Calcio C: Cesena, Caturano: "L'estate della rivincita"

Salvatore Caturano risponde al telefono dopo una corposa sessione di allenamento dedicata alla forza e spedita via mail dal preparatore atletico Vincenzi al capitano del Cesena: «Il Cobra (il soprannome dato dal centravanti al prof, ndr) questa volta si è soffermato soprattutto sugli squat e su alcuni esercizi per i flessori e la parte posteriore, mentre domani avrò la corsa. Da Cesena-Matelica a oggi ho staccato solo per due settimane, quando sono stato in vacanza a Forte dei Marmi, ma prima e dopo mi sono sempre allenato perché voglio arrivare al raduno pronto e tirato a lucido».

Caturano, un anno fa era l’estate della grande speranza e della sua voglia di restare a Cesena. Questa, invece, che estate è?

«Stavolta non è un’estate di trattative e di mercato, ma è l’estate della rivincita, della voglia di ricominciare forte e di cancellare un anno difficile, il più complicato della mia carriera, perché non mi era mai capitato di stare fuori per così tanto tempo. La mia priorità di queste settimane è una sola: stare bene, essere tirato a lucido e cominciare al cento per cento e a pieno ritmo senza avere paura di correre o di calciare».

Ecco, appunto. Dal suo rientro alla fine della scorsa stagione, quando è sceso in campo ha mai avuto paura di farsi male nuovamente?

«Diciamo che spesso ho giocato con il freno a mano tirato, ma non perché volessi risparmiarmi. Anzi, credo di non averlo mai fatto, perché sono sempre uscito stremato dal campo, però fino alla partita contro il Mantova sentivo la cicatrice e solo con il Matelica stavo davvero bene. Questo infortunio mi ha condizionato tanto e in alcune situazioni ho avuto paura di farmi male».

Al netto del guaio fisico e delle gare saltate, come ha archiviato la scorsa stagione?

«Il mio problema non sono stati i gol. Ne ho realizzati quattro e ho sbagliato tre rigori, altrimenti sarebbero stati addirittura sette, pur avendo giocato pochissimo. A me è solo dispiaciuto non essere riuscito a ripagare fino in fondo la fiducia che mi è stata concessa dalla scorsa estate. Penso di averlo fatto scendendo sempre in campo con l’atteggiamento giusto, ma avrei voluto fare molto ma molto di più».

Non crede talvolta di essersi preso fin troppe responsabilità e di essersi caricato fin troppo peso sulle spalle?

«No, la pressione e le aspettative le ho sempre sentite, fanno parte della mia carriera, sono la mia benzina e l’importanza che mi è stata data non l’ho sentita».

Quale partita ricorda più volentieri?

«Beh, Perugia-Cesena. La più bella, per me e anche per la squadra. La prima vittoria, una partita favolosa e alla fine è stata anche l’unica partita che il Perugia ha perso in casa. Quella sera al Curi pedalavamo davvero forte».

Pensando alla prossima stagione, quali sono le sue aspettative?

«La prima è scontata: stare bene. La seconda è fare un campionato competitivo, stando alla pari con le grandi squadre nella partita singola, come abbiamo sempre fatto l’anno scorso, e poi si vedrà nel corso del campionato quello che verrà fuori. Di sicuro dovremo scendere in campo con la stessa filosofia e lo stesso atteggiamento dell’anno scorso. Il nostro modo di stare in campo e di giocare una partita, indipendentemente dalla forza dell’avversario, deve essere un punto di partenza. Ho incontrato Viali lunedì ed eravamo d’accordo su una cosa: si riparte da quella mentalità, da quel modo di stare in campo, dal voler fare la partita sempre».

Cambierà il girone.

«Se ci saranno davvero le toscane, per me sarà come giocare in casa visto che abito a due passi da Pisa e ho tanti amici che mi verranno a vedere. Ci saranno squadre che puntano in alto come Modena, forse l’Entella, di sicuro la Reggiana. Noi daremo fastidio».

Ripensando alla scorsa stagione, come si alza l’asticella nel campionato 2021-2022?

«Noi partiremo dall’errore più grande che abbiamo commesso: i dieci secondi finali contro il Matelica. La gestione di quel momento della partita deve servirci per il futuro, soprattutto ora che siamo più lucidi. Dovremo essere più furbi e più scaltri nella lettura delle partite. Quanto alla squadra, ripartiremo da uno zoccolo duro e poi vedremo chi arriverà. Mi piacerebbe che ci fosse ancora Russini, perché vorrebbe dire poter giocare ancora con un fratello».

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