Bloccati altri 107 green pass falsi firmati a Ravenna dal dottor Passarini

Ravenna

Raddoppia il numero dei green pass sequestrati, in quanto rilasciati sulla base delle vaccinazioni certificate dal dottor Mauro Passarini e ritenute false dalla Procura di Ravenna. Sono ben 107 i certificati verdi oggetto di un nuovo maxi sequestro preventivo d’urgenza disposto dal sostituto procuratore Angela Scorza, titolare del fascicolo che vede sotto inchiesta il medico di base 64enne di Marina di Ravenna, finito in carcere a inizio novembre e ora agli arresti domiciliari in quanto accusato di peculato, falso ideologico e corruzione. Sommati agli 83 green pass già segnalati e bloccati dal Ministero della Salute (uno è stato restituito in quanto il titolare è risultato regolarmente vaccinato), si arriva a un totale di 190 certificati ritenuti falsi.

Le province coinvolte

A chi appartengono? Nella maggior parte dei casi si tratta di pazienti non assistiti dal medico vaccinatore convenzionato con l’Ausl, che a partire dallo scorso giugno si sarebbero stranamente recati nel poliambulatorio in città in cui esercitava o nel suo studio di Marina di Ravenna per ricevere almeno una dose di siero anti-Covid. Fra loro molti abitano in provincia di Ravenna, ma altrettanti risiedono fuori, tanto da coprire praticamente tutto il Nord Italia. Una sorta di “turismo no-vax”, che avrebbe portato nel capoluogo bizantino persone provenienti da Bologna, Modena, Parma e Forlì, per quanto riguarda l'Emilia Romagna, oltre a Belluno, Venezia, Padova, Udine, Milano, Monza Brianza, Torino, Pesaro, Perugia e La Spezia. Presenti nel corposo elenco anche coloro che, assistiti e vaccinati dal dottor Passarini, sarebbero risultati negativi al test anticorpale, dando prova di non avere ricevuto alcuna copertura contro il virus della SarsCov2.

Il “guaritore”

I nuovi sequestri allargano dunque il raggio di indagine sulle finte vaccinazioni che lo stesso dottore - assistito dall’avvocato Carlo Benini - ha ammesso di avere praticato dopo avere preso contatti con un gruppo di meditazione gestito da un “guaritore” titolare di uno studio olistico a Padova. Stando alla ricostruzione fatta dagli investigatori della squadra Mobile sulla base degli accertamenti condotti in sinergia con l’Ausl Romagna, il 64enne avrebbe certificato la vaccinazione a 294 pazienti, oltre il triplo della media dei colleghi, stimata a circa 90. Lo avrebbe fatto ritirando 71 flaconi di Pfizer dal centro di Pievesestina, sufficienti a somministrare tra le 426 e le 497 dosi.
Il giro dei “clienti” critici verso il vaccino è stato smascherato a partire dall’inizio di ottobre, quando una donna di Belluno, madre di una ragazzina adolescente e separata dal padre della minore, ha appreso che l’ex compagno, dichiarato “no vax”, aveva fatto vaccinare la figlia a Ravenna organizzando insieme alla nuova moglie una gita al mare. Insospettita dall’inspiegabile ripensamento, la donna aveva sottoposto la giovane al test anticorpale, risultato negativo. La sua segnalazione ha portato al blitz del 17 ottobre, quando, in occasione della nuova trasferta per ricevere la seconda dose, gli inquirenti hanno fermato padre, consorte e figlia all’uscita dell’ambulatorio, sequestrando flaconi di siero ormai da buttare e trovando 1.555 euro nelle tasche del dottore.

Le impronte

Su quel denaro ora la Procura ha richiesto alla Polizia Scientifica di individuare eventuali impronte digitali dei pazienti, che in caso di riscontri costituirebbero un’importante prova rispetto all’accusa di corruzione. Si aggiunge anche la specifica consulenza affidata professor Vittorio Sambri, direttore del laboratorio unico dell’Ausl Romagna di Pievesestina sulle provette di sangue dei pazienti che hanno accettato di sottoporsi al test anticorpale, per stabilire quanti e quali possono essere definiti con certezza negativi, quali invece sicuramente positivi, e infine interpretare i dati borderline. Intanto, per i titolari dei quasi 200 green pass è questione di giorni: rischiano tutti di finire nel maxi fascicolo, indagati per falso.

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