Calcio C, Favale: "Che bella emozione tornare a Cesena"

«Giuliooooo». L’inconfondibile urlo proveniente dalla panchina di William Viali è stato molto spesso la colonna sonora di un campionato 2020/2021 diventato famoso per le tribune desolatamente vuote, che aiutavano perlomeno a smascherare le indicazioni del tecnico del Cesena. Uno dei destinatari di queste indicazioni era Giulio Favale, spesso sollecitato dal suo allenatore ad alzarsi o abbassarsi sulla fascia sinistra nelle sfumature di un sistema di gioco che trasformava (e trasforma tuttora) il terzino in un’ala. Quelle urla, da qualche settimana, sono tornate ad animare il Manuzzi e il più felice di risentirle è proprio Giulio Favale, che non vedeva l’ora di tornare a casa: «Sì, per me Cesena è casa – sorride – e oggi posso dire che è come se non me ne fossi mai andato quest’estate. A un certo punto, quando sono tornato alla Reggiana, non avrei mai pensato di poter tornare e per questo è stato ancora più bello ed emozionante».

Favale, lei ha debuttato contro il Modena diventando subito titolare. Se glielo avessero detto un mese fa, ci avrebbe creduto?

«No. Io a Cesena sarei rimasto con tutte le mie forze, ma ero in prestito e c’era un contratto che mi legava alla Reggiana, quindi sapevo che non sarebbe stato possibile. Eppure…».

Eppure?

«Eppure oggi sono qua e sono la persona più felice del mondo perché nel frattempo sono successe diverse cose e per fortuna ci siamo incontrati di nuovo in modo del tutto inaspettato. L’aspetto che mi ha colpito di più, da quando ha cominciato a girare la voce di un mio possibile ritorno, è stato l’affetto del pubblico. Dentro lo spogliatoio sapevo di essere ancora legatissimo ai compagni e allo staff e la loro accoglienza non mi ha sorpreso, ma quella delle gente di Cesena sì. Lo dico sinceramente: siete stati commoventi e l’applauso che ho ricevuto quando sono stato sostituito al debutto contro il Modena non me lo sarei mai aspettato. Sono contento di aver trasmesso la mia passione e il mio attaccamento alla maglia».

Com’è stato l’impatto con la nuova/vecchia realtà?

«Ripeto, dal punto di vista squisitamente di squadra è come se non me ne fossi mai andato. Sono cambiati diversi compagni, la squadra è stata ancora più ringiovanita, ma ho trovato lo stesso gruppo unito di un anno fa, la stessa forza, la stessa compattezza, le stesse certezze e naturalmente le stesse richieste tattiche dell’allenatore che avevo imparato un anno fa. Con Viali ho un grande rapporto, mi ha sempre dato fiducia e lo ringrazio. Ma una differenza rispetto alla scorsa stagione c’è».

Quale?

«Siamo più avanti dello scorso anno e non mi riferisco alla classifica. Il gruppo è ripartito da basi più solide e anche con i nuovi ci si riesce a capire prima».

Fisicamente come sta?

«Ora mi sento bene, dopo due belle settimane di lavoro. Contro il Modena ero ancora imballato, a Grosseto è andata decisamente meglio, mentre la scorsa settimana è stata fondamentale perché non c’erano turni infrasettimanali e ho lavorato bene».

Dopo un anno a porte chiuse, com’è stato l’impatto con il Manuzzi a porte finalmente aperte?

«Questa è l’altra grande novità, che aspettavo da troppo tempo. Il Manuzzi è carica, è un’iniezione di fiducia, è benzina nelle gambe a ogni scatto e a ogni palla. Il pubblico mi mancava, non avevo ancora avuto il piacere e ora finalmente l’ho provato, aspettando la curva piena».

Torniamo alla sua estate. Cosa è successo a Reggio Emilia?

«Dopo essere tornato per fine prestito, all’inizio di questa stagione avevo ricevuto diverse richieste, ma il club mi ha dato fiducia, prospettandomi anche un possibile rinnovo di contratto. A pochi giorni dalla chiusura del mercato, verso fine agosto, hanno fatto altre scelte e mi hanno comunicato che non sarei più entrato in lista e che non rientravo nei progetti. Io rispetto le scelte tecniche e i pensieri di una società, ci mancherebbe, solo che in quel momento non è stato facile accettare la decisione perché il mercato si stava per chiudere e i tempi mi penalizzavano. Quindi abbiamo risolto il contratto e mi sono svincolato. Poi, come dice il proverbio, a volte si chiude una porta e si apre un portone».

Prima della chiamata del Cesena, dove si è allenato?

«Un po’ da solo, poi con i ragazzi del Real Forte Querceta (formazione toscana che milita nel girone D di serie D, ndr), che ringrazio pubblicamente, e infine qualche giorno anche a Pontedera. Fino alla telefonata del Cesena...».

Lei aveva già assistito a Lucchese-Cesena dalla tribuna. Credeva già di poter tornare?

«No, quel giorno sono andato al Porta Elisa solo per salutare i miei compagni e per vedere la partita, visto che abito a 20 chilometri da Lucca. Lì mi sono accorto di essere ancora a casa quando sono sceso ad abbracciare i ragazzi. L’accoglienza è stata meravigliosa, indimenticabile».

Dalla Lucchese all’Ancona Matelica, in meno di due mesi il Cesena ha cambiato passo.

«C’è stata una crescita importante, in termini di consapevolezza e di continuità dentro alla partita. Ora bisogna continuare con questo entusiasmo, restando sempre con i piedi ben piantati per terra».

Che idea si è fatto del girone?

«E’ difficile come l’anno scorso. Ma, guardando le ultime tre partite che ho giocato, penso che il nostro futuro dipenda principalmente da noi, dal nostro lavoro e dalle nostre idee».

Ultima domanda: ha notato che da quando lei è tornato si è sbloccato il suo grande amico Bortolussi?

«E’ una coincidenza, perchè era solo una questione di tempo. Però, in effetti, per il cross di Grosseto mi ha ringraziato subito…».

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