Bollette da 50mila euro nelle terme del Ravennate

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L’autunno sarebbe la stagione migliore per i centri termali, capace di rendere da sola circa il 40% delle entrate annuali, con accessi importanti fino al periodo natalizio. Ma l’autunno di quest’anno si annuncia critico, come già fanno presagire le bollette dell’energia che stanno arrivando sui tavoli delle aziende del settore termale: «La bolletta che ho sotto mano – dice Gianmarco Lanzoni, amministratore delle terme di Riolo – è da 46.786 euro. È quella del mese di agosto, da pagare entro fine settembre, ma le prossime potrebbero essere ancora peggiori. Ogni mese assistiamo a un cambio di tariffa e in un anno il prezzo del gas al metro cubo è decuplicato, da 0,24 a 2,19 euro». Il punto a cui nessuno vorrebbe mai arrivare è quello di valutare una possibile chiusura anticipata delle terme: «Dobbiamo e vogliamo mantenere l’attività ai massimi livelli – afferma Lanzoni –. Di fronte a maggiori spese la soluzione non è chiudere, anche perché le nostre terme sono una struttura sanitaria a tutti gli effetti e dobbiamo rispondere al territorio. In autunno i pazienti ci frequentano in quantità considerevole». Da un lato, quindi, dopo il biennio pandemico si intuisce una ripresa positiva, dall’altro è proprio la stagione iniziata ieri che pone interrogativi e incognite. Tutto ciò nella certezza che sarebbe impensabile razionare i consumi quando si tratta di portare le acque per i bagni terapeutici alle temperature necessarie, intorno ai 39/40°C. Insomma, «non si può certo abbassare la temperatura dell’acqua», chiosa Lanzoni.

Una situazione del tutto analoga la vive Aldo Ferruzzi, direttore delle terme di Cervia: l’ultima bolletta arrivata è da 54mila euro, «contro i 9mila dell’anno scorso – spiega – e a fronte di un consumo identico. E ancora non ci sono i costi per il riscaldamento degli ambienti nei mesi di ottobre e novembre. Settembre sarà drammatico, e lo sappiamo già in parecchi». Il pensiero, però, non è rivolto solo ai mesi conclusivi della stagione, ma anche alla riapertura della primavera 2023: «Se non cambia nulla sarà problematico per tutti, e non parlo solo del settore termale – sostiene Ferruzzi –. Il sistema economico non si può permettere di continuare così fino a maggio dell’anno prossimo». Un altro tema è quello delle terme di Brisighella, chiuse ormai da anni e dirette sempre da Ferruzzi: il Comune dei tre colli ha recentemente avviato un piano per partecipare al recupero della piscina ma entro la fine dell’anno, energia permettendo, potrebbero arrivare novità per tutta la struttura.

In ogni caso, negli ultimi anni i centri termali hanno investito in energia rinnovabile per dotarsi di impianti solari-termici, fotovoltaici, co-generatori: «Abbiamo in fase conclusiva un progetto di riqualificazione energetica per la ristrutturazione totale degli impianti energivori – racconta Lanzoni – e da tempo abbiamo eliminato il gasolio e andiamo solo a metano. Non possiamo pensare di essere ancora succubi di borse del metano con sede in Olanda che attuano speculazioni assurde già da prima della guerra in Ucraina». «I crediti d’imposta che sta varando il Governo con l’ultimo decreto possono valere come soluzione momentanea – gli fa eco Ferruzzi – ma in prospettiva servono investimenti nelle rinnovabili. Noi ci siamo già mossi in questa direzione, ma si potrebbero valutare incentivi per il settore».

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