Benvenuti nella Faenza del basket, dove l'allenatore non arriva al panettone

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Uno “era” il coach dello storico ritorno in A1, l’altro quello del più ancora storico successo in Supercoppa, ma vincere non ha portato fortuna ad entrambi. O forse proprio vincere è stata, sportivamente, la loro condanna.

Nel giro di una settimana scarsa la Faenza della pallalcesto ha cambiato volto, “rinnegando” le proprie scelte estive e mettendo due nuovi allenatori alla guida di Basket Project (A1 donne) e Raggisolaris (B uomini).

A farne le spese due che sembravano veramente intoccabili, ovvero Diego Sguaizer e Alberto Serra: il bresciano, subentrato a Rossi (pure lui esonerato in modo sorprendente, capolista com’era) a novembre 2020, aveva infatti riportato la Faenza femminile al proprio posto, al centro del villaggio come va di moda dire adesso. In A1. Il forlivese, dopo una stagione con i fiocchi chiusa solo in gara-5 dei quarti playoff a Bernareggio, aveva addirittura vinto il 26 settembre scorso a Jesolo la Supercoppa di B, battendo fior di rivali come Ancona, Vigevano e Cividale.

Al momento dell’esonero (freschissimo) di Serra i Raggisolaris occupano l’11° posto in classifica con un record di 5-7, mentre Sguaizer è stato “fermato” con un bilancio di 2-7 da penultimo. Detto che entrambi hanno responsabilità e “alibi” in merito al rendimento delle rispettive squadre, a cominciare dagli infortuni che hanno colpito duramente in particolare l’E-Work (fuori per tutta la stagione la capitana Franceschelli), fa specie come Faenza sia diventata all’improvviso una piazza “mangia allenatori”.

La tradizione insegna come altrove in Romagna, vedi soprattutto Forlì, in passato si sia spesso ragionato di pancia, procedendo ad epurazioni e ribaltoni quando i risultati non arrivavano, mentre adesso anche lì si ragiona e si pazienta. Faenza invece cambia. Non che questo atteggiamento sia privo di lati positivi, anzi in primis determina la legittima ambizione della piazza a spingersi oltre una stagione di bieca sopravvivenza sportiva, però solo il tempo dirà se l’asticella era stata posta troppo in alto all’inizio o se serviva davvero uno scossone. Per l’E-Work e per il suo fumantino presidente Mario Fermi, a dire il vero, quello di assestare scossoni non è una novità, visto il già ricordato esonero di Rossi da capolista o la recente messa in discussione dell’americana Jori Davis. Al netto dell’impressionante catena di infortuni e del salto di categoria, Faenza sembra in piena linea per centrare l’obiettivo salvezza, che andrà centrato negli scontri diretti e così neanche le (pesanti) sconfitte casalinghe con corazzate come Schio, Venezia e Bologna possono aver determinato l’esonero di Sguaizer. Le dinamiche di spogliatoio probabilmente avranno prevalso, come pure la certezza di mettersi nelle mani di un’icona della pallacanestro nazionale e faentina quale Simona Ballardini, ma di certo a livello tecnico l’E-Work vale quella zona di classifica dove attualmente si trova e lì dovrà sgomitare per salvarsi.

Decisamente più insolito l’esonero di Alberto Serra sul fronte Raggisolaris, vuoi per i suoi recentissimi successi, vuoi per le abitudini del club diretto dal gm Andrea Baccarini. Si tratta infatti del primo esonero durante il campionato nella storia della società. Qui, dall’esterno, l’idea è che il trionfo in Supercoppa abbia davvero alzato troppo l’asticella delle aspettative, per la squadra stessa, per la dirigenza e anche per il pubblico (vedi lo sciopero del tifo nel match casalingo contro Montegranaro).

Le tensioni erano risultate già evidenti nel derby perso a Imola, con il lungo colloquio nella pancia del Ruggi fra Serra e i dirigenti faentini, e con la scelta di Gigi Garelli i Raggisolaris hanno mandato un messaggio chiaro: puntiamo in alto. Il tempo non manca e, dopo le due Rieti, Roseto e Rimini, c’è obiettivamente spazio per chi si vuole inserire nella parte medio-alta della classifica. L’impressione è che l’inserimento in corsa di Aromando abbia fatto saltare certi equilibri tecnici e di spogliatoio, come pure le difficoltà in regia, perché dover sacrificare Vico da play rappresenta più di una mezza ammissione di colpa. Insomma, Faenza risalirà, magari avrà bisogno di un aiutino dal mercato (occhio al play ex Rimini Simoncelli, ora fuori squadra a Pavia) e magari coinvolgerà di più chi, come Ballabio e Morara, stava giocando meno del previsto. Risalirà, ma si deve pure interrogare sul come gestire ambizioni e vittorie, fra l’altro avendo sempre fatto dell’equilibrio il proprio punto di forza. E quell’equilibrio non va perso.

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