Calcio C, Cesena: Ambrosini alla Gazzetta dello Sport e lo schiaffo di Lucchi a Gautieri, storie di diesse speciali

Stefano Stefanelli non è il primo avvocato a ricoprire il ruolo di direttore sportivo bianconero, ma è già il terzo diesse in cinque anni di vita del Cesena Fc. Sono lontani i tempi del ventennio di Pier Luigi Cera e prima ancora di un’istituzione come Renato Lucchi e più recentemente del plenipotenziario Rino Foschi.


Direttori tecnici e direttori sportivi

È negli anni ’60 che in Italia si affermarono i primi direttori sportivi, anche se all’epoca i bianconeri militavano in C e quindi del mercato e dei rapporti tra società e squadra si occupava principalmente il presidente o un suo dirigente-collaboratore di fiducia. Agli albori dell’Ac Cesena, negli anni ’40, i primi a svolgere la mansione possono comunque essere considerati Renato Piraccini, già fondatore del club e addetto agli aspetti amministrativi e contabili, e l’avvocato Giuseppe Ambrosini, nonché vice-presidente e futuro direttore della Gazzetta dello Sport e del Giro d’Italia. Negli anni seguenti ci si affidava ad ex giocatori, come Adler Bonci e Arnaldo Pantani, che avevano la qualifica di “direttore tecnico”. Nei primi tempi della presidenza di Dino Manuzzi, era lui stesso ad occuparsi degli affari di mercato, coadiuvato dal figlio Luciano, e all’occorrenza potevano avvalersi della consulenza degli ex bolognesi Antonio Bovina o Vittorio Pasti. La conferma che a quei tempi a Cesena la figura del direttore sportivo rivestiva una funzione non primaria si ebbe nel 1969/70 a seguito dell’esonero dell’allenatore Luigi Bonizzoni, che rimase a disposizione come diesse, occupandosi anche di questioni amministrative e organizzative. Dal 1971/72 con Giorgio Vitali finalmente anche a Cesena il ruolo iniziò ad essere concepito in senso moderno, grazie a Gigi Radice fautore di una svolta nell’organizzazione tecnica del club. Lo stesso Vitali diventerà uno degli storici direttori sportivi del calcio italiano, dopo avere portato il Cesena in serie A (1973).


Lo schiaffo di Mici

Partito Vitali, emerse l'imponente figura di Renato “Mici” Lucchi, che però nei quadri societari non compariva come direttore sportivo, in quanto era di più. Era il braccio destro di Manuzzi, suo consigliere, uomo-mercato e direttore tecnico. Anche con il passaggio della società ad Edmeo Lugaresi (1980) e la nomina di Pier Luigi Cera a direttore sportivo (1979), Lucchi continuò ad avere un peso rilevante nella scelta degli allenatori e dei giocatori. Come in campo da calciatore era risoluto a “convincere” gli avversari, altrettanto lo era sul mercato. Nel 1993 si presentò la possibilità di cedere a buon prezzo Gautieri al Bari, ma il ragazzo mostrò di non gradire. Renatone lo prese da parte nell’albergo a Milano dove si svolgevano le trattative e in modo sbrigativo, con uno schiaffo “paterno”, lo convinse che Bari era la destinazione giusta. Il duo Lucchi (furbo e scaltro) e Cera (misurato e riservato), animato da un radicato senso di appartenenza, ha segnato gli anni bianconeri più proficui, con la valorizzazione dei giovani da vendere ai grandi club e il rilancio di giocatori dopo annate storte in altre squadre. Nel 1988 il cavalier Cera fu premiato con il “Guerin d’oro” quale migliore direttore sportivo della Serie A.


Vai e vieni di direttori

Il 2000 segnò uno spartiacque nella storia dei direttori sportivi: Cera andò in pensione e Lucchi morì. Da allora si sono seguiti e alternativi alla scrivania i vari Franco De Falco, Antonio Recchi, Lorenzo Minotti, Rino Foschi e ultimamente Alfio Pelliccioni e Moreno Zebi che hanno preceduto Stefanelli. In alcune stagioni, addirittura, il Cesena era senza diesse e delle compravendite si occupvano il presidente Giorgio Lugaresi e il segretario Gabriele Valentini. In altre non c’era un diesse a tempo pieno, in quanto Foschi (tesserato per il Palermo) fungeva da “consulente di mercato”. Per più di un paio d’anni consecutivi era difficile vedere la stessa persona, anche se Foschi, pur in forme diverse e non in modo continuativo, ricalcava il direttore sportivo vecchia maniera.

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