Calcio C, organizzare e programmare: Cesena, il futuro è adesso

Gennaio è un mese spartiacque nel mondo del calcio. E’ quello in cui il girone d’andata lascia spazio al ritorno, quello in cui si svolge il mercato di riparazione e quello in cui coloro che non si limitano a guardare all’oggi iniziano a progettare il domani.

Le idee prima dei sentimenti

Gennaio è anche un mese in cui, molto spesso, nel calcio professionistico gli umori e i sentimenti vanno a condizionare le idee. Prendiamo quanto successo un anno fa a Cesena. Il girone d’andata, esauritosi nel dicembre 2019, si era chiuso con la squadra di Modesto a quota 24, a -3 dai play-off e a +8 dai play-out. Tempo di ripartire ed ecco arrivare il ko di Pesaro, il 3-3 interno con la Virtus Verona, mille dubbi e una crescente paura. In quel momento, la reazione della società fu frenetica: il terrore di finire risucchiata dal mulinello creato da chi stava già sott’acqua fece scattare una corsa folle ai rinforzi, con gli arrivi immediati di De Santis, Ardizzone e Caturano, i primi due in campo contro il Carpi e il terzo subito a segno a Trieste. Però contro Carpi e Triestina furono altre due sconfitte. Cesena a -7 dai play-off e a +2 dai play-out. Tilt. Per normalizzare la situazione servirono l’esonero di Modesto e l’arrivo di Viali. Poi arrivò il Covid e niente fu come prima.

Cesena, bivio strategico

Il fattore Covid sta condizionando il campionato 2020-2021 e senza dubbio condizionerà l’economia, anche (se non soprattutto) quella calcistica, degli anni che verranno. Ecco perché il mese di gennaio 2021 sarà, per il mondo del pallone, ancora più importante dei mesi di gennaio che l’hanno preceduto. Restando in casa Cesena, gennaio dovrà dare quantomeno tre risposte fondamentali per capire la strategia e per rendersi conto di dove potrà o vorrà arrivare il Cfc (Cesena Football Club). Tre risposte che sono giocoforza legate tra loro. Partendo dalla più importante: due settimane e si entrerà nel 2021, cioè l’anno in cui termina il progetto triennale lanciato nell’estate 2018. Gli imprenditori che 30 mesi fa hanno deciso di resuscitare il Cavalluccio presto dovranno confermare il loro vincolo con il Cesena Fc oppure scioglierlo. Quindi: cosa vorranno fare da grandi le 28 aziende all’interno del club? Una domanda a cui ora come ora nessuno, neppure in società, sa dare risposta. Visto che al momento (parole dette lunedì dall’amministratore delegato Padovani) non ci sono imprenditori alla porta, ci sarà bisogno del massimo sostegno di chi già è dentro e che, rispetto alle due stagioni precedenti, dovrà al termine di questo campionato andare di nuovo in tasca. A giugno bisognerà infatti ripianare le perdite causate dall’assenza di pubblico e che sono previste in 600mila euro (dunque 20mila euro a testa o poco più). Anche alla luce di questo, riusciranno tutti a permettersi un ulteriore sforzo triennale? Se a decidere fosse la passione, nessuno se ne andrebbe. Però qui si parla di soldi e, come è giusto che sia, ciascun imprenditore sceglierà liberamente cosa fare. Cesena, ormai è chiaro a tutti, è piazza che ha passione ma che non si accontenta di vivacchiare in C. Ha ambizione di tornare ai piani superiori, là dove è stata praticamente sempre negli ultimi 50 anni.

La forza delle idee

Ma senza uno sforzo economico importante, cosa che questi imprenditori non hanno le possibilità di fare, la strada che si deve battere per riportare il Cesena dove merita di stare è quella della competenza. Si deve quindi organizzare, programmare e strutturare il club. Come? Investendo sulle persone. Che non significa sugli ingaggi, ma sulle professionalità (che vanno pagate in base a ciò che meritano). L’investimento va fatto sull’area tecnica. A partire dal direttore sportivo. Zebi è stato una scommessa estiva: gli era stato chiesto di iniziare un progetto e lui ha allestito una squadra altamente competitiva, soprattutto se paragonata al budget a disposizione. Ha puntato sulla patrimonializzazione del club attraverso l’acquisizione di giocatori di prospettiva e il cartellino di Bortolussi profuma già di super affare. Ha dimostrato di conoscere i giocatori, dagli esperti ai giovani (il suo radar ha individuato pure Nardi, Gonnelli, Steffè, Capanni...), e ha gettato le basi per il domani. Ma visto che a gennaio il domani non è il futuro ma è già il presente, il Cesena deve prendere ora una decisione. Se merita la conferma, gli si proponga subito il rinnovo perché sul mercato un direttore sportivo che non ha una data di scadenza ravvicinata ha più potere nelle trattative e dà più forza al club per cui lavora. Legato al discorso direttore sportivo c’è poi il discorso allenatore. La sensazione che si ha da fuori, è che sia il “ticket” Zebi-Viali a funzionare bene. Lo dimostra il cammino del Cesena: quando si è sentito del tutto tutelato, Viali si è dedicato anima e corpo al lavoro sul campo e alla gestione del gruppo. Riuscendo a far crescere le qualità dei giocatori e a cementare i rapporti tra gli uomini. Quando i soldi sono pochi, servono le persone giuste e le idee valide. Non si deve tergiversare ma servono scelte decise. Come quella, ed è la terza risposta urgente da fornire dopo assetto societario e struttura dell’area tecnica, legata al mercato di gennaio. Per raggiungere il livello di chi ha speso tantissimo (Padova e Perugia) o di chi programma da anni (Sudtirol) servirebbe uno sforzo economico folle. Dunque le possibilità sono tre. Provare ad arrivare il più in alto possibile alimentando questo gruppo e inserendo un paio di tasselli di qualità (magari un under e un over); ufficializzare che l’obiettivo principale si chiama risparmio (quindi 5 under in campo per tutta la partita e se si arriva undicesimi fa niente); festeggiare la salvezza anticipata (vendendo Bortolussi). Programmare, speculare o azzardare? Gennaio è dietro l’angolo: fate il vostro gioco.

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