La delusione è enorme e quelle cinque unghiate, partite dal dischetto e arrivate dritte al fegato, continueranno a fare male a lungo. Passate la delusione e la frustrazione del momento, adesso servono lucidità ed equilibrio: chi cataloga questo campionato come fallimentare cade in errore. Perché questa stagione va in archivio con il record di punti nei campionati professionistici, con il maggior numero di vittorie esterne mai ottenuto dal Cavalluccio e con il primato di giocatori mandati in gol. La Reggiana, squadra che aveva alle spalle un anno di esperienza di lotta per il potere, è stata più forte e più continua e ha meritato il primo posto. Poi sono arrivati i play-off, l’attesa infinita di 33 giorni che ha penalizzato le tre seconde della stagione regolare, il doppio 0-0 con il Vicenza e l’eliminazione con il Lecco. Un’eliminazione fuori da ogni logica perché in due partite il Cesena ha creato almeno una quindicina di palle-gol contro quattro (i due gol più i tiri fuori di Bianconi e di Giudici al ritorno), ma i gol realizzati sono stati due per parte. Così va il football ed è meraviglioso quando vinci e crudele se perdi.
Come ripartire
Al netto degli errori commessi dai singoli nelle singole partite, questa stagione ha insegnato che i conflitti di interesse nel calcio, così come in ogni altro ambito, sono non solo destabilizzanti ma anche devastanti. Inserire il figlio del co-presidente dentro lo spogliatoio ha segnato profondamente la stagione. In negativo. Non avrà influito sulle scelte di Toscano, perché è diritto di un allenatore mettere in panchina il portiere che sulla carta si reputa il titolare se detto portiere (Minelli) non convince l’allenatore, ma ha pesato tremendamente nell’economia del campionato. Perché a gennaio, per non far scalare Luca Lewis al ruolo di terzo portiere, il padre Robert ha deciso che Minelli andava ceduto ma un altro portiere non andava preso. Dunque si è andati avanti con Tozzo e Lewis, numeri 1 non da Cesena, non da squadra che punta alla promozione. Non affidabili. E i portieri hanno finito per far perdere punti, molti più dei due di distacco dalla Reggiana.
Serve chiarezza in società
Ieri mattina a Villa Silvia c’è stato il rompete le righe, con il discorso di Toscano alla squadra. In queste ore i giocatori lasceranno Cesena e ripartiranno per le rispettive mete. Ma ripartire è anche ciò che deve fare il Cesena Fc inteso come società. Un’estate fa è stata strutturata la squadra per salire in B in due anni. Ora servono due salti in avanti all’interno del club, con gente che abbia conoscenza e competenza della materia calcio. Le scelte di Lewis di affidarsi ad Agostini e Rossi (che ora sono ai margini, con Seba in scadenza e senza possibilità di rinnovo) si sono rivelate del tutto sbagliate. Ma tante altre decisioni hanno creato malumori e problemi tra i vertici del club e la gente di Cesena, come il contratto di affitto per Martorano ridiscusso e diventato annuale o come il tentativo di “liberarsi” di Pubblisole, la concessionaria della pubblicità allo stadio. C’è urgenza di competenza e chiarezza. La competenza la portano gli uomini di calcio, quelli di spessore e di valore, la chiarezza devono farla tra loro i soci. Che da mesi si parlano più per interposta persona che non in modo diretto. Gli Aiello hanno la maggioranza delle quote: se vogliono dare una svolta in positivo, hanno la possibilità di farlo. Se invece l’operatività resterà in mano a Lewis fino alla scadenza del contratto da Ceo (31 dicembre), il “buco nell’acqua” citato ieri dagli Ultras nel loro volantino di critiche alla società rischierà di espandersi ora dopo ora. Dopo ora. Dopo ora.