bene ovunque. Dobbiamo conoscerci bene e crescere di condizione, poi daremo fastidio a molte squadre».