Calcio C, Berti: "Cesena, un anno bello e inaspettato"

Bomporto, stadio Fratelli Sentimenti, 20 giugno 2021. Roma, centro sportivo Guido Onesti, 1° giugno 2022. La vita calcistica di Tommaso Berti è letteralmente cambiata in meno di 12 mesi. Un anno fa il centrocampista di Calisese guidava la Primavera 3 del Cesena nell’afa delle campagne modenesi a un passo dal titolo, sfumato solo ai rigori nella finale contro l’Arezzo. Oggi Berti è reduce da tre giorni di allenamento con l’Under 18 azzurra, ultimo atto di una stagione che non dimenticherà mai e che, appunto, gli ha cambiato la vita.

Berti, che anno ha vissuto?

«Un anno inaspettato. Diciamo che è stato pieno, non pensavo così tanto. Ho vissuto mesi spettacolari, pieni di sorprese, ottenute sempre lavorando. Perché penso che nessuno mi abbia fatto regali. Ma la stagione non è ancora finita».

Cosa le manca ancora?

«Gli esami di idoneità a scuola. Ho lasciato l’agraria e mi sono iscritto a una scuola privata e la prossima settimana mi gioco il passaggio dalla quarta alla quinta. E’ l’ultima partita della stagione, non dovrebbe essere difficile».

Com’è stata l’esperienza in Nazionale?

«L’impatto è stato notevole, ero l’unico nuovo assieme a Bagnolini (il portiere del Bologna cresciuto nel Cesena, ndr). Ci hanno accolto bene, ma essendo alla prima convocazione ho dovuto cantare in piedi sulla sedia davanti a tutti a cena. Naturalmente ho scelto Romagna Mia, mi sembrava il pezzo ideale per portare la nostra terra in Nazionale. Per quanto riguarda il campo, è stato come andare a scuola per tre giorni. Ho imparato e mi sono divertito».

Se ripensa a un anno fa, si aspettava di essere qui oggi?

«In un anno e mezzo sono passato dall’Under 17 alla prima squadra, chiudendo con una convocazione in Nazionale Under 18. No, non lo avrei mai pensato, neppure sognando. Ma questo è il calcio. Devi essere fortunato, ma la fortuna va costruita e soprattutto va cercata».

Dove pensa di essere migliorato in questi 12 mesi con i grandi?

«Dal punto di vista umano mi sento diverso. Stando un anno intero in un ambiente completamente diverso, ho imparato tanto. Di solito è sufficiente un mese per capire che il calcio professionistico è un altro mondo, figuriamoci un anno. E’ stato un salto grande dentro e fuori dal campo, ho fatto esperienza, sono cresciuto a livello mentale e anche tattico. E poi ho avuto la fortuna di aver trovato un gruppo giusto».

Quando sente dire che è ancora troppo leggero e poco dotato fisicamente per giocare con continuità con i grandi, cosa prova?

«Il calcio si gioca con i piedi e con la testa, non con i muscoli. A me non interessa andare in palestra e diventare grosso, ma crescere con i piedi e soprattutto con la testa. Però non mi dà fastidio sentire che sono mingherlino, anche perché è vero, lo sono. Devo mettere su chili, ma ho solo 18 anni e c’è tempo».

Ha chiuso la sua prima stagione da professionista con 24 presenze in campionato, 2 in Coppa Italia e un gol. Ma dentro la sua stagione non ci sono solo questi numeri.

«No, assolutamente, ho provato emozioni irripetibili in tante partite. Dovessi fare una classifica, sul podio metterei il debutto da titolare a Grosseto con gol sfiorato al terzo posto, le due partite da titolare con Pescara e Reggiana al secondo e naturalmente il gol contro il Montevarchi al primo. Oggi, quando chiudo gli occhi, mi vengono ancora i brividi. In quella corsa e in quel tiro c’era il mio percorso, dai Pulcini al Manuzzi».

Nelle ultime 7 partite stagionali è rimasto in campo solo 27 minuti con la Carrarese, peraltro a gara finita. Dopo aver giocato con una discreta continuità nella prima parte di stagione, si aspettava di non giocare più nel finale?

«Le decisioni di un allenatore vanno sempre rispettate, figuriamoci a 18 anni. Io a Viali devo tanto, mi ha inserito nel mondo dei grandi e mi ha dato fiducia. Di sicuro una partita davanti a tanta gente mi sarebbe piaciuto giocarla. Contro il Monopoli, ad esempio, c’era lo stadio di quando il Cesena era in B».

Recentemente ha coronato altri due sogni: assistere al Gp di Formula 1 a Imola e a una tappa del Giro d’Italia.

«Formula 1 e ciclismo sono le mie più grandi passioni. Ero sulla Marmolada, al passo Fedaia, ed è stato meraviglioso, un’esperienza che volevo fare da tanto tempo. Ma anche a Imola non è stata da meno. Per passione il Giro è il top, unisce tante persone provenienti da paesi diversi. Abbiamo incontrato colombiani, olandesi, sloveni, bergamaschi, romagnoli. Uno spettacolo».

Cosa si aspetta da quest’estate? A gennaio il Milan aveva bussato per acquistarla.

«Ora mi aspetto solo di superare gli esami e scuola e di staccare un po’ la spina, poi vedremo. Giocare a Cesena per me è il massimo, ma non è stato male neppure essere accostato e richiesto dal Milan. Ma a gennaio sarei andato in Primavera e io volevo continuare a giocare con i grandi».

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