Vice sindaco Christian Castorri, quando ha sentito per l’ultima volta uno dei proprietari del Cesena?
«Il mio ultimo contatto risale all’11 giugno, una video-chiamata con Michael Aiello quando ho cominciato a leggere le prime notizie dei dissidi interni. Ad Aiello avevo chiesto di chiarire pubblicamente quanto stava emergendo per tranquillizzare la piazza, ma non lo ha fatto. Da quel giorno non ho sentito più nessuno, anche se nel frattempo ho chiesto di ricevere Lewis».
Qual è stata la risposta?
«Mi sono fatto vivo venerdì, ma non ho ricevuto alcuna disponibilità. Il silenzio dei proprietari del Cesena lo trovo irrispettoso verso le 15mila persone che c’erano con il Lecco. Questi tifosi hanno bisogno di dirigenti appassionati, che abbiano voglia di ripartire, e invece nessuno sa nulla. Da dieci giorni i quotidiani raccontano di dissidi interni: chi è coinvolto ha il dovere di smentire o di confermare. Non esiste restare in silenzio».
E’ preoccupato?
«Certo. Ad oggi non sappiamo come sia davvero la situazione. Non può essere stato il risultato sportivo a determinar questa tensione. Capisco che una delusione sul campo possa condizionare alcune scelte, ma una mancata promozione non può mandare una società in tilt».
I presidenti, nei mesi scorsi, avevano pubblicamente parlato di lavori di riqualificazione allo stadio. Quali segnali avete avuto?
«Ci sono state presentate dalle idee, che ad oggi non hanno trovato concretezza. Nel calcio spesso si parla di progetto ma sarebbe più semplice parlare di calcio e costruire una squadra per raggiungere un determinato obiettivo, mantenendo gli equilibri della società. Sono questi i cardini, poi viene tutto il resto. Ma tutto il resto a Cesena c’è: lo stadio, il tifo, il centro sportivo».
Novità sull’ampliamento di Villa Silvia e sulla possibilità di organizzare concerti allo stadio?
«Ci hanno manifestato la volontà di fare delle cose, ma siamo fermi. Quanto allo stadio, i Rockin’1000 hanno una data tra un mese, hanno avuto contatti ma non sanno con chi interfacciarsi».
Lei come vive questa situazione?
«Sono preoccupato per il futuro, perché il calcio a Cesena esprime il sentimento di un’intera comunità che da due settimane non è più informata su nulla».