"Bussando ai porti", storia fra Marche e Romagna

Aria di Mare

RIMINI. Se ci sono luoghi capaci di raccogliere storie e generarne a ciclo continuo di nuove, questi sono senza dubbio i porti di mare. Ed è a loro, agli approdi adriatici di Romagna e Marche, che è dedicato il libro “Bussando ai porti” del pesarese Roberto Petrucci, sostenuto dalla Lega navale di Rimini. Verrà presentato venerdì prossimo a Rimini alle 17 nella Sala del giudizio universale del Museo della città (via Luigi Tonini 1).

Un racconto “dal vivo”

A ogni sbarco, perché la prospettiva scelta è quella di chi arriva appunto dal mare, si dipana un racconto di identità, “dai lidi bagnati dal Savio a quelli in cui si riversa il Tronto”, raggiunti a bordo del fido cabinato di 8,5 metri con un equipaggio variabile e di “multiforme ingegno”, dagli esperti di regata o kayak alle guide ambientali e fotografi, a supporo dell’autore velista. Conoscere una città arrivando dal mare è un privilegio di chi naviga, che è esattamente quello che Petrucci ama fare, per condividerlo con il popolo di “terrestri” che attraverso queste cartoline possono cogliere meglio l’essenza di una città di mare. Ex docente universitario e dirigente comunale ad Ancona e in altre amministrazioni, Petrucci raccoglie in questo volume undici articoli usciti sulla rivista della Lega navale, partendo dalle Marche e risalendo, per ora, fino a Ravenna. Ma annuncia già che ci saranno altre puntate.

Nella costante alternanza di darsene, palate, cantieri, ma anche caffè e ristoranti, ogni porto racconta la propria gente, i propri usi e luoghi, l’Adriatico si conferma così mosaico naturale di popoli, culture e sapori. Una pennellata alla spiaggia, uno alla marina, sempre con l’occhio puntato ai lavori del mare, o a quel che ne rimane perché, scrive Petrucci: «Le barche da pesca sono anche un argine alla banalizzazione turistica». «Sono uno a cui piace navigare – racconta l’autore – e andando per mare ho applicato gli insegnamenti dei maestri che hanno scritto dell’Adriatico, a cominciare dallo storico Fernand Braudel che conosceva di persona ciò di cui scriveva». Questo non è un libro per addetti alla navigazione, ma per “naviganti” curiosi di entrare nelle città marinare dal loro ingresso principale, per scoprire cose meno note, curiose, dettagli che però sanno concentrare l’identità frutto di secoli di incontri fra genti diverse. «La cultura marinara non si salva nei musei, anche se ne esistono di bellissimi come quello di Cesenatico – dice Petrucci –, ma salvaguardando la multietnicità fatta da chi arriva nei porti. Un esempio per tutti: il Riò de j’archi ad Ancona, rione multietnico da sempre nella città delle navi. Sono cambiate nei secoli le etnie, ma resta il fatto che lì arriva gente da tutto il mondo, come è sempre accaduto in Adriatico».

La Romagna marinara

La parte di medio Adriatico romagnolo è raccontato in questo libro cominciando da sud, da Cattolica dove il porto è la piazza stessa della cittadina che alla pesca nel tempo ha sovrapposto il turismo, come poi tutta la Romagna ha fatto, Rimini, Cesenatico, Ravenna, Cervia. «Il trucco per scrivere di mare è appunto andare sui moli e tornarci ancora, parlare con le persone. Il pezzo che parla di Rimini è nato parlando con i pescatori e i marinai al bar Paradiso di San Giuliano Mare che mi hanno raccontato molto di Rimini – ricorda l’autore –. Rimini è una città che unisce da sempre antico e nuovo, la vita marinara e il turismo, il faro e la ruota panoramica. È una città condannata a cambiare continuamente, come dimostrano le opere degli ultimi anni, il sistema fognario che diventa un belvedere, ad esempio. Il fatto è che oltre le file ordinate degli ombrelloni c’è una realtà molto più complessa».

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