Calcio C, dieci anni fa il Cesena perdeva il simbolo Edmeo Lugaresi

CESENA - Se ne andò il giorno di Cesena-Napoli 1-4 e a un dato momento, oggi sono 10 anni dalla scomparsa di Edmeo Lugaresi. Al di là di questo, nessuno ha dimenticato il suo percorso umano e sportivo e ognuno conserva un episodio o un aneddoto per ricordarlo. Quello che riproponiamo è un estratto della sua intervista rilasciata al Corriere Romagna il 9 maggio 2002, una volta definito il passaggio di consegne con il figlio Giorgio. Lugaresi, come sono i primi giorni da ex presidente del Cesena? «Ancora faccio fatica a dirlo, vent’anni e passa non si cancellano in un giorno. Ci vorrà un po’ di tempo per abituarmi all’idea». Due anni fa, quando Pier Luigi Cera lasciò il Cesena, salutò dicendo: “Il calcio è spietato, mentre noi siamo troppo buoni”. Si ritrova in questa frase? «Sì, soprattutto per quanto riguarda il nostro rapporto con i calciatori. Li aiutiamo a inserirsi in città, a trovare l’appartamento, non gli facciamo mancare nulla. Qui stanno bene tutti, vengono in Romagna con le famiglie e si sentono come a casa. Il guaio è che alla lunga si siedono. Guardate cosa è successo quest’anno con Cuttone: 11 punti in 5 partite, poi nelle gare che contano la squadra si è sciolta. E al di là di tante chiacchiere, sono mancate le palle, la voglia di soffrire». Eppure per anni fare stare bene i calciatori e creare un certo tipo di ambiente è stata la vera forza del Cesena. «È vero, invece ora chi va via spesso fa meglio e si rilancia. Il problema è che secondo me è cambiato il tipo di calciatore, mentre noi siamo rimasti gli stessi. Noi abbiamo fatto campionati di serie A con squadre che sulla carta non venivano considerate. Di campioni tipo Schachner ne sono arrivati pochi, la nostra forza erano giocatori umili e poco quotati che a Cesena si trasformavano». Quindi quella che era la vostra forza è diventata una vostra debolezza. «Faccio un esempio per tutti: Fabio Calcaterra. Venne da noi per la prima volta dall’Inter nell’affare-Bianchi, era poco considerato, aveva poco talento, ma in campo dava tutto, era un grande. L’ho rivisto giocare in un’amichevole qualche settimana fa, con lui e Piraccini a correre con lo stesso spirito di allora, uno spirito che oggi non vedo più. Per anni in serie A ci siamo guadagnati il rispetto di tutti perché avevamo un nostro stile, con i nostri giovani e tanti giocatori di cuore. Non sapete la soddisfazione di sentire a fine partita i complimenti di Boniperti o di Galliani. Non abbiamo mai usato la frusta con i giocatori, ma il calcio è cambiato, e come siamo nati, siamo spariti». Quale giocatore del suo Cesena le assomigliava per carattere? «Ho sempre ammirato i giocatori di personalità, come Cera e Frustalupi. Ma mi sono affezionato anche a Ceccarelli, Piraccini, Rizzitelli, uomini veri, giocatori cresciuti con noi, che avevano voglia di fare sacrifici». Negli anni ’90 lei fu tra i primi a sollevare il problema degli arbitri contro le provinciali. «E da lì ho capito che degli arbitri è meglio parlarne il meno possibile. Dopo un 1-1 con la Lazio (25 novembre 1990, ndr) ero arrabbiatissimo perché Ceccarini annullò un gol incredibile ad Amarildo. In sala stampa dissi davanti alle telecamere di Italia Uno: “Sono stanco di farmi prendere per il culo”. Scoppiò il finimondo, ma io andai avanti. Il giorno dopo telefonai a Matarrese e gli dissi: “Devo morire di agonia o di un colpo secco?”. La settimana dopo a Pisa andiamo in vantaggio 0-2, poi l’arbitro (Magni di Bergamo, ndr) comincia a farne di tutti i colori e il Pisa vince 3-2. Ricordo ancora Anconetani venire da me a dirmi: “Ma cosa hai fatto a quest’arbitro?”. Non gli avevo fatto niente, ma ormai avevo capito tutto». Che immagine pensa di avere lasciato alla gente di Cesena? «Non sta a me dirlo, ma credo di avere fatto il mio dovere e di avere fatto qualcosa di positivo a livello sociale per la mia città. Poi a lavorare si sbaglia, ma solo chi sbaglia in malafede non può girare a testa alta per strada. Il mio bilancio di questi 22 anni è positivo, con la politica dei giovani e la cura del vivaio abbiamo tracciato la linea che penso dovrà seguire anche il nuovo Cesena». Con lei lascia l’ultimo dei presidenti tifosi. Rozzi e Anconetani non ci sono più, mentre Luzzara l’ha preceduta di qualche mese nella decisione di lasciare il comando. «Luzzara l’avevo sentito qualche mese fa. Mi ha detto: “Edmeo, adesso nella Cremonese faccio giocare i giovani e con 80 milioni (ovviamente di lire, ndr) faccio la squadra per la C2”. Era sereno e contento». E lei invece in C1 come ci sta? «Ci sto da cani».

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