Alla fine a vincere davvero sono sempre loro, i tifosi, che in circa settanta hanno seguito il Rimini fino a Sassari, tra l’altro con una disavventura visto il ritardo della nave, che li ha fatti attraccare alle 18.15 anziché alle 16. Per questo l’ingresso nello stadio è avvenuto superata l’ora di gioco sul risultato di 1-1, quando i rossoblù stavano approfittando dei segnali di stanchezza lanciati dalla squadra di Raimondi, che nel primo tempo però ha mostrato notevoli passi in avanti. Un appiglio dal quale ripartire, anche se le incognite per l’allenatore italo-argentino rimangono tante. «Abbiamo disputato un buonissimo primo tempo, mettendo in difficoltà una signora squadra. Noi abbiamo cercato di interrompere sul nascere le loro giocate e anche in fase di possesso abbiamo fatto veder qualcosa in più. Poi c’è stato il rigore che preferisco non commentare».
Non si aggrappa dunque agli episodi Raimondi anche se nei 94’ essi sono stati decisivi, a partire dal gol di Gigli, il pari di Diakité su rigore e poi il ribaltone firmato dallo stesso attaccante: in sostanza il Rimini è uscito sconfitto subendo due tiri nello specchio. Zaccagno è stato involontariamente “generoso” sullo 0-1, ma poi due volte ci ha messo le mani mentre il Rimini ha accusato la stanchezza e la mancanza di qualità nei giovani subentrati. «Purtroppo non abbiamo ancora la condizione fisica adatta – prosegue Raimondi – altrimenti l’avremmo continuata a giocare alla pari e un punto l’avremmo portato a casa. Paghiamo il ritardo, abbiamo bisogno di un altro paio di settimane per far sì di trovare la continuità su tutto l’arco della gara».
Comunque ancora c’è tanta strada da fare: «Nella prima partita era normale tenere il baricentro basso, oggi (ieri ndr) nella stanchezza avremmo dovuto proseguire a mettere in pratica il gioco rasoterra. Nonostante la loro organizzazione e il cambio modulo, i nostri avversari a un certo punto si sono abbassati: anche se ripartivano bene, noi avremmo dovuto approfittarne. Purtroppo è andata così. E ringrazio i tifosi che ci hanno seguito fin qui».
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