Borsa di studio solo "a figli di chi è sposato in chiesa": bufera

FAENZA. Cinque borse di studio appetibili, ma tra i requisiti per averne diritto, gli studenti “devono essere figli di genitori legati da legittimo matrimonio, tanto con vincolo civile che con vincolo religioso cattolico”. Insomma devono essere figli di genitori sposati in chiesa. Alla vista di quanto contenuto nel bando emanato dalla Fondazione Giuseppina Berardi vedova Albonetti, ieri alla Cgil sono sobbalzati sulla sedia: «è merito o demerito di uno studente il tipo di vincolo con i genitori» si sono chiesti, sollevando un vero vespaio di polemiche, considerate le pari opportunità e tutte le tematiche connesse alla discriminazione per motivi etici e religiosi. Proprio un caso in cui, stando al bando, i figli pagano lo status dei padri e delle madri e gli viene così precluso il diritto sacrosanto di partecipare ad una gara basata sui meriti, ma soprattutto gli impedisce di sentirsi uguali ad altri figli e altri studenti. «Lascia perplessi – scrive la Cgil - che un'iniziativa assolutamente meritoria come il riconoscimento di borse di studio, anche di importo considerevole (2500 euro), a beneficio degli studenti faentini, abbia tra le sue condizioni di ammissione un requisito che, a prescindere dalla legittimità, è poco in linea con l'attuale tendenza della società e della normativa di riferimento ad estendere, e non a comprimere, i diritti e le tutele previsti per le famiglie di fatto, nella più ampia ed inclusiva accezione del termine». Il sindacato auspica inoltre che «gli organi dirigenti della Fondazione e coloro coinvolti nell’iniziativa facciano quanto in loro potere per rivedere un meccanismo di accesso non accettabile secondo il comune sentire visto che si traduce nell’esclusione arbitraria di ragazzi e ragazze meritevoli, che nulla possono contro uno status non dipendente da loro ma di fatto penalizzante e discriminante». La Fondazione, una realtà nata all’interno dell’Asp, assegna tali borse di studio da almeno una decina di anni «ed è sempre stato così – spiega l’assessora ai servizi sociali Claudia Gatta -: di questo requisito richiesto, finora nessuno si era accorto e tantomeno la Ggil che ha sollevato il caso. Le borse di studio sono legate ad un vecchio lascito testamentario che recepisce le volontà del benefattore. Nel frattempo sono cambiate tante cose e il requisito è diventato perlomeno anacronistico. Ora bisognerà vedere se giuridicamente sarà possibile rivedere quanto contenuto nel testamento e modificarlo. Ci si guarderà dentro». Al momento purtroppo le borse di studio è possibile assegnarle solo grazie ai fondi di quel lascito che così dispone, diversamente non ci sarebbe nessun bando e nessuna assegnazione.

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