Bruno da Osimo, lo xilografo dall’impronta religiosa

Cultura

RIMINI. «…Si distinse per la capacità di rendere i soggetti trattati in modo naturale e semplice… per seguire un tuo personalissimo stile improntato a una religiosità intrisa di misticismo e riferimenti simbolici».
Così scrive Gianignazio Cerasoli, esperto e appassionato collezionista di incisioni xilografiche, a proposito di Bruno Marsili, in arte “Bruno da Osimo” (Osimo 1888 - Ancona 1962), sul catalogo della mostra “Vele e prore” curata da Davide Gnola al Museo della Marineria di Cesenatico nel 2011.
Marsili inizia come insegnante dopo il diploma conseguito alla Scuola Tecnica, dedicandosi al disegno e all’incisione. Ufficiale al fronte nel 1916 continua questa attività cominciando a firmarsi “Bruno da Osimo” con una stellina, alla quale ne aggiungerà una seconda poi una terza a simboleggiare persone a lui care perdute. Congedato nel ’18, dopo l’incontro con Diego Pettinelli e Adolfo De Carolis si dedica principalmente alla xilografia producendo i suoi primi ex-libris. Riprende l’insegnamento ad Ancona e riprende a realizzare illustrazioni per Mondadori, Bemporad e Laterza. Inizia la collaborazione con “L’eroica”, la rivista fondata e diretta da Ettore Cozzani a La Spezia nel 1911 con l’obiettivo di dare valore al talento italiano nella letteratura, nella poesia, nell’arte e principalmente nella stampa con matrici in legno. In breve tempo il mensile diventa il punto di riferimento dei migliori xilografi nazionali. Chiusa nel 1921, la rivista riprende nel 1924 e, modificando progressivamente il proprio stile originale, continua ad uscire fino al 1944.
Nel 1942 Cozzani dedica un numero triplo de “L’Eroica” all’opera incisoria di Bruno da Osimo, con tavole fuori testo e illustrazioni originali, accompagnata dal commento del poeta e saggista marchigiano Giorgio Umani. Marsili inizia anche la lunga collaborazione con Francesco Nonni e “Xilografia”, la rivista fondata e diretta dall’artista faentino, pubblicata dallo Stabilimento Fratelli Lega, composta da sole immagini dei migliori artisti dell’epoca. Dal 1924 al 1926 vengono pubblicate almeno 360 stampe originali e di alta qualità di 57 artisti tra le quali alcune delle più significative dell’artista osimano: il castello di Montefiore, la rocca di Gradara, La pesca adriatica nel 1924, Beata Solitudo in Santa Maria di Portonovo e la rocca di Bolignano nel 1925.
I Fratelli Lega di Faenza continueranno a pubblicare altre sue opere, veri capolavori, come “Le litanie Lauretane” nel 1930, “Stabat Mater” nel 1938 e “L’aquila Azzurra” dedicato a Francesco Baracca nel 1931.
Su incarico di Aldo Spallicci, aveva già inciso un nobile e imponente grifone per la copertina del n. 6 de “La Piè” del 1929 per celebrare l’asso dell’aviazione italiana. “Le vittoriose aquile di Federico” dedicate alla città di Urbino sono inserite da Cesare Ratta, direttore della Scuola d’Arte Tipografica del Comune di Bologna, nel volume “Gli adornatori del libro in Italia” del 1927. L’anno successivo entra a far parte degli 86 artisti selezionati da Ratta ne “La incisione originale sul legno in Italia. 308 tavole xilografiche in nero e a colori” e fra i 28 artisti xilografi nel III° Quaderno Artistico del 1934. Allo scoppio della II Guerra Mondiale parte volontario col grado di capitano, rientrando ad Ancona nel 1943. Nel 1946 ottiene il pensionamento per dedicarsi completamente alla sua produzione artistica vastissima, fatta di decorazioni, ex libris, paesaggi e strutture architettoniche arricchite da motivi floreali, arborei, animali, tutte realizzate con tecnica straordinaria. Immagini che rimandano sempre a figure e simboli portatori di messaggi morali, alla natura e alla spiritualità cristiana.

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