Allarme per i ciclisti in Valmarecchia: “Chiodi nelle strade, la gente spesso ce l’ha con noi”

  • 19 giugno 2025

Chiodi e puntine disseminate sull’asfalto, ecco spiegato l’incubo dei ciclisti. La sicurezza di chi ama le due ruote (poco importa che siano professionisti o semplici appassionati) è spesso messa a dura prova da vandali che restano ignoti, mentre lasciano con le gomme a terra schiere di escursionisti. Le segnalazioni arrivano a cadenza quasi regolare da associazioni e club sportivi, spesso rilanciate dai principali social e interessano sia arterie nevralgiche come la Marecchiese (l’ultimo caso verificatosi tra le frazioni leontine di Torello e Pietracuta risale solo a questa primavera), sia sentieri di esigue proporzioni, tracciati per lo più nel cuore della Valmarecchia.

Ostacoli pericolosi

Ma quali sono i motivi che spingono a compiere gesti che mettono a rischio l’incolumità di tanti ciclisti dalle età e dalla preparazione variegata? Certo è che non si tratta sempre di azioni derubricabili a bravate. Oltre al rischio di farsi male crollando rovinosamente contro l’asfalto, c’è infatti il timore fondato di essere travolti dai mezzi in transito mentre si resta fermi sulla carreggiata. Dal “Pedale bellariese”, spiegano che gli episodi più frequenti «si registrano nell’entroterra mentre lungo i litorali non capitano mai. Non è un caso - concludono -: a volte possiamo definirle ragazzate a volte, invece, si tratta di dispetti veri e propri da parte della gente del luogo che, soprattutto sulle vie più battute, ce l’ha un po’ con i ciclisti».

Mountain bike nel mirino

Osservazioni a cui si aggiungono quelle di “For Ride-Valmarecchia e-bike experience”: «Noi ci dedichiamo soprattutto alla Mountain Bike, andando fuori dalle strade principali, dove le cose vanno un po’ meglio. Tuttavia, in diverse occasioni, ad esempio sopra Talamello o San Leo, è capitato che qualcuno avesse messo fili legati da un albero all’altro per farci cadere o scavato buche con lo stesso obiettivo. Fortuna ha voluto che nessuno si sia fatto male». Quanto alle motivazioni, le ravvisano in una particolarità della Valmarecchia: se viene tracciata una pista «dove alcuni residenti non vogliono scattano le conseguenze». C’è da dire che, per quanto riguarda la Mountain Bike non si tratta di terreni pubblici visto che i percorsi sono tutti tracciati «su proprietà private», il che può saltare la mosca al naso a alcuni, «specie se di età avanzata». Il futuro, tuttavia, parla di un turismo sostenibile, che sfreccerà su due ruote, «e sono tanti i giovani che ci lasciano passare in serenità: in breve - concedono - molto dipende da chi ci ritroviamo davanti».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui