Calcio, c'è Spezia-Juve a Cesena: nel 2007 Confalone decisivo

CESENA - Anche il 27 gennaio di 13 anni fa c’era di mezzo una mascherina. Simone Confalone la indossava per proteggersi il naso, che due settimane prima contro il Piacenza si era praticamente sbriciolato dopo un banale tamponamento a centrocampo: «Nella mia carriera ho giocato con bende, fasciature rigide, mascherine e anche occhiali ed è sempre stata una sofferenza incredibile, perché non ho mai sopportato neppure la maglia da pelle, figuriamoci tutto il resto. Ma quel giorno non potevo proprio rischiare e quindi l’ho messa».

Quel giorno si giocava Spezia-Juventus, ultima partita del girone di andata del campionato di B 2006-2007, una sfida che torna oggi in Serie A allo stadio Manuzzi, la casa provvisoria dello Spezia e nella quale dovrebbe entrare anche il Confa, invitato dal club ligure ufficialmente in qualità di ex e ufficiosamente come talismano, visto che nell’ultimo Spezia-Juventus del 2007 fu proprio il centrocampista di San Carlo, attuale allenatore dell’Under 12 del Cesena, a segnare e quasi a battere la Vecchia Signora.

Confalone, come fu l’attesa di quella partita e che effetto le fece sfidare la Juve in serie B?

«Fu un’attesa completamente diversa, perché la Juve in quel momento era l’attrazione del campionato, la squadra più forte non solo della B, ma anche d’Italia. C’erano tre campioni del Mondo con l’Italia (Buffon, Camoranesi e Del Piero, ndr), un campione d’Europa e del Mondo con la Francia (Trezeguet, ndr) e un Pallone d’oro (Nedved, ndr) oltre a tanti giocatori fortissimi. Sfidare la Juve era entusiasmante, ma le mie settimane di avvicinamento a quella partita furono difficili per colpa della frattura al setto nasale che mi procurai contro il Piacenza. Nei primi tre giorni della settimana che portava alla Juventus non mi sono allenato, il quarto giorno sì, ma perdevo troppo sangue e a un certo punto sono svenuto. Sono arrivato a pezzi a quella partita, ma per fortuna la fame, l’adrenalina, la voglia e… la Juventus mi hanno rimesso in piedi».

Il gol segnato a Buffon è stato il momento più emozionante?

«Senza dubbio, proprio perché non ho mai segnato in carriera a un portiere così forte. E poi perché, fino al 93’, stava 1-0 per noi».

Ricorda ancora la rete?

«Certo. Progressione di Gorzegno sulla sinistra, palla a Do Prado che sterza dopo aver guadagnato il fondo. Io, che avevo già cominciato ad accompagnare l’azione, quando ho visto che Do Prado era pronto per crossare ho fatto la cosa che mi riesce meglio: buttarmi nello spazio dentro l’area. Cross teso al centro, prendo il tempo a Balzaretti e batto Buffon con un colpo di testa perfetto. Se penso che sono riuscito a segnare di testa a Buffon indossando la mascherina, mi viene ancora oggi da ridere».

Da quel momento la sua esperienza allo Spezia è cambiata?

«Da quel giorno, proprio per via della maschera, i bambini e i raccattapalle dello Spezia hanno cominciato a chiamarmi Zorro. Ho impiegato qualche giorno a capire il soprannome, poi mi hanno fatto vedere le foto sui giornali e ho capito».

Cosa significa segnare un gol a un monumento come Buffon?

«Segnare a Buffon è come buttare giù un muro di cemento armato con una spallata. Gigi dalla televisione non rende, ma dal vivo e soprattutto in campo era impressionante. Tra l’altro in quella partita ho rischiato di segnare altre due volte: sul primo tiro fece un miracolo, mentre io stavo già cominciando ad esultare. Poi, sempre sugli sviluppi di un inserimento in area, girai al volo ma gli tirai in bocca».

Al netto di Buffon, quale giocatore della Juve la sorprese di più?

«Del Piero e Nedved. Il primo per la classe, il secondo perché non si fermava mai e menava tutti. Due fuoriclasse di un’altra categoria».

Fu proprio Nedved, al 93’, a trovare il gol del definitivo 1-1.

«Ormai eravamo sicuri di aver vinto e aspettavamo solo il fischio di Rocchi, ma Pavel inventò un gol incredibile. E vi assicuro che segnare a Santoni, quel giorno, non era affatto semplice».

Quel gol ha cambiato qualcosa nella sua vita?

«Beh, consentì allo Spezia di strappare un punto e di arrivare davanti all’Arezzo a fine campionato, prenotando i play-out poi vinti contro il Verona. Quindi fu uno dei gol-salvezza».

E’ il gol più bello e più importante della sua carriera?

«No, al primo posto c’è sempre il tiro a giro del provvisorio 2-2 contro il Rimini nel 2004. Con lo Spezia ho segnato al portiere più forte del mondo, ma il gol con il Cesena l’ho realizzato a casa mia, sotto la curva strapiena, in un derby e nel momento più importante della partita. Tra l’altro anche quel giorno stavo male e non mi ero praticamente mai allenato durante la settimana, evidentemente è destino».

Alla fine di Spezia-Juventus non scambiò la maglia con nessuno. Come mai?

«Non sono mai stato un collezionista di maglie, ma diciamo anche che nessuno la voleva scambiare con me, perché io picchiavo tutti e consumavo le caviglie degli avversari, quindi probabilmente non avevano molta voglia di chiedermi la maglia. Ricordo ancora quando affrontammo in amichevole proprio la Juve con il Cesena. Del Piero si avvicinò e mi disse: “Ti do la mano adesso, perché so che a fine partita non te la vorrò più dare…”».

SERIE A

Spezia-Juventusoggi al Manuzzicon Cr7 in panchina

«Cristiano Ronaldo è risultato negativo anche al secondo tampone e stamattina (ieri, ndr) si è allenato individualmente. Partirà con la squadra per Cesena però non credo che giocherà dall’inizio. L’importante è averlo: si è allenato a casa, ed è talmente importante che ce lo portiamo con noi». Così Andrea Pirlo alla vigilia di Spezia-Juventus, in programma oggi alle ore 15 in un Orogel Stadium-Dino Manuzzi chiuso al pubblico ma aperto allo spettacolo. Pirlo davanti schiererà Morata, Dybala e Kulusevski mentre in difesa non recuperano né Chiellini né De Ligt, ma almeno ci sarà Bonucci. «Le pressioni? Ho giocato 20 anni e sono abituato, anzi le critiche mi fanno venire voglia di fare sempre meglio e proseguire sulla mia strada. Sono tranquillo e continuerò a fare il mio lavoro fino in fondo».

Dall’altra parte c’è la matricola Spezia che gioca benissimo e che in classifica ha 5 punti: «Essere all’altezza della situazione anche contro la Juventus vorrebbe dire che siamo davvero sulla strada giusta. Concentriamoci su una partita importante: ora contano i punti, ma soprattutto uscire a testa alta dal rettangolo di gioco».

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