Brisighella, viaggio nelle Terme abbandonate. Due hotel all'asta

Vanno all’asta gli hotel della zona termale, ultimi baluardi di un comparto, grande quanto un piccolo paese, che da giardino fiorito e uno status di grande valore turistico, economico e sociale è finito completamente abbandonato. E’ la zona termale di Brisighella: stabilimento per le cure, vari edifici a supporto, storica piscina, parcheggi, due hotel e un’ex discoteca su una superficie di parecchi ettari se si considerano anche un parco secolare, un ponte pedonale e ciclabile sul Lamone, giardini e attrezzature di decoro diventate reperti di archeologia del benessere perduto.Tutte proprietà private a cornice delle Terme, ma utili a dotare Brisighella di un apparato fortemente attrattivo e ricettivo in tanti altri settori, dagli anni ‘70 fino al primo decennio del 2000. Poi il declino e ora il tentativo di vendite private (è il caso delle Terme di proprietà della famiglia Ferruzzi) o fallimentari come l'ex discoteca ei due hotel all’asta il 20 aprile. La Meridiana, aperta fino al 2019 e il Valverde, chiuso da parecchio tempo, devastato da vandali negli ultimi mesi, sono stati volano di un’economia legata non solo alle cure, ma meta di matrimoni, eventi sfilate di moda, ritiri sportivi (vi soggiornò la nazionale di tiro con l’arco). Il primo su una superficie di 3.588 mq con interrato, 7 camere, servizi per il personale, 56 stanze è stato valutato 3.063.000 euro, posto all’asta per 2.300.000 euro, offerta minima 1.725.000 euro. Il secondo su una superficie commerciale di 2.264 mq con 12 stanze doppie, 4 piccoli appartamenti, alloggi per il personale, pizzeria, lavanderia, magazzini ha un valore di mercato di 1.331.000 euro, posto all’asta per 1.000.000 di euro, offerta minima 750.000 euro.

«La situazione della zona termale è un’eredità della vecchia legislatura – commenta il sindaco Massimiliano Pederzoli –. Si tratta di proprietà private, ma questo non esclude che ne risenta l’immagine pubblica del paese e l’economia. Certo il momento è difficile per chi deve investire. Sto comunque cercando di interessarmi: mi devo incontrare a breve con i proprietari di Terme e Gufo». Per le Terme a più riprese si è parlato di possibili acquirenti, ma nulla si è concretizzato. «Si chiedevano tra i 4 e i 5 milioni di euro – spiega il primo cittadino – ma il problema oltre all’investimento importante è il progetto di come rilanciare la struttura e con essa il comparto e il territorio: dopo anni di abbandono, serve imprenditorialità. Tutti parlano di aiuti pubblici, ma senza il privato non si va da nessuna parte. Anche i privati vanno accompagnati e agevolati nei loro percorsi perché sono loro che muovono la ripresa. Sono le piccole medie imprese che sostengono l’economia. Va bene la transizione ecologica, ma attenzione a non aggiungere altra burocrazia, altri lacci e lacciuoli. Ecco, se si lasciasse ai privati la possibilità di fare impresa senza impantanarli in questioni insormontabili e complicate, forse certe cose potrebbero ripartire, compreso il nostro comparto termale. Voglio sperare che nel post covid si tenga conto dei freni che incontra un privato se investe e chiede di fare impresa, attivando un circolo virtuoso di gente che lavora». F.D.

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