Rimini, buchi per la passerella al Tiberio: a processo il soprintendente

La rinascita dell’invaso di Tiberio torna a far parlare di sé, ma non per la ritrovata e indubbia bellezza. La procura della Repubblica di Rimini, infatti, ha deciso di far sedere sul banco degli imputati il soprintendente ai Beni culturali e Architettonici Vincenzo Napoli che ha autorizzato la realizzazione dell’opera, il funzionario del Comune Daniele Fabbri che ha seguito la pratica, il direttore dei lavori Federico Pozzi e Antonio Petrone, legale rappresentante della ditta che ha costruito la passerella in legno e acciaio che attraversa l’invaso.

L’accusa

La cortina muraria è bene culturale, poiché costruito da muro in parte edificato fra il 1200 e il 1400, in parte “ricostruito nel 1751” come da targa situata nella parte superiore della stessa cortina. I lavori hanno quindi rappresentato «un danno al patrimonio storico artistico» anche perché tutti i mattoni interessati dai 90 fori praticati, sono stati distrutti. Questa, in estrema sintesi, la tesi dell’accusa. La procura della Repubblica ha iniziato ad interessarsi alla vicenda nel 2017, in conseguenza del doppio esposto presentato prima da Moreno Neri ed Ennio Grassi, due cittadini, in rappresentanza del “Comitato in difesa del ponte”, e poi dal presidente nazionale dell’associazione “Italia Nostra”. I denuncianti (che nei mesi avevano continuato a produrre integrazioni ai loro esposti) ipotizzavano, in relazione alla perforazione delle mura malatestiane, la violazione dell’articolo 170 del codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42/2004) «per aver destinato la cortina muraria in sponda destra del fiume Marecchia, in prossimità e a Valle del ponte di Augusto e Tiberio, a uso incompatibile con il suo carattere storico e comunque pregiudizievole per la sua conservazione e integrità. In particolare venivano progettati, autorizzati ed effettuati lavori di lacerazione, effettuando 90 fori delle dimensioni di 50 x 50 centimetri destinati ad alloggiare mensole in acciaio portanti una passerella il legno e acciaio». Ed è esattamente quello che si legge nel capo d’imputazione della citazione diretta a giudizio. La prima udienza del dibattimento è fissata per il 10 gennaio del prossimo anno. A presiedere il tribunale monocratico sarà il giudice Raffaele Deflorio. Il soprintendente Vincenzo Napoli è difeso di fiducia dall’avvocato Sara Lepore; Daniele Fabbri dall’avvocato Cesare Brancaleoni; Federico Pozzi dall’avvocato Moreno Maresi; Antonio Petrone, dall’avvocato Girolamo Catena del Foro di Napoli. Ultima annotazione. L’Amministrazione comunale, dal canto suo, aveva sempre sostenuto di sentirsi al riparo da qualsiasi accertamento perché forte dell’autorizzazione da parte della Soprintendenza ai Beni culturali ed Architettonici.

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