Calcio C, Cesena, Jozic: "Passione e lavoro, così abbiamo vinto"

Una promozione in serie A, due scudetti e una Supercoppa in un anno sono le quattro medaglie appuntate al petto. Ma la vita e soprattutto la lievitazione quotidiana di un settore giovanile non si misurano solo con i titoli: «Un responsabile - spiega con orgoglio Davor Jozic – deve saper distinguere con lucidità: l’obiettivo della prima squadra è appunto la squadra, l’obiettivo del settore giovanile è il singolo. Io sono contento per le vittorie, perché dopo un anno così il nostro biglietto da visita è ancora più appetibile, ma soprattutto sono contento di sentire parlare tutta la città e tutta Italia del nostro settore giovanile». Appunto, parliamone.

Jozic, da dove comincia questo incredibile filotto di vittorie?

«Dall’estate 2019, ma soprattutto dal fallimento. Il saccheggio che abbiamo inevitabilmente dovuto subire quattro anni fa non è bastato per farci morire. Queste vittorie sono il frutto di un lavoro capillare, durato tre anni. Nel 2018 i dirigenti si sono giustamente concentrati sulla prima squadra e sul ritorno tra i professionisti, poi è cominciato un percorso di lavoro e di programmazione che ci ha portato fino a qui, una ricerca approfondita di allenatori, collaboratori e istruttori, ma anche della mentalità giusta».

I primi si cercano ed eventualmente si comprano, ma la mentalità e volendo il senso di appartenenza, come si costruiscono?

«Con il tempo, il lavoro, la passione. Ho cercato di trasmettere questi valori prima ai tecnici e poi ai gruppi. Perché il calcio è uno sport di gruppo. Ma noi abbiamo lavorato anche sui genitori. In un certo senso pensiamo di essere riusciti ad allenare anche loro».

Lei arrivò nell’estate 2019, dopo il ritorno del Cesena tra i professionisti. Che cosa trovò?

«Era il 24 giugno 2019, arrivai a tempo praticamente scaduto. Più che dire cosa trovai, potrei dire cosa non trovai dopo il fallimento dell’estate precedente… C’era un ambiente slegato, senza una programmazione, senza linee guida. Ogni allenatore pensava alla propria squadra e basta. Assieme ai dirigenti e al presidente Manuzzi abbiamo cercato innanzitutto di allargare l’elenco dei collaboratori, dei preparatori, degli istruttori, puntando sulla qualità. Poi ci siamo imposti delle regole: parastinchi in allenamento, maglia sotto i pantaloncini, comportamenti adeguati. Quando si entra in campo, si finisce di scherzare e si deve lavorare. Oggi raccogliamo i primi frutti».

Qual è stata la difficoltà più grande nella ricostruzione?

«Troppo facile rispondere: il Covid. Abbiamo perso un anno, ma la cosa ancora più grave è che l’anno ha toccato due stagioni, quindi è come se ci fosse un buco di due anni di lavoro. Visto che per tanto tempo non è stato possibile lavorare adeguatamente sul campo, ne abbiamo approfittato per lavorare e migliorare i nostri princìpi. Non ci siamo mai fermati, ma ci mancano mesi e mesi di partite e di relazioni».

A gennaio è arrivata una nuova proprietà. Com’è stato l’impatto con i copresidenti Lewis e Aiello?

«Inizialmente si sono concentrati sulla prima squadra, come è naturale che sia. Con Ceccarelli li abbiamo incontrati, ci hanno chiesto di continuare a seguire la nostra strada e di vincere e direi che li abbiamo accontentati. Sui giovani abbiamo trovato subito un’intesa, io lavorerò per trasmettere ancora di più l’idea e la cultura del nostro settore giovanile».

Queste vittorie cosa vi lasciano?

«La consapevolezza che bisogna credere sempre e comunque nel settore giovanile. Vincere vuol dire aver costruito dei gruppi forti, ma se non hai giocatori da portare in prima squadra non hai vinto un bel niente».

Si aspettava che la Primavera potesse vincere praticamente tutto?

«E’ stato il successo più sorprendente fino a un certo punto. Noi abbiamo vinto senza Berti, con un Lepri utilizzato con il contagocce e con i gemelli Shpendi spesso a sdoppiarsi con la prima squadra. Quindi abbiamo vinto con il gruppo, ci siamo fatti riconoscere come Cesena, grazie a una forte identità e a un fortissimo senso di appartenenza. E anche per la nostra educazione, che non guasta mai».

E le altre due vittorie?

«Ci lasciano una grandissima soddisfazione. Con Under 17 e Under 15 abbiamo giocato le finali senza alcuni giocatori davvero forti, ma gli altri si sono presi la responsabilità e hanno trionfato. Ho parlato con i 2005 e con i 2007, abbiamo lavorato sull’orgoglio e ho detto: “Finora si è parlato solo di Primavera, volete che si parli anche di voi?” Direi che si sono messi in mostra».

L’anno prossimo lei sarà ancora il responsabile del settore giovanile. Cosa si può migliorare ancora dopo un anno trionfale come questo?

«Dieci giorni fa ho parlato con i presidenti, mi hanno espresso fiducia e a me basta così. Ho il contratto, ma non abbiamo parlato di questo e dei soldi, mi è bastato percepire la loro voglia e appunto la loro fiducia. Io non lavoro a Cesena per i soldi, in un settore giovanile come questo si lavora solo per passione. E la passione non si misura e non si paga, perché non costa nulla. Quanto al migliorare, torno al primo punto: io devo vincere con i singoli».

Quando verranno ufficializzati i nuovi quadri?

«Ne stiamo discutendo, a breve comunicheremo tutti i nomi».

A breve dovrete decidere se allestire l’Under 18. Vista da fuori sarebbe doveroso, vista da dentro?

«Io ho già parlato con i presidenti e ho illustrato il mio pensiero. Si prenderà una decisione per il bene del Cesena, ma siamo tutti sulla stessa linea».

Non pensa che sia la soluzione giusta per far crescere chi non è pronto per la Primavera 1?

«Sì, è una squadra che serve per far crescere chi non è pronto. Ma non posso aggiungere altro, per ora. Qualsiasi decisione verrà presa, io la accetterò».

È il giorno decisivoper il difensoreIvan Kontek

Il Cesena sta per definire il terzo colpo. Oggi, infatti, è in programma il summit decisivo con l’agente di Ivan Kontek (l’ex centravanti bianconero Chiaretti) per il trasferimento ufficiale del difensore centrale croato in Romagna. Il club bianconero e la Ternana, dove Kontek ha giocato nelle ultime due stagioni vincendo un campionato di C al primo anno in Italia, devono solo limare gli ultimi dettagli relativi alla formula: possibile un trasferimento a titolo definitivo con contratto biennale. A proposito di contratti pluriennali, Giulio Favale ha firmato un contratto di due anni (con opzione) con la Virtus Entella, mentre Andrea Fulignati si è trasferito a titolo definitivo al Catanzaro. Non sarà dunque lui il nuovo portiere del Cesena, che segue sempre con interesse Minelli (Frosinone) e Forte (Avellino). Smentito un interessamento per lo svincolato Odjer, a centrocampo sono De Rose e Bianchi i primi due nomi nella lista di Stefanelli e Toscano: il direttore sportivo sta lavorando con Palermo e Reggina, ma le operazioni al momento sono piuttosto complicate. L.A.M.

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