Da Pescara è tutto, linea a Fermo. L’imponente Adriatico e il minuscolo Recchioni distano meno di due settimane e 109 chilometri. Sono due stadi completamente diversi: a Pescara serve il binocolo per distinguere i calciatori, a Fermo la tribuna stampa è un balcone che sovrasta le panchine e il rischio è di sporgersi troppo e di cadere al piano inferiore, travolgendo Viali o il quarto ufficiale. Al di là delle caratteristiche architettoniche e del diverso blasone, quando questi due stadi ospitano il Cesena, nel dubbio finisce sempre allo stesso modo: piuttosto male. Dodici giorni dopo la visita all’Adriatico, visita naturalmente chiusa con un risultato negativo (sconfitta numero 16 in 22 viaggi), il Cavalluccio scende domani a Fermo, un’altra città dove nella sua storia non ha mai vinto in campionato, ricevendo al contrario diversi schiaffi dolorosi. Rispetto a Pescara, dove i precedenti senza vittorie sono tantissimi, al piccolo Recchioni, minuscola bomboniera che sorge nel cuore di Fermo, la Romagna bianconera è entrata tre volte nella sua storia e ne è uscita con appena un punto e sempre con la stessa smorfia insofferente. Rutzittu, Molinari, D’Anna, Galipò: quattro nomi in ordine sparso, che probabilmente non diranno granché, ma che hanno contribuito a rendere il Recchioni una specie di stadio Adriatico spostato leggermente più a nord.
Delusione
Il primo precedente riguarda il campionato 1999-2000, quando il Cesena scese a Fermo per blindare la B. Sono passati 22 anni esatti (era il 2 aprile 2000) da quel tremendo pomeriggio risolto da un guizzo dell’impronunciabile Rutzittu, una specie di codice fiscale che subentrò al 20’ per l’infortunio di un compagno e che al 64’ punì il Cesena, da quel momento incapace di vincere una partita e di salvarsi, mentre la Fermana di Iaconi chiuse il campionato all’ultimo posto con appena 29 punti. Da quel giorno fino al 2019 il Cavalluccio è tornato al Recchioni solo una volta, ma in Coppa Italia: era il 4 ottobre 2000 e il Cesena di Tazzioli vinse 4-1 con autogol di Pazzi e reti di Chiaretti, Taldo e Bondi. Una storia molto simile ai viaggi a Pescara: in campionato non si vince mai, in Coppa Italia si vince sempre.
Doppietta
Ma torniamo al campionato e alla storia più recente. Dopo 19 anni Fermana e Cesena si ritrovano sotto un cielo londinese e una pioggia incessante il 3 novembre 2019. Il criticatissimo Maistrello, fino a quel momento a secco, sblocca il risultato al 19’, ma il Cesena pareggia con il rigore di Butic e sorpassa con il siluro di Rosaia dal limite prima del 2-2 del panzer gialloblù, che firma la personale doppietta. Il meraviglioso 2-3 di Franco al 64’ assomiglia a un’ipoteca, ma 19 anni dopo Rutzittu ci pensa un altro carneade a beffare il Cesena: il 37enne argentino Hernan Molinari, subentrato a Maistrello, sbatte alle spalle di Agliardi una punizione innocua ma diventata imprendibile per colpa di una deviazione della barriera. Oggi Maistrello è il capocannoniere del girone A con il Renate, mentre Molinari è tornato in Argentina e fa l’insegnante di italiano a scuola. Ma non è mica finita qui. Poco più di un anno fa il Recchioni diventa il teatro di un’altra partita stregata per il Cesena e risolta da un altro sconosciuto o quasi: Simone D’Anna, che oggi gioca in D a Bitonto e che il 3 marzo 2021 assomigliava a Iniesta. La sua doppietta (l’unica nella Fermana, proprio come quella di Maistrello...) al tramonto del primo tempo indirizzò la partita, poi Sorrentino provò a riaprirla e lo sciagurato arbitro Galipò la chiuse con l’annullamento di un gol valido (Nanni) al 94’. Perché nel dubbio, a Fermo, la legge di Murphy (se qualcosa può andare male, lo farà) è il primo e unico comandamento che ha sempre accompagnato il Cesena. Come a Pescara.