Brisighella, un quarto di secolo di olio a marchio Dop

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La Romagna dell’olio cresce, le superfici coltivate a ulivo infatti si ampliano. Secondo i dati di Confagricoltura Emilia-Romagna in regione si è registrato nel 2021 fino a un +10% di piante, per un totale di 4500 ettari suddivisi «soprattutto tra le colline romagnole di cui oltre il 50% nella provincia di Rimini; circa il 30-35% in costante aumento nel Forlivese e Cesenate e più del 10% nel Ravennate», più quelle bolognesi dove gli uliveti hanno fatto la loro ricomparsa più di recente. Questa sarà una annata di scarsa produzione, con un calo stimato oltre il 50%, a causa della siccità, ma ci si aspetta una buona resa di estrazione e un olio di alta qualità.

25 anni di Dop Brisighella

Proprio durante questa campagna olivicola, giunta per lo più a metà raccolta anche se partita in anticipo per prevenire gli attacchi della mosca olearia che si diffonde con il clima caldo e umido, si festeggeranno anche i 25 anni della prima Dop romagnola dell’olio, quella di Brisighella. Anche di questo pregiato olio quest’anno ce ne sarà di meno, ma la qualità si annuncia ottima. «La raccolta partita a metà ottobre continuerà certamente fino a metà novembre e rispecchia le previsioni: mentre l’anno scorso si era andati oltre la media con circa 8mila quintali di olive, quest’anno ci fermeremo a 5mila, con rese più basse pari al 12/13 per cento. Oggi possiamo contare di arrivare a 120 quintali di olio a fine molitura, l’anno scorso furono 300 quintali». A parlare è Franco Spada, presidente onorario del Consorzio Olio Dop e memoria storica della Dop brisighellese di cui fu uno dei fautori, il quale da questa sera guiderà il ciclo di incontri “L’olivo e l’olio extravergine di oliva, un privilegio della nostra terra” (per quattro giovedì consecutivi al refettorio dell’ex Convento dell’Osservanza di Brisighella, iscrizioni@univeadultifaenza.it). Rispetto alla quantità, l’alternanza fra anno e anno nella produzione degli ulivi è normale, ma ciò che conforta è l’alta qualità: «Sto assaggiando oli stupendi –conferma Spada –, profumati, aromatici, ricchi e con il giusto equilibrio di amaro e piccante che arriva solo dopo che lascia la bocca pulita». Anche in quel di Brisighella l’olivicoltura cresce, dopo un periodo, una quindicina di anni fa di relativa staticità. «Stanno aumentando i nuovi impianti, ma questo aumento si rifletterà nella produzione solo fra otto o dieci anni – spiega Franco Spada –. La presenza della Dop ha contribuito a migliorare la selezione delle varietà e tutti i nuovi impianti sono di olive nostrana e ghiacciola, suo impollinante tradizionale, non più di varietà toscane leccino e frantoio, che nel tempo si sono dimostrate poco adatte a questi territori dove non sono rare le gelate. Inoltre l’olivo non va più a occupare solo spazi marginali, ma ha un posto di rilievo nei piani colturali e a dir la verità, con la crisi della frutticoltura, ha spesso soppiantato gli alberi da frutto. Impianti nuovi, predisposti anche a una parziale meccanizzazione e irrigazione, il che fa supporre che fra vent’anni la produzione di questo territorio potrebbe essere raddoppiata o quasi». Per la ricorrenza dei 25 anni, in occasione della Festa dell’olio di Brisighella, il 27 novembre prossimo si terrà un importante convegno la cui scaletta è in via di definizione.

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