Calcio balilla a rischio multe: dietrofront del governo

Riccione

Solo nel pomeriggio di ieri un emendamento in Senato ha messo una pezza al pasticcio burocratico in cui era finito il calcio balilla, uno dei giochi classici dell’estate. A Palazzo Madama è passato infatti un provvedimento che dovrebbe portare alla “deregulation” del biliardino e ad evitare, almeno nel momento in cui tale norma sarà ufficiale, i temuti controlli del Monopoli di Stato. Nel frattempo, sempre nella giornata di ieri, erano stati riaperti i termini – scaduti il 15 giugno - per presentare le autocertificazioni che garantiscono, citiamo dai documenti ufficiali dell’Agenzia delle Dogane, “la sicurezza e l’incolumità dei giocatori”. Ora sarà possibile inserire il documento sul sito dal 27 giugno al 31 luglio.

I balneari

Sul calcio balilla si paga anche una tassa, da 40 euro circa l’anno. Il balzello però è sempre stato presente e, in fondo, mai contestato. La vera novità era la necessità di presentare l’autocertificazione sulla sicurezza (pagando 10 euro), un passaggio burocratico in più che i gestori degli stabilimenti balneari, delle sale giochi e i distributori si sarebbero volentieri risparmiati. Anche perché le multe per chi non si fosse messo in regola sono piuttosto salate: fino a quattromila euro. Il presidente della Coop spiagge di Ravenna, Maurizio Rustignoli, non le manda a dire: «Preoccupati? Direi più che altro stufi. Il fatto che in Italia si debba produrre un’autocertificazione sul calcio balilla è indicativo di come sia gestito questo Paese». Rustignoli ritiene il gioco «tipico delle nostre vite, non soltanto della spiaggia. Mi viene da chiedermi se qualcuno che scrive le regole abbia mai fatto una partita...». L’emendamento sembra aver messo una pezza, almeno per il futuro. Tuttavia Rustignoli fa una considerazione: «Il caso del calciobalilla è simbolico di come sembrano funzionare le cose in Italia: alla fine succederà che per paura dei controlli gli stabilimenti balneari ci rinunceranno direttamente, con danno anche dell’indotto che ci gira attorno».

Il distributore

Chi, da anni, lavora con biliardini e altri giochi che vediamo installati negli stabilimenti balneari è Giuliano Lolli. La sua azienda, Lolliball con sede nel Ravennate, a San Pietro in Trento, è da anni sul mercato e distribuisce i giochi nei locali. Così Lolli racconta la situazione: «Negli ultimi giorni sono stati tantissimi i clienti che mi hanno chiamato preoccupati». L’onere della tassa e dell’autocertificazione è del proprietario del “calcino”, per cui quelle aziende che in passato lo hanno acquistato da Lolli lo chiamano per sapere come comportarsi. Per gli altri, che lo noleggiano, è invece l’azienda ravennate a dover inserire le autocertificazioni sul sito dell’Agenzia: «Il problema – spiega l’imprenditore – non è la tassa che c’è sempre stata. Certo, spero che nessuno si metta in testa di aumentarla troppo perché ormai tutto è possibile, ma la questione vero è la burocrazia costruita attorno al calcio balilla. Io ho contattato per tempo tutti i clienti e le associazioni di categoria per spiegare la situazione e spiegar loro la necessità, nel caso fossero proprietari del biliardino, a muoversi per tempo. Solo che in molti hanno fatto scadere il termine senza fare nulla. Da parte mia io ho messo un dipendente a fare questo lavoro di inserimento delle autocertificazioni nel sito dell’agenzia». Il che significa soldi e tempo dietro una pratica fino allo scorso anno non necessaria. Per Lolli l’errore alla base di tutto è «equiparare il calcio balilla alle slot machine. Questo è un passaggio che mi sembra veramente assurdo». Lolli segnala poi anche una questione legata ai “flipperini”, quei giochi per bambini nei quali si vince una biglia: «Non si capisce se per loro sia necessaria un’autocertificazione. Nel dubbio, io non li ho distribuiti e ne ho 200 in magazzino». La “guerra” ai giochi da bar ha una storia piuttosto datata. Nel 1957 l’allora sindaco di Ravenna Celso Cicognani così interveniva in consiglio comunale: «Del nuovo gioco flipper che si vede in tutti i locali e ritrovi pubblici rileva che non rappresenta nessun lato educativo e di divertimento ma solo uno spillar denaro ai giovani che non ne traggono nessun giovamento. Pur non essendo nel potere comunale la possibilità di vietare, al momento opportuno, con l’applicazione delle tasse, si cercherà di ostacolarlo come avviene un po’ dappertutto». La considerazione era riferita alla vera e propria battaglia mediatica che era nata contro il flipper, in quegli anni sempre più diffuso, ed equiparato al gioco d’azzardo perché si vinceva la partita. Gli articoli di stampa dell’epoca sono pieni di allarmi sull’influenza negativa del flipper. Alla fine si feceuna legge che toglieva la possibilità della vincita della partita e rientrarono anche le idee di tassazioni extra. Di recente, il gioco ha ottenuto la sua rivincita: era il 2018 quando il ministro Luigi Di Maio suggeriva di metterli al posto delle slot machine: «Non hanno mai rovinato nessuno». Al.Monta

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