Burioni: "Omeopatia è il nulla: via dalle farmacie, medici ora basta"

Rimini

RIMINI. Il nulla pagato a peso d’oro. Il professor Roberto Burioni boccia senza possibilità di appello, ridicolizzandoli, i prodotti omeopatici esattamente come negli anni scorsi aveva stroncato le teorie no vax. Però, nel finale di un libro a senso unico, l’unico possibile, quello della scienza e della medicina (la cui tesi è omeopatia uguale al nulla), promuove gli omeopati per la loro capacità di ascolto del paziente e per il tempo che dedicano alla visita, per il «rapporto di fiducia che sanno stabilire» con chi soffre. E allora sotto processo ci finiscono anche i medici “tradizionali”, quelli che invece di dispensare «sciocchezze vecchie duecento anni», le teorie omeopatiche, appunto, prescrivono cure in grado di fare guarire dal cancro, per dirne una, ma che spesso non riescono a godere della fiducia del malato. «Non possiamo permetterci di vedere i nostri pazienti che rifiutano mezzi diagnostici potentissimi o terapie letteralmente miracolose, in grado di salvare delle vite, preferendo a essi il nulla, i preparati omeopatici, soltanto perché noi, contrariamente agli omeopati, non siamo capaci di stabilire un rapporto umano», scrive il professore ordinario di Microbiologia e Virologia al San Raffaele di Milano. Il sistema sanitario italiano, invidiato nel mondo, inseguendo giustamente l’altissima specializzazione in ogni disciplina ha finito per «spezzettare eccessivamente» le modalità di cura, con la conseguenza che ogni paziente «viene sballottato da uno specialista all’altro senza che nessun medico lo prenda in considerazione come persona». Questo «dobbiamo imparare dagli omeopati: che il medico deve essere presente e vicino al suo paziente».
Attratti dal denaro
“Omeopatia. Bugie, leggende e verità” (Rizzoli), quarto libro del docente originario di Casteldelci, lascia un retrogusto amaro anche perché mette a nudo le responsabilità di troppi medici e farmacisti che, probabilmente attratti da facili guadagni, continuano a prescrivere e a vendere preparati derivati da «teorie completamente sbagliate».
La domanda resta sospesa ma è comunque un’accusa pesante: sanno che non funzionano ma sono allettati da facili guadagni, e sarebbe grave, o non conoscono i risultati delle ricerche che smentiscono categoricamente qualunque effetto benefico dell’omeopatia che non sia il placebo, e sarebbe altrettanto grave?
Pur rispettando il rigore scientifico tipico di un saggio, il libro di Burioni è molto semplice e gradevole nella lettura anche per i non avvezzi alla medicina, come del resto lo erano stati i precedenti. Con sarcasmo, sbugiarda la tecnica delle infinite diluizioni e mette in fila, grazie a un imponente lavoro di ricerca, una serie di fatti storici realmente accaduti ma al limite dell’incredibile. Nove milioni di italiani si sono curati, e alcuni si curano tuttora, con preparati realizzati ipotizzando l’esistenza di una “memoria dell’acqua”, facendosi somministrare le “prodigiose proprietà” della luce di Sole, Luna e Saturno, della nota musicale Fa e di frammenti del Muro di Berlino. Ovviamente tutti diluiti all’infinito. Fino a diventare il nulla, ovvero il contenuto dei preparati omeopatici che si trovano nelle farmacie di tutto il mondo.
Dove incassano e raccomandano di agitarli adeguatamente prima dell’uso, secondo la tecnica della succussione. Il niente sbattuto.
Milioni curati col nulla
Ma perché milioni di persone si curano, o credono di farlo, con granuli che esami di laboratorio dimostrano non contenere affatto il principio attivo originale? Intanto, ricostruisce Burioni, perché duecento anni fa, quando venne inventata l’omeopatia, chi poteva permettersi un medico finiva per morire di salasso, mentre chi non veniva curato aveva più speranze di sopravvivere. Ingurgitare oggi, nel XXI secolo, quelle palline realizzate anche con pipistrelli, rondini, latte di cagna, sangue di tartaruga o acqua di Lourdes, sembra andare oltre l’assurdo ma tant’è. E qui entrano in causa i medici “tradizionali” che non sanno più ascoltare e trattare i pazienti come persone, l’effetto placebo che garantisce una certa efficacia («con me funziona» e comunque «male non fa»), i farmacisti che ci speculano, le Università che tengono corsi di Omeopatia. «Non è tollerabile che si ometta una cura efficace per somministrare il nulla: chi si comporta in questo modo deve essere sbattuto fuori dall’Ordine dei medici. Non è possibile che i medici si rendano complici di disinformare i pazienti propagandando una teoria che ha lo stesso fondamento scientifico dell’oroscopo, né è tollerabile che si tengano corsi di Omeopatia nelle Università». Non solo, ce n’è anche per i farmacisti. «Sarebbe opportuno togliere l’omeopatia dagli studi medici e dalle farmacie per relegarla, al massimo, nei reparti dei supermercati dove vengono vendute tisane rilassanti». Nel frattempo, in attesa di un provvedimento normativo, il professor Burioni un proprio rimedio lo ha trovato: «Personalmente assumo un comportamento molto semplice, tanto più grande è la scritta “omeopatia”, nell’insegna di una farmacia, tanto meno il farmacista mi sta simpatico. Se poi ne trovo uno che non vende prodotti omeopatici, quello diventa per me il preferito in modo definitivo. Se un farmacista non riesce a trovare il tempo di ascoltare le argomentazioni scientifiche, sono certo che sarà sensibile all’andamento del fatturato».

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