C'è la Coppa in Romagna: Forlì e Rimini hanno tutto per vincere

Un anno dopo la Romagna ci riprova. In tutti i sensi. Si, perché se l’anno scorso Ravenna era prontissima ad organizzare le finali di Coppa Italia (da venerdì 2 a domenica 4 aprile) e le nostre squadre a recitare il ruolo da protagoniste assolute in A2, questa volta tocca a Cervia raccogliere l’ideale testimone dalla città bizantina e mettere in piedi, da venerdì, quella 3 giorni saltata 12 mesi fa causa Covid.

Premessa doverosa: nelle scorse settimane il dibattito sull’opportunità di questa manifestazione è stato molto accesso. Folto e articolato il fronte dei no, vuoi per i rischi a far entrare negli stessi impianti 16 squadre in pochi giorni, vuoi per la necessità di guadagnare tempo sfruttando la sosta pasquale con i numerosi (e sempre in aumento) recuperi da giocare. Altrettanto “solido” il gruppo del sì, mosso del resto dalla stessa Lnp, che non ha mai preso in seria considerazione l’idea di “saltare” la Coppa pure nel 2021. Fra la volontà di mandare segnali di normalità, come già successe ad autunno con la Supercoppa, e la necessità di stare dentro un sistema come quello della Fip che non sembra considerare l’importanza dell’elasticità, specie in epoca di pandemia, il risultato era scontato. La Coppa si giocherà, con i quarti di A2 a Cervia e quelli di B a Rimini e poi tutta la fase finale al palasport di Pinarella.

Merito dell’amministrazione comunale cervese e in particolare dell’assessore allo sport Michela Brunelli, che insieme alla locale Hellas e all’aiuto della Regione hanno risolto alla Lnp un problema non da poco: Napoli ed altre si erano tirate indietro per ovvi motivi economici, la Romagna (con tanti alberghi da riempire continuando lo stop agli spostamenti) no e, magari, ci viene da dire che pure Stefano Pillastrini (coach di quel Cividale qualificato alle finali di B), consorte della stessa Brunelli, qualche buon consiglio l’abbia dispensato.

Forlì in A2 e Rimini in B partiranno alla caccia del bersaglio grosso, inutile negarlo, a prescindere dai rispettivi momenti di forma, buono ma non eccezionale per l’Unieuro, complicato per la Bernardi-band. Fra i cadetti, a dire il vero, ci sono due grossi punti interrogativi: per Covid sono sicuramente fuori Fabriano e Chiusi, alle quali dovrebbero subentrare Roseto e San Miniato. Entrambe però sono a loro volta alle prese con il virus e, salvo sorprese, toccherà alle terze (la Livorno di Gigi Garelli ed Ancona) andare alle final eight. Alla Rbr comunque poco importa di tutto questo, nei quarti l’attende infatti la migliore squadra della B, quella Real Sebastiani Rieti allenata da un amatissimo ex come coach Alex Righetti e spinta sul campo da vecchie conoscenze romagnole come Ndoya e Casini. I laziali hanno perso una volta sola in 17 uscite, ma ciò nonostante sono riusciti nell’impresa di rivoltare come un guanto la squadra nelle ultime settimane di mercato e questo alimenta le speranze di Rimini. Dalla stessa parte del tabellone Cividale e Agrigento rappresenta un’altra sfida fra corazzate, mentre in alto la Bakery sembra avere qualcosa in più della concorrenza, complici anche i forfait di cui sopra.

E Forlì? Pure alla Dell’Agnello-band la sorte non è stata propizia, perché Udine al 1° turno e poi la vincente di Torino-Scafati nell’eventuale semifinale restano ostacoli di altissima difficoltà, quasi massima. Sotto con Tortona in crisi e Ferrara ancora convalescente dal Covid sembra spianata la strada verso la finale di Napoli, ma l’equilibrio regna sovrano e le sorprese, specie in manifestazioni del genere sono all’ordine del giorno. L’Unieuro scenderà in campo forte delle proprie sicurezze e di un rendimento eccezionale sin da ottobre, difficile che un risultato negativo in Coppa le scalfisca, probabile che uno positivo le rafforzi indebolendo al tempo stesso le aspirazioni avversarie. Insomma, per Forlì e Rimini il vero obiettivo resta festeggiare qualcosa di storico a giugno, ma intanto alzare una Coppa per Pasqua rappresenterebbe la migliore delle sorprese dentro l’Uovo.