Alfredo Rota, può raccontare come è nata la trattativa per la cessione delle quote di maggioranza del Rimini?
«Era da tempo che chiedevo aiuto: ho girato l’Italia per cercarlo finché non ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere la nuova proprietà, che mi ha ispirato subito fiducia. Il primo contatto non è stato con Stefano Petracca ma con una persona comunque all’interno della sua organizzazione. In sostanza mi è arrivata la segnalazione che il loro gruppo stava cercando una società in cui investire e tra le altre aveva individuato anche il Rimini. Quello che mi ha colpito è la serietà, io vado molto a pelle, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo effettuato discorsi con la massima professionalità e il massimo rispetto».
Come mai per il closing si è dovuto attendere così tanto tempo?
«Noi siamo imprenditori sempre in giro per l’Italia: ci sono anche altri tecnici che lavorano attorno a questo passaggio e il tempo vola. Escludo comunque in maniera categorica che ci siano state magagne, anche perché se non fossimo stati in regola per primi se ne sarebbero accorti gli organi della Covisoc. La nostra società è sana ed è sempre stata puntuale, i conti sono a posto e ci metto la mia faccia. Rimane qualche pagamento da saldare per quanto riguarda il mese di giugno ma non ci sono problemi, altrimenti il nuovo gruppo avrebbe rinunciato».
Quanto stava diventando gravoso per lei portare avanti il Rimini da presidente?
«Il peso economico è stato il motivo principale, non potevo più andare avanti da solo, a parte gli sponsor».
Che tre stagioni sono state per lei?
«Favolose, molto emozionati, le porterò nel cuore. Sono contento di essere riuscito a conquistarmi un bel rapporto con la tifoseria, la città e le istituzioni. Un ringraziamento speciale lo devo fare a Peroni per tutto il lavoro svolto, se lo merita al di là di tutte le critiche ricevute. Poi ovviamente estendo il pensiero a Maniero, Cherubini, Gaburro e a tutto lo staff, al settore giovanile, allo staff sanitario e ai magazzinieri. Presto farò uscire anche una mia lettera pubblica».
Qual è stata l’emozione più grande?
«Riportare il Rimini in un anno tra i professionisti, sollevare la Coppa di Serie D e poi vivere un campionato di Serie C, riuscendo anche a svolgere i play-off che mancavano da 13 anni».
Lei è completamente fuori dalla nuova società?
«Sì, avevo chiesto di cedere le quote al 100 per cento e loro sono un gruppo, ripeto serio. Per i risultati parlerà il campo ma sulla nuova società sono pronto a scommetterci».
Continuerà a seguire il Rimini?
«Certamente, sosterrò i biancorossi da tifoso andando allo stadio e poi un occhio speciale sarà dedicato a mio figlio classe 2007 Roberto che gioca nel settore giovanile».
Un domani tornerà nel calcio?
«Attualmente mi prendo una pausa e stacco completamente, poi vedremo».