Calcio C, Ilari: "Teramo-Cesena è un'emozione forte"

Per raggiungere lo stadio Bonolis di Teramo senza sbagliare strada ci sono due modi: consultare il navigatore o chiedere a Carlo Ilari. Il centrocampista del Cesena ha indossato la maglia del Teramo 130 volte tra campionato, play-off e play-out in 4 stagioni, di cui una interrotta sul più bello dal Covid poco meno di due anni fa. Il viaggio di domani in Abruzzo assomiglia molto a un ritorno a casa, considerando che per scendere si passerà anche dalle parti di Ancona (dove Ilari è nato) e di Ascoli Piceno (dove Ilari è cresciuto calcisticamente).

Ilari, cosa significa per lei tornare a Teramo?

«Una forte emozione, ritrovo un posto e una squadra dove ho trascorso 4 degli ultimi cinque anni della mia vita. Teramo è stata l’esperienza più lunga della mia carriera: lì mi hanno dato tanto e io sono cresciuto tanto. La scorsa stagione è stata speciale per colpa del Covid, vivevamo più allo stadio che a casa. Sono felice di tornare e di ritrovare il pubblico, che nello scorso campionato ci avrebbe fatto comodo».

In tre campionati e mezzo lei ha segnato 17 gol. Evidentemente ha funzionato proprio tutto anche a livello personale.

«Sì, non c’è dubbio. Ho sempre giocato e ho sempre dato il massimo. Un anno fa, più o meno di questi tempi, siamo stati anche primi in classifica, poi ci siamo un po’ persi anche perché la Ternana ha cominciato a vincere e non si è più fermata».

Con Paci ha segnato 7 gol. Come veniva utilizzato in campo?

«Facevamo il 4-4-2, mi utilizzava da esterno a destra, ma avevo la possibilità di inserirmi diventando praticamente un trequartista, che poi sono più o meno le stesse cose che voleva Viali all’inizio di questa stagione. Sono stato bravo a sfruttare le mie caratteristiche e a segnare tantissimo. L’unico rimpianto dello scorso campionato è stato non avere il pubblico in tribuna».

Estate 2016: lei lascia la Romagna (Santarcangelo) e scende in Abruzzo. Come fu l’impatto con Teramo?

«Quando arrivai cinque anni fa, stavano costruendo una squadra forte, ma la prima stagione non andò benissimo specialmente quando venne esonerato Zauli, che mi aveva portato da Santarcangelo. L’anno dopo ci salvammo, ma fu un grandissimo campionato. Poi sono stato un anno a San Benedetto, prima di tornare nelle ultime due stagioni, la prima con Tedino interrotta sul più bello dal Covid e la seconda cominciata alla grande e poi chiusa comunque positivamente».

Nella sua carriera ha assaggiato anche la Juventus.

«Ad Ascoli ho esordito a 17 anni in B e l’anno dopo ho segnato due gol, così a 18 anni e mezzo vado alla Juve. Mi dividevo tra prima squadra e Primavera, ma a marzo mi sono infortunato al ginocchio e ho perso il treno».

Tornando al presente, quale sarà la difficoltà più grande domani al Bonolis per il Cesena?

«Il Teramo sta bene, prende pochi gol, non perde da cinque partite. E’ una bella realtà, gioca un buon calcio e avrebbe meritato più punti in classifica. Ha un ottimo centrocampo anche se non ci sarà Mungo (squalificato, ndr), mentre davanti è una squadra con giocatori molto veloci e abili nell’uno contro uno, con diversi attaccanti di gamba che possono darci fastidio come Bernardotto e Malotti. Dovremo essere bravi a non concedere campo e spazi soprattutto a loro».

Chi rivedrà con particolare piacere?

«Ho legato tanto con Mungo e con capitan Arrigoni. Lo scorso anno lo stadio Bonolis era diventato casa mia, non si poteva uscire, mangiavamo spesso lì sia a cena che a pranzo e facevamo tutte le settimane i tamponi».

Come è stato il suo impatto con il Cesena?

«Molto positivo, sto benissimo in Romagna. A parte la sconfitta contro il Modena, che non meritavamo, è stata una partenza davvero buona, ma ora dobbiamo tenere duro perché il difficile viene adesso. Vogliamo rimanere lì il più a lungo possibile, sappiamo che ci sono aspettative e che la responsabilità è grande, come è giusto che sia in questa città».

Per lei è la prima volta in assoluto a Cesena, non avendo mai affrontato il Cavalluccio neppure da avversario.

«Esatto. E’ un posto speciale, poi in C poche squadre hanno l’appeal del Cesena. Quando vai a giocare al Manuzzi, è giusto entrare e avere aspettative alte, perciò capisco il tifoso che vorrebbe vincere tutte le partite. Noi ci proviamo».

Sette gol l’anno scorso, nessuno dopo 10 giornate quest’anno. Come mai?

«Il gol mi manca, diciamo che mi ero abituato bene. Ma per me gli assist hanno lo stesso peso e finora ne ho già distribuiti tre: uno a Caturano contro il Modena e due a Bortolussi contro Ancona e Vis Pesaro. E poi davanti abbiamo attaccanti fortissimi, è giusto che ci siano innanzitutto loro in area. Fino a quando segnano almeno un gol a partita possiamo viaggiare tranquilli e io posso pensare solo agli assist (sorride, ndr)».

Dopo due mesi di campionato, quanto abbiamo visto del vero Ilari?

«A livello di assist sono contento, ma sono consapevole di poter dare molto di più, di poter segnare, di poter essere più presente dentro l’area di rigore».

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