Boom extralberghiero, strutture raddoppiate in soli cinque anni

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Che negli anni ci fosse stato un proliferare di diverse forme di alloggio per turisti, le associazioni di categoria che rappresentano gli albergatori lo lamentavano da tempo, ma che i numeri fossero di tali dimensioni era difficile immaginarlo. Dal 2016 ad oggi in Romagna l’offerta turistica extra-alberghiera è aumentata complessivamente del 105%, con l’impennata maggiore verificatasi a Rimini (più 274%), seguita da Ravenna (più 119%) e infine la provincia di Forlì-Cesena (più 12,7%). La virata verso l’alto si è attestata in particolare nel passaggio tra il 2016 e il 2017, quando i numeri dell’extra-alberghiero sono praticamente raddoppiati, per poi mantenere una costante espansione nel corso degli anni successivi; a parte, chiaramente, il 2020, quando a causa delle restrizioni causate dal Covid fornire certi servizi era praticamente impossibile.

Il principale, anzi sarebbe meglio dire il solo protagonista di questa crescita è il proliferare di quelli che l’ufficio statistica della Regione Emilia-Romagna classifica come “alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale”. Nella sola provincia di Rimini, dal 2016 al 2021 questa tipologia di ricettivo è salita addirittura del 700%, a Ravenna quasi del 500%. Più contenuta l’ascesa registrata sul territorio forlivese-cesenate, dove il dato si ferma a un più 21%. A questi numeri bisogna aggiungere quelli della capacità ricettiva degli “altri alloggi privati”, che attualmente in Romagna sono ben 8.919.

Il nero venuto a galla

Tutto ad un tratto i romagnoli si sono accorti della possibilità di utilizzare le proprie abitazioni come vere e proprie case vacanza da affittare brevemente su portali come Airbnb – magari togliendole dal più tradizionale mercato degli affitti lunghi – con l’obiettivo di guadagnare più denaro? Oppure vi è stato un improvviso mutamento nella domanda turistica, che ha portato un intero settore economico ad essere praticamente stravolto nel giro di pochissimo tempo?

Secondo la numero uno di Federalberghi Rimini, Patrizia Rinaldis, queste due motivazioni rappresentano solo una parte della spiegazione. La soluzione all’enigma, dice chiaramente, «si trova da un’altra parte, ossia che sul tema degli alloggi c’era un sommerso a dir poco vergognoso». Proprio qualche anno fa l’associazione di categoria aveva invitato, e aiutato, gli organi competenti a dare il via ad una serie di verifiche accurate, volte a far emergere un sistema ricettivo completamente grigio sparso principalmente tra Rimini, Ravenna e Cesenatico (si legge anche: riviera romagnola). «Ed ecco il risultato» afferma la Rinaldis, che aggiunge: «in tante occasioni avevamo sollecitato un censimento di tutte queste attività, perché era in atto una vera e propria concorrenza sleale e per di più completamente nascosta al fisco». Quale sia stata la causa di tutto ciò la presidente di Federalberghi Rimini non ha dubbi: «l’approdo sul mercato di strumenti come Airbnb e sono convinta che ve ne siano ancora molti di esercizi rimasti nascosti».

Calo degli alberghi

Se il mondo dell’extra-alberghiero sale a tripla cifra, quello dell’alberghiero, al contrario, ha invece dovuto registrare una inesorabile flessione nel corso di questi anni. Guardando lo stesso arco temporale, quindi dal 2016 al 2021, stando ai dati della Regione in Romagna la capacità alberghiera è diminuita del 6%. La batosta più rilevante, questa volta, l’ha subita la provincia di Forlì-Cesena (meno 14%), seguita da Ravenna (meno 7%) e poi da Rimini (meno 4%). «Bisogna, però, anche tenere conto degli accorpamenti che ci sono stati in questi anni e di alcune importanti riqualificazioni fatte» suggerisce il direttore di Adac Federalberghi Cesenatico, Simona Bonoli. Tuttavia il fatto rimane, nel corso degli anni l’offerta ricettiva romagnola è aumentata quasi del 40%, ma tutta “supportata” dal diffondersi degli alloggi.

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