Borghi, parco per il fascista Oliveti in barba a condannati e bombe

Archivio

Prima di ogni considerazione sull’intenzione espressa dall’amministrazione comunale di Borghi di intitolare un parco alla memoria di Ivo Oliveti, morto nel marzo 1936, mentre stava effettuando un bombardamento in Africa orientale, bisogna conoscere chi fu e cosa fece. È questo lo spirito con cui Ines Briganti, dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea, prova a fare parlare i fatti storici documentati sul ruolo che Oliveti ebbe fra il settembre del 1928 e il settembre del 1935, quando fu in attività presso il Collegio giudicante del Tribunale speciale. Di quel periodo Briganti riporta ben 9 sentenze di condanna contro dissidenti antifascisti, consultabili presso l’archivio dell’istituto che guida. Nel 1929 a Cesare Rossi fu inflitta una pena di 30 anni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici e 3 anni di vigilanza speciale in quanto capo promotore ed organizzatore di attività antifascista all’estero. L’anno seguente una condanna a morte per fucilazione fu emessa nei confronti di Ferdinando Bidovec, Francesco Marusic, Luigi Valencic e Zvonimiro Milos, per attività terroristica e sovversiva nella Venezia Giulia; Camilla Ravera, Bruno Tosin, Ergenite Gili e il latitante Eros Vecchi si beccarono da 10 a 15 anni di reclusione a testa, per attività sovversiva nel territorio nazionale; Manlio Rossi Doria ed Emilio Sereni furono condannati a 15 anni, per propaganda e riorganizzazione del partito comunista a Napoli. Nel 1931 fu condannato a morte per fucilazione l’anarchico Michele Schirru; pene a 20 anni furono inflitte a Riccardo Bauer e Ernesto Rossi, capi dell’organizzazione segreta rivoluzionaria a carattere repubblicano “Giustizia e Libertà”; furono decise reclusioni a 10 anni per Francesco Fancello e Cesare Pintus e a 7 anni per Nello Traquandi, esponenti di “Giustizia e Libertà”. Nel 1932 ci furono sentenze di condanna a morte per fucilazione di due anarchici: Domenico Bovone e Angelo Sbardellotto, il secondo per un tentativo di attentato a Mussolini.

«L’Istituto non ha ruolo né volontà di interferire sulle deliberazioni dei consigli comunali - puntualizza la presidente - ma date la specificità e particolarità dell’argomento ritiene di dover esprimere qualche riflessione. Ivo Oliveti non era un magistrato e quindi la sua presenza nel Tribunale speciale era dovuta alla sua speciale fede fascista e in questa funzione ha giudicato e condannato. Questa sua attività non è di secondaria importanza rispetto ad altre, ma lo caratterizza nella storia del nostro paese. Secondo quanto letto, una delle motivazioni per le quali gli andrebbe intestato un parco è la modalità della sua morte, ovvero l’essersi sacrificato per non causare quella dei soldati italiani in campo. Ma anche a questo proposito la storia ci obbliga a fare qualche precisazione: la guerra di Etiopia è stata una guerra di conquista e l’aviazione italiana ha sganciato sugli etiopi bombe all’iprite, procurando alla popolazione una morte terribile tra indicibili sofferenze. Per quella guerra il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, a nome di tutti gli italiani, chiese scusa all’Etiopia e fu il primo presidente a recarsi in visita ufficiale in quel paese nel 1997. Noi crediamo di non dovere oggi rimettere in discussione quelle scuse ed esaltare il nostro passato coloniale, così poco glorioso. Intestare un parco, una piazza o comunque un luogo pubblico a una persona vuole dire ritenerla meritevole di essere “esemplare” per la comunità. Quelli sono luoghi di riferimento in cui soprattutto si ritrovano le bambine e i bambini e i giovani, ai quali abbiamo il dovere di lasciare messaggi inequivocabili di democrazia, di libertà e di pace. Siamo in un paese in cui c’è ancora, checché se ne dica, la democrazia, proprio per merito di coloro che morirono per consentire, anche chi li mandava a morte, di esprimere liberamente le proprie opinioni. Il Consiglio comunale di Borghi è libero di fare le proprie scelte, ma magari con qualche attenzione e rispetto per la storia documentata».

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