Blocco sfratto case popolari, Zoli: “Incentivo agli affitti brevi”

«Il blocco sfratti nelle case popolari? È una deriva dispotica, si marcia verso l’illegalità». È un fiume in piena l’avvocato Paola Zoli dell’Unione piccoli proprietari mentre punta il dito sull’ultima goccia che, a suo avviso, fa traboccare il vaso. «Il prossimo passo quale sarà? – esordisce esasperata – sequestrare la casa ai legittimi proprietari?».

La vicenda

Anche il Comune di Rimini, come altre città italiane, ha stabilito nei giorni scorsi di bloccare gli sfratti da maggio a agosto negli alloggi popolari di sua competenza. «Una decisione quasi più necessaria che opportuna». Così l’ha definita l’amministrazione, annunciando la nuova misura a favore delle famiglie disagiate, «in una città a altissimo flusso turistico nonché sede di Università». Ma la scelta non va giù ai proprietari di appartamenti rappresentati da Zoli e colpiti da un fulmine a ciel (quasi) sereno, dopo mesi di confronto con il Municipio, tra cui l’invito a una commissione svolta nel febbraio scorso. «Ci aspettavamo un riscontro successivo – va dritta al punto Zoli – ma sebbene tutto sia finito nel limbo, nulla faceva presagire quest’epilogo. Ora il Comune se ne esce con un’iniziativa che ha il sapore della beffa, mostrando che non contiamo niente. Le associazioni degli inquilini sono state avvertite? Di certo non quelle dei proprietari».

Avanti tutta con i B&B

La prima conseguenza, prosegue ancora il legale, è una preoccupazione generale: «Piazzare la parola “blocco” accanto a sfratti o affitti equivale a gridare “al fuoco!”. Oltre all’eventuale margine di rischio di un conduttore moroso, che purtroppo si mette in conto, il secondo problema era l’incertezza del diritto, visto che dopo la pandemia i proprietari non si sono più sentiti tutelati nel diritto di riavere indietro l’abitazione». Da qui la mannaia sul futuro. «Nessuno si meravigli – allarga le braccia – se aumenterà la fuga verso il mercato della locazione breve turistica, con bed and breakfast o formule simili».

La lista di attesa

Sull’equazione della tutela del diritto a riavere indietro gli immobili l’Unione voleva interloquire con la prefettura e il tribunale, ma il Comune aveva presentato un progetto sulla possibilità di trovare garanzie per chi aspettava di recuperare gli appartamenti, alla luce di un progetto regionale. Zoli si dice quindi pronta a scrivere all’assessorato competente puntando i fari «su un atteggiamento di falsa democrazia, che crea un precedente pericolosa». Poi la stoccata: «Continuiamo ad andare in una direzione dispotica nonché verso l’umiliazione dei proprietari. E che dire della delusione di chi era in lista d’attesa per una casa popolare e ora se la vedrà negare? Ritengo che quello sulla proprietà sia un diritto sovrano, costituzionalmente protetto e tutelato. Quindi ognuno del proprio bene fa ciò che ritiene più giusto».

Polemica sui fondi

«Stavamo lottando con il Comune per ridare fiducia ai proprietari e rimettere sul mercato abitazioni ad uso abitativo», rimarca l’avvocato notando che non basta che l’amministrazione cerchi di agevolare le locazioni aggiungendo fondi per la morosità incolpevole, risorse comunali da 500mila euro o 36 nuove abitazioni di edilizia residenziale. Solo briciole per Zoli che fa un esempio: «500mila euro diviso per 10mila euro, più o meno, è l’ammontare della morosità, sono 50 situazioni, ma sono 1800 le domande solo per l’emergenza abitativa». E ancora: «Per Acer si registrava un ricambio annuale di circa 60 unità abitative, ovvero 60 famiglie aiutate su 1800. Riempirsi la bocca di cifre, come 800mila o 500mila euro, ha grande impatto – lamenta – ma non sono dati risolutivi. A Rimini abbiamo bisogno di ben altro, ossia di 4-5mila abitazioni che escano dai binari dell’affitto breve».

Commenti

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui